mercoledì 9 marzo 2022

Il padre, il padre-sociale e il postino


 

Achtung, binational babies: il padre, il padre-sociale e il postino

Storie di genitori discriminati e di bambini con due nazionalità, ma metà diritti



Riproponiamo un articolo pubblicato nel giugno del 2014, per comprendere la ragione di questa ripetizione, leggete fino alla fine.

 

Succede ogni giorno decine di volte, nel cuore dell’Europa teoricamente senza frontiere, ma con una barriera attorno alla Germania, dove i bambini entrano, ma non ne escono mai.

Ecco una delle tante vicende e dei tanti genitori al fianco dei quali mi sto battendo.

Una donna tedesca si trasferisce in Italia, dove trova lavoro. Conosce un ragazzo italiano. Dopo un certo periodo di fidanzamento, quando hanno ormai deciso di sposarsi, lei resta incinta. Grande gioia di entrambi, acquisto della casa e progetti per il futuro. Lei dice di voler partorire in Germania, lui cerca di comprendere e asseconda. Il bambino nasce, ma lei ha intanto deciso che il padre di questo bambino non sarà italiano (peccato che è con un italiano che ha procreato) e dunque glielo lascia riconoscere perché così potrà chiedergli gli alimenti, ma non gli dà la possibilità di avere la potestà genitoriale sul figlio (in Germania è la madre tedesca non sposata che decide tutto ciò, dunque lei sta agendo in perfetta legalità). Poi chiede al padre-italiano-senza-diritti che si era recato in Germania per il parto di sparire.

Preso atto della penosa situazione, dopo essere stato ingannato da diversi avvocati sia italiani che tedeschi, sia in buonafede (gli avvocati italiani non conoscono necessariamente il codice di famiglia tedesco) che in malafede (gli avvocati tedeschi sono sinceramente convinti che crescere senza contatti con l’Italia, un paese “problematico”, sia la soluzione migliore per il bambino), questo padre intraprende la via del tribunale per riuscire almeno ad incontrare ogni tanto suo figlio, per il quale comunque paga gli alimenti.

Precisiamo che si tratta di una persona educata e pacifica e che non è né violenta, né affetta da disturbi.

Mentre spende migliaia e migliaia di euro in avvocati, spese processuali e viaggi (ovviamente di far venire il bambino in Italia non se ne parla neanche), riesce a vedere suo figlio, nell’arco di sei anni, solo una manciata di ore, sempre sotto la supervisione di altre persone. Infatti, essendo lui italiano, potrebbe rapire il bambino, quindi meglio tenerlo d’occhio. Forse superfluo aggiungere che la famiglia italiana è completamente esclusa, così come l’utilizzo della lingua italiana è strettamente da evitare.

Dopo anni di procedimenti, il suo caso è ancora in prima istanza (quindi molto lontano dal poter adire la Corte per i Diritti umani), sia perché ogni volta che la signora tedesca cambia casa, cambia la competenza territoriale del tribunale e si ricomincia daccapo, sia perché quando il giudice stabilisce un calendario di incontri (tipo un’ora ogni due mesi), una volta esaurite le data indicate, quest’uomo deve ricominciare un procedimento in tribunale per ottenere altre date. Per capirci, il giudice non sentenzia mai stabilendo una volta per tutte, o fino all’accadimento di fatti nuovi, l’intervallo degli incontri, ma scrive invece “dalle ore tot alle ore tot del giorno tale, del tal mese e del tal anno”. Passato quel giorno, si ricomincia da zero. Questo padre deve cioè ogni volta tornare a dimostrare di essere eccezionale affinché gli vengano concessi dei contatti con il figlio. In pratica il contrario del buon senso e della legge di natura: non sono eventuali accuse, vere o false, a togliergli la possibilità di vedere suo figlio; si parte dal principio che la possibilità di incontrare suo figlio lui non ce l’ha e solo se dimostra di essere fantastico, forse gentilmente gli concedono qualche ora.

Poi la signora tedesca si sposa con un tedesco. A questo punto il bambino ha finalmente un padre (!) sociale, un padre tedesco. Allora il vero padre, per di più italiano, diventa del tutto superfluo. Ma lui insiste, dice di voler bene a suo figlio e il bambino, pur incontrandolo raramente, mostra di essergli affezionato. Soluzione: si dispone una perizia psicologica familiare.

Non mi soffermo sull’impegno di tempo, risorse e denaro necessari allo svolgimento della perizia (siamo nell’ordine di importi a cinque cifre, ovviamente a carico del genitore non-tedesco), né sul fatto che la signora tedesca non ritenga di doversi sempre presentare, né di ottemperare a quanto disposto dal giudice, lei ha tutti i diritti in maniera esclusiva sul bambino e dunque le si perdona tutto. Passo direttamente all’esito di questa perizia di quasi 100 pagine:

·     il bambino percepisce che la madre non approva che lui instauri una relazione con suo padre [ndr. e d’altronde non gli ha mai permesso di chiamarlo papà]

·       per questo il bambino vive un conflitto di lealtà

·       il conflitto di lealtà crea stress nel bambino

·       per eliminare lo stress del bambino si annulla ogni contatto con il papà italiano per almeno un anno

Il tribunale nomina allora un intermediario, un estraneo che durante questo anno dovrà parlare del padre al bambino e del bambino al padre, consegnando anche lettere, fotografie e regali;

anche questo intermediario non ottempera e si rifiuta di conoscere il padre, mentre al padre dice di suo figlio banalità del tipo “pare gli piaccia il gelato”, lui stesso si definisce un semplice “postino”[1];

avvisato il giudice di questo comportamento da parte dell’intermediario e delle sue non ottemperanze, così come di quelle della madre, il giudice ritiene che vada bene così.

Ora l’anno è passato, il rapporto padre-figlio è stato finalmente reso inesistente; qualsiasi cosa pensi di volere questo genitore italiano deve ricominciare daccapo, con l’aggravante che, essendo il rapporto con il bambino ormai inesistente, sarà impossibile dimostrare che mantenere i contatti con il papà giovi al bambino.

Ma deve pagare! Deve pagare gli alimenti, le spese processuali, gli psicologi, e tutti gli altri “personaggi” intervenuti ad allontanare suo figlio. Non è più in grado di far fronte a questi costi, così diventerà anche lui un “criminale” –come tutti coloro che hanno tentato di opporsi a queste ingiustizie- contro il quale verrà spiccato un mandato d’arresto?

Cosa farà l’Italia a difesa di questi suoi due concittadini, un adulto e un minorenne?

 

Questo è quello che succede in Germania ogni giorno centinaia di volte, contro i padri e le madri non tedesche, ma soprattutto a discapito dei bambini binazionali.

Questo è quello che non posso e non possiamo più accettare, è la palese negazione dei diritti fondamentali e naturali, è l’arroganza fatta legge e sistema, è la distruzione dei valori sui quali -ci hanno fatto credere- avrebbe dovuto essere costruita l’Europa della pace.

 

Non possiamo cambiare la Germania, ma possiamo tutelare gli Italiani. Chiedo un impegno ed un incontro a breve con i Ministri degli Esteri e della Giustiza.

 

Dopo otto anni nulla è cambiato. Il sistema tedesco ha affilato ancor più le unghie e quello italiano è sempre più confuso e cieco.

 

Dott.ssa Marinella Colombo
Membro della European Press Federation
Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. Onlus – Roma
Membro dell’Associazione European Children Aid (ECA) – Svizzera
Membro dell’Associazione Enfants Otages - Francia

 

Fonte: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-il-padre-il-padre-sociale-e-il-postino/




[1]What you still want to know in detail about your son? What should I ask him or his mother at the next meet? I do not think it makes sense that you come to Germany to talk to me. it would change nothing in the situation. I'm just the mailman”.

giovedì 3 marzo 2022

I segreti dello psicologo e le menzogne teutoniche

 














Recentemente abbiamo spiegato come in Germania nelle separazioni binazionali vengono usati alternativamente alcuni stratagemmi, a seconda che la madre o il padre sia il genitore italiano e straniero in genere (qui). In questo articolo desideriamo mostrare come anche l’ascolto del minore non sia un elemento che assicura l’imparzialità delle decisione, o meglio il raggiungimento di quella che dovrebbe essere la finalità nei procedimenti familiari, l’interesse superiore del bambino. L’ascolto, così come avviene in Germania, è un ulteriore strumento di quel sistema per allontanare il bambino dal suo genitore non tedesco. Attenzione dunque ad avvocati e psicologi italiani che pensano di potervi dare dei consigli in questo ambito, potrebbero mettervi in ulteriori difficoltà perché la prassi italiana è completamente diversa. Analizziamo il caso di una perizia disposta dal tribunale. In Italia, oltre al perito nominato dal giudice (CTU o Consulente Tecnico d’Ufficio), è permesso alle parti di nominare ognuna un consulente appunto detto di parte (CTP o Consulente Tecnico di Parte). Il bambino incontrerà i tre consulenti che potranno tra di loro interagire, suggerendo anche le domande da porre. Gli incontri vengono registrati (audio o video) e saranno a disposizione delle parti. In Germania la figura del Consulente di Parte non è prevista, mentre le registrazioni audio e video sono, nella maggior parte dei casi vietate, e comunque mai accessibili alle parti. Alleghiamo a riprova la risposta di un perito forense, nominato dal tribunale, che testualmente dice al genitore che chiede tali documenti: “Con riferimento al suo fax del 3 marzo 2020, desidero precisare quanto segue: Come già informato con mia lettera del 16 ottobre 2019, tutti i documenti relativi al suo caso familiare sono già stati distrutti - comprese le registrazioni video e audio.

Pertanto non possono essere consegnati. Inoltre ogni professionista renderebbe tali registrazioni disponibili solo al tribunale in quanto committente, ma non alle parti coinvolte.

I dati personali dei suoi figli sono stati trattati nel corso della perizia - lei aveva segnalato il suo consenso a questo proposito. Dopo la conclusione del procedimento peritale, come già detto, i dati sono stati cancellati e non sono stati raccolti altri dati.

Cordiali saluti (segue timbro e firma)” - Il documento è l’immagine che pubblichiamo:

In questo modo, con perizie e audizioni completamente segrete e praticamente sempre arbitrarie, si può dare parvenza di legalità a qualsiasi decisione. Se non è possibile motivare la decisione di allontanamento con la nazionalità del genitore è invece estremamente agevole costruire motivazioni apparenti manipolando il bambino con domande suggestive, o addirittura – caso per nulla raro – completare a piacimento le risposte del bambino. Poiché non esiste neppure la trascrizione di quanto è stato chiesto e risposto e solo un riassunto compare nel fascicolo (il riassunto esiste solo se l’audizione è fatta dal giudice stesso e non da un perito) è facile comprendere come, nel riassumere, si possa modificare il senso di ogni affermazione.

Anche per questo non si può parlare in Germania di “interesse superiore del bambino” (in tedesco, beste Interesse des Kindes) così come tutelato dalle convenzioni internazionali, ma esclusivamente di bene della comunità dei tedeschi attraverso il bambino, ciò che nei documenti tedeschi viene indicato come Kindeswohl. Chiunque sia passato per un tribunale di famiglia tedesco potrà ritrovare questa parola nei suoi documenti, purtroppo quasi sempre tradotta erroneamente in italiano.

Fonte: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-i-segreti-dello-psicologo-e-le-menzogne-teutoniche/

Dott.ssa Marinella Colombo

Membro della European Press Federation
Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. Onlus – Roma
Membro dell’Associazione European Children Aid (ECA) – Svizzera
Membro dell’Associazione Enfants Otages – Francia