E' con grande sgomento che riceviamo e pubblichiamo la traduzione di questa lettera inviata alla Corte Europea per i Diritti Umani.
Si tratta di un ricorso che sappiamo essere "sulla scrivania" da anni, ma che pressioni (interne o esterne?) evidentemente politiche vogliono impedire riveli la verità dei fatti e delle violazioni, cioè dell'interesse ECONOMICO della Germania nel trattenere tutti i bambini di tutte le coppie binazionali, usando gli strumenti comunitari per costruire una legalità di facciata.
Il genitore non tedesco viene criminalizzato dalle sue proprie autorità che eseguono SENZA verificare le richieste tedesche e lo riducono sul lastrico inviando in Germania tutto il suo patrimonio, la sua pensione e la sua eredità, così come la Germania è riuscita ad imporre con successo all'intera Europa grazie ai Regolamenti.
Anche il titolo "diritto di famiglia" è meramente formale, si tratta di un business miliardario che i Tedeschi si preoccupano di celare, criminalizzando chiunque si opponga o cerchi di rivelarlo.
La sorte di Olivier Karrer, presidente dell'Associazione CEED (Conseil Européen des Enfants du Divorce), è emblematica.
Milano, 31.07.2014
Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU)
Consiglio d’Europa
Avenue de l’Europe
67075 Strasbourg Cedex
Francia
Ricorso n. 73708/2010
Colombo c. Italia e Germania
Egregi Signori della Corte
Europea per i Diritti Umani
Egr. Dott. Cancemi,
con la Sua lettera del
4 luglio 2014 ci chiede di informarLa sugli ultimi sviluppi della mia
situazione, poiché le ultime informazioni risalgono al dicembre 2013.
Innanzi tutto La prego
di notare che il mio primo ricorso risale alla fine del 2010/inizio 2011; si trattava e si tratta di un ricorso
dal carattere prioritario poiché tratta delle violazioni die diritti
fondamentali perpetrati contro dei bambini, i miei bambini. Nel 2010 mio figlio
Nicolò aveva 8 anni, da allora sono passati 4 anni, cioè la metà della sua vita. Mi permetta di far notare che l’atteggiamento
della Corte attraverso questo ritardo non corrisponde a una difesa dei diritti fondamentali,
cosa che invece che dovrebbe essere –così credevo- la finalità di questa Corte
che avevo adito con fiducia.
Rispetto al dicembre 2013 nulla è cambiato; i miei figli sono
condannati a vivere in Germania con il genitore con il quale non avevano mai
vissuto dopo la separazione, cioè con il genitore che esercitava un diritto di
visita e pertanto non aveva nemmeno il
titolo –stando alla Convenzione e al Regolamento- per richiedere il
rimpatrio. Il genitore che era stato reputato dal giudice e dallo psicologo
[tedeschi] inidoneo ad occuparsi quotidianamente dei bambini [a essere il
collocatario] si è ritrovato ad avere un diritto che non deteneva, ma del quale
è stato “omaggiato” per poter trattenere i bambini in Germania. Il Tribunale
italiano ha “dimenticato” che la finalità della Convenzione e del Regolamento è
quella di ristabilire la situazione di vita dei bambini precedente al
trasferimento e non di sconvolgerne la vita.
Dal 2010 non ho più rivisto i miei figli. Vivono in situazione di estrema
incuria. Da allora hanno cambiato 3
o 4 residenze con il padre che ha cambiato 3 o 4 donne. Nicolò ha cambiato 4
volte la scuola, hanno perso ogni fiducia negli adulti e nelle istituzioni, non
hanno più alcun interesse nell’apprendimento (ho qualche informazione indirettamente,
grazie ad amici sul posto …) ma sono io che li avrei “sradicati”! Non hanno più
nessun contatto con la famiglia, la cultura, gli amici e la lingua italiana, la
dimenticano. Tutto questo in un’Europa che si dice patria del Diritto e che
predica il bilinguismo.
Io non lavoro più dal
2008, da quando i Tedeschi me lo hanno impedito, e non faccio che studiare il
Diritto. Adesso ho un Master universitario
in Tutela, Diritti e Protezione dei minori (30 e lode), sono cioè titolata
per giudicare la capacità genitoriale degli altri genitori, ma mi si impedisce
di occuparmi dei miei propri figli.
In Germania, da dove il mio ex-marito continua a reclamare soldi (la
vera finalità di tutto ciò che ci è stato fatto subire), il giudice familiare
mi ha definitivamente negato il diritto di difesa negandomi il gratuito
patrocinio sulla base del diritto tedesco che prevede il patrocinio in caso di
introiti modesti, ma soprattutto in caso di buone prospettive di vittoria nel
procedimento. In pratica lo stesso giudice familiare chiamato a decretare
saprebbe in anticipo se ci sono per me possibilità di vittoria, ancora prima
che si inizi il procedimento: un bell’esempio di equo processo e di diritto di
difesa che sarà l’oggetto di un nuovo ricorso, indipendente dagli altri, e che
riceverete presumibilmente questo mese di settembre!
In Italia ho preparato, insieme ad altri giuristi, una proposta
di modifica della Legge 64/1994 con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione
dell’Aja. Questa legge fa dell’Italia il solo paese che prevede di fatto un solo grado di giudizio nei
procedimenti con richiesta di rimpatrio: dopo il primo grado, la decisione è
immediatamente esecutiva con la forza e non può essere sospesa, neppur ein
presenza di un accordo tra i genitori (come nel mio caso). Il ricorso in Corte
di Cassazione (con i costi e le limitazioni che questo comporta) non serve
assolutamente a nulla, dato che i bambini saranno stati ormai rimpatriati da oltre
un anno e il tribunale tedesco, durante questo lasso di tempo, avrà tolto
definitivamente e in contumacia tutti i diritti al genitore italiano, sulla
base tra l’altro della stessa decisione italiana di primo grado.
L’impossibilità di
sospendere l’ordine di rimpatrio anche in presenza di una sentenza di Cassazione
favorevole mi ha impedito di rientrare a casa e ha fatto aprire il procedimento
penale nei miei confronti (ancora in corso), considerandomi quindi responsabile
delle decisioni [alquanto opinabili] del legislatore italiano!
Dott. Cancemi, Illustri
Giudici della Corte, non ci sono altri sviluppi da segnalare, ai miei figli è
stata rubata l’infanzia, hanno perso la persona che era –all’unanimità- il
punto di riferimento nella loro vita, sono stati trasformati in tedeschi puri,
sanno che la giustizia –per lo meno fino ad ora- non è stata che una parola
priva di significato, sanno che il loro padre ha fatto tutto questo per
finalità economiche, come d’altronde le migliaia di genitori tedeschi che,
sostenuti dallo Stato tedesco, si sono arricchiti a spese del genitore non
tedesco, distruggendo la vita dei propri figli.
Rimane da porsi soltanto
una domanda: questa Corte avrà la forza di ristabilire la giustizia nonostante
le pressioni tedesche (e italiane, dato il ruolo dell’Italia di collaboratore
attivo in tutte le violazioni) e soprattutto prima che i miei figli diventino
adulti e distrutti per sempre?
Vogliate gradire i miei
rispettosi saluti
Marinella Colombo