venerdì 4 ottobre 2019

Tre associazioni per fermare il sistema familiare tedesco controllato dallo Jugendamt

Tre associazioni in 3 diversi paesi per fermare il sistema familiare tedesco controllato dallo Jugendamt





Queste tre associazioni, con sedi in tre diversi paesi europei, sono l’esempio di vera e concreta collaborazione tra cittadini europei, con rispetto e stima reciproca e con un solo fine: tutelare i bambini europei dalla mercificazione di cui sono vittime in applicazione di un modello, quello familiare tedesco, controllato e messo in opera dall’Amministrazione per la Gioventù tedesca, lo Jugendamt.
L’esito di tali pratiche è che ogni bambino che risieda per almeno sei messi in territorio tedesco non possa più lasciare quel paese al quale viene poi sacrificata la forza lavoro, i redditi, i risparmi e ogni avere del genitore non tedesco e della sua famiglia di origine.
Questo avviene sicuramente perché da un punto di vista giuridico lo Jugendamt è investito di un potere enorme, è giuridicamente inattaccabile e perché, da un punto di vista operativo, dispone di un budget annuale di oltre 34 miliardi di euro, importo che, con il suo “lavoro” deve mettere annualmente a frutto. Nel 2015 lo Jugendamt ha preso in carico 77.600 bambini, nel 2016 altri 84.200 (dei quali il 72% con almeno un genitore di origine straniera), nel 2017 altri 61.400 bambini e così di seguito. Circa 550.000 bambini negli ultimi dieci anni, con incremento esponenziale negli ultimi 3-4 anni.

Potrebbe sembrare che tutto ciò non riguardi noi Italiani, invece ci tocca da vicino. Innanzi tutto perché un’alta percentuale di quei bambini strappati ai loro genitori è italiana e perché a queste cifre vanno aggiunti i bambini affidati al genitore tedesco (o a quello che meglio assicura la permanenza sul suolo tedesco) anche se inidoneo, in caso di separazione (sarà così più facile sottrarre poi il bambino ad un genitore solo e inidoneo per affidarlo a una famiglia tedesca). Di conseguenza buona parte dell’importo citato è finanziato con la ricchezza privata dei cittadini italiani. Ma se possibile il tema ci tocca ancora più da vicino. Quello che viene definito dall’opinione pubblica “modello Bibbiano” o “le Bibbiano d’Italia” in realtà è il modello tedesco, o più precisamente il “modello Jugendamt”. In Italia non si è ancora arrivati alle situazioni estreme che si verificano quotidianamente in Germania (scambi scolastici utilizzati per trattenere per sempre i bambini in Germania, madri straniere usate come veri e propri uteri al servizio della comunità tedesca, bambini affidati al genitore riconosciuto come violento), ma stiamo percorrendo lo stesso cammino.

Tale modus operandi del sistema tedesco ha potuto perfezionarsi negli anni perché gli altri Paesi dell’Unione ritengono di dover mantenere i buoni rapporti diplomatici con la Germania, dando in cambio i propri figli, i nostri.
Questo il tema è legato a doppio filo al progetto di disgregazione delle famiglie realizzato dal Parlamento a Bruxelles nel quale tutti i posti decisionali (non solo gli eurodeputati eletti, ma anche i potenti funzionari) sono prerogativa dei tedeschi.

Disgregazione della famiglia per motivi spacciati per rispetto e uguaglianza, ma in realtà per un mero interesse economico, ma anche interesse a far crescere una generazione incapace di ribellarsi, perché fin da piccola ha imparato che contro le imposizioni istituzionali non c’è nulla da fare, come nulla hanno potuto fare per loro i propri genitori. Questi bambini dapprima si disperano, si ribellano e poi vengono sedati, o con i farmaci o con le sedute terapeutiche, di solito con entrambi i mezzi. In Germania, dove sono “più avanti”, i centri in cui “resettare” i minori, sono fatto noto e istituzionale, assolutamente legale.
La modalità preferita per questi furti è la separazione dei genitori che, se anche nasce pacifica, grazie allo Jugendamt (Amministrazione per la Gioventù tedesca e giuridicamente terzo genitore di ogni bambino residente in Germania) viene artatamente resa litigiosa, al fine di giustificare l’intervento statale (questo l’Italia lo ha già imparato e messo in atto). Se entrambi i genitori sono italiani, vengono dichiarati genitori inidonei e perdono i figli che vanno tutelati con l’allontanamento. Se uno dei due è invece tedesco, avrà affido e collocamento della prole, anche se assolutamente inidoneo. Dopo di che sarà più facile togliere i bambini a tale genitore per affidarli ad una famiglia tedesca.

La metodologia è relativamente semplice e, a differenza dell’Italia, in Germania è già legale. Poiché però il cammino intrapreso è lo stesso, è fondamentale avere ben chiaro dove porta tale cammino per poter evitare con la prevenzione e l’azione politica, tale disastro.
Ecco alcuni punti fondamentali:

Il servizio sociale non interviene d’ufficio in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore (per es. nelle separazioni consensuali).
Lo Jugendamt interviene d’ufficio (Codice Sociale tedesco, libro VIII, §50) in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore.

Il servizio sociale in Italia gode di grande influenza perché con le sue relazioni può pilotare la decisione del giudice, ma non è parte in causa nel processo.
Lo Jugendamt tedesco deve scrivere al giudice la “raccomandazione” su come sentenziare ed è parte in causa. Se il giudice decide altrimenti, allo Jugendamt è legalmente riconosciuto il potere di fare appello della decisione del giudice (FamFG § 162).

Il servizio sociale deve rispettare il codice deontologico e dire/scrivere la verità. Se non lo fa è perseguibile, come successo a Bibbiano.
Lo Jugendamt non deve rispettare nessun ordine deontologico, non è tenuto a dire la verità, né può essere perseguito in giudizio per questo (documenti probanti di procura tedesca a disposizione).

Il servizio sociale deve eseguire quanto il giudice ha deciso. A volte non lo fa, contravvenendo a quanto previsto dalla Legge.
Lo Jugendamt è autorizzato dalla Legge ad opporsi all’esecuzione di quanto decretato dal giudice per i poteri di cui sopra.

Il Tribunale per i Minorenni italiano a volte rende difficoltoso l’accesso al fascicolo. Detto accesso è comunque un diritto del cittadino.
In Germania, per ogni procedimento portante su un minore, esistono due fascicoli, uno in tribunale, sezione famiglia, ed uno presso lo Jugendamt (del quale cercano sempre di negare l’esistenza, mentre esiste un articolo di legge sul punto, SGBX §25). A quest’ultimo i genitori non hanno accesso e contiene conversazioni scritte, simili a quanto si è scoperto a Bibbiano.

L’audizione del minore viene eseguita in Italia, anche se in modo diverso tra una regione e l’altra, con un minimo di garanzie (specchio unidirezionale, registrazioni, ecc…). Quando la registrazione avviene solo per audizioni tardive, realizzate dopo la manipolazione del bambino, questo è illegale (come a Bibbiano & Co.).
In Germania è vietato registrare le audizioni. Le parti che ovviamente non sono presenti, ricevono solo un breve riassunto (!) dell’audizione, permettendo così qualsiasi tipo di domande suggestive e di manipolazione.

In Italia esiste la possibilità, anche se solo per chi ha le disponibilità economiche, di nominare un CTP (consulente tecnico di parte) che si affianca a quello nominato dal tribunale. Chi non ha la possibilità di pagare, si ritrova in situazioni come Bibbiano & Co.
In Germania il CTP, lo psicologo della parte, non è previsto per legge. Esiste dunque solo lo psicologo nominato, con la conseguente creazione di una vera e propria mafia in questo ambito (ved. per esempio la società di “pseudo” psicologi forensi GWG di Monaco di Baviera).

Il meccanismo è, anche questa volta, in realtà piuttosto semplice: si utilizzano concetti psicologici esistenti e si traspongono in un contesto avulso. Per esempio: il conflitto di lealtà (i genitori litigano e il bambino si trova nella condizione odiosa per cui ognuno dei genitori desidera che si schieri dalla sua parte). Se anche nella perizia si dice che è il genitore tedesco a provocare il conflitto, lo psicologo del tribunale teutonico consiglierà comunque di cancellare ogni contatto del bambino con il genitore non-tedesco per risolvere il conflitto. Oppure, si sostiene che la famiglia affidataria non collabori con quella naturale per cui i bambini sono in conflitto e dunque i bambini non rientrano a casa (sono tutti esempi concreti, dei quali abbiamo i documenti probanti).

Anche l’induzione di falsi ricordi emersa nei casi di Bibbiano & Co. non è un’invenzione italica.
In Germania è organizzata e finanziata. Esiste per es. a Düsseldorf un centro per valutare se i bambini hanno subito abusi. Si lavora in questo modo: sospetto abuso (nessuna prova, solo illazioni, per esempio nuovo compagno di madre single), permanenza del bambino nel centro per 6/12 mesi al fine della valutazione. Ogni giorno i bambini vengono sottoposti per 1-2 ore a riunioni nelle quali si parla solo di sesso. Dopo tale periodo viene redatta la diagnosi: il bambino ha un linguaggio estremamente sessuato, ha molto probabilmente subito abusi, viene dunque allontanato da casa (padrigno abusante, madre non sufficientemente protettiva).

Per il principio dell’interesse superiore del minore, sulla sola base del sospetto, bisogna intervenire velocemente, anche senza prove, e allontanare il bambino da casa, in attesa di verifiche. Creata così una situazione di disperazione e di paura nei genitori, essi verranno sottoposti a perizia che rileverà paura, rabbia e disperazione. Questa perizia verrà dunque usata per giustificare e confermare l’allontanamento.
Ovviamente il bambino allontanato da casa presenterà delle patologie (spesso indotte con lo shock dell’allontanamento) che vanno curate e con ciò aumenta l’importo della retta.

In sostanza, quanto stanno facendo in Italia è l’applicazione pratica di quanto appreso dal modello tedesco che non solo i servizi sociali, ma anche i tribunali (per es. quello di Milano) non nascondono di voler emulare.
La legalizzazione di tali metodologie è il punto di arrivo di organizzazioni come quella di Bibbiano. L’esterofilia italica e la mancanza di dignità della politica e dei media mainstream li stanno accompagnando al successo.

Le politiche di austerità, prima ancora di far aprire i porti ai nuovi schiavi, hanno costretto migliaia di italiani ad emigrare. Degli italiani emigrati in Germania (quasi un milione) moltissimi hanno perso i figli, o perché avuti con un/a cittadino/a tedesco/a o perché ritenuti, quasi per default, inidonei (il genitore che alla fine del primo anno scolastico accompagna ancora suo figlio a scuola è un genitore inidoneo perché incapace di permettere lo sviluppo all’indipendenza del bambino, solo per fare un esempio).

Il Ministero degli esteri italiano (ma non solo) avvalla da decenni il furto dei bambini italiani in favore dello stato tedesco, arrivando ad accettare la falsificazione tedesca dei documenti, e favorendo così il trasferimento di ingenti capitali, nonché di forza lavoro e pensioni, a beneficio dello Stato tedesco, dimenticando che un paese senza bambini è un paese senza futuro.