Illustrazione: Davide Tinelli |
Anni
fa i media si erano occupati della mia vicenda, chi cercando di raccontare i
fatti, chi cercando di accontentare il pm che diligentemente forniva ai
giornalisti le informazioni da pubblicare. Ovviamente si trattava solo del
punto di vista dell’accusa, poiché a me, durante quel processo e per quasi un
anno, era stato imposto il divieto di comunicazione. Una volta ottenuta la mia
condanna con metodi che, rispetto al comune senso di giustizia, poco hanno a
che fare con la legalità, gettato fango su tutta la mia famiglia, privata come
me di ogni risparmio, è calato il silenzio.
Non
vedere i propri figli per cinque anni in effetti non fa notizia. Sapere che
quei giudici, pagati dal contribuente italiano per tutelare i bambini, li hanno
invece deportati in violazione di leggi e convenzioni non fa notizia.
Nel 2012
Rizzoli ha pubblicato il mio libro “Non vi lascerò soli” (http://www.rizzoli.eu/libri/non-vi-lascero-soli/ ), ma non potevo rilasciare interviste e dunque non ha
fatto notizia.
Da
allora ho convissuto con una indicibile e inumana sofferenza. Lo ho fatto studiando
e spendendomi per gli altri numerosissimi genitori nella mia stessa identica
situazione. Con questo sapere ho salvato
altri bambini, facendoli rientrare in Italia o impedendo che venissero, come i
miei figli, mandati nella società malata che si trova al di là delle Alpi.
Quest’anno
è uscito il mio secondo libro che come il primo appartiene alla mia storia,
anche se non è più un’autobiografia, ma il frutto degli studi e la prova
agghiacciante di come il nostro paese si sia giuridicamente organizzato per
“esportare” i suoi figli, persino per non farli rientrare nelle statistiche dei
bambini sottratti che sono molti di più rispetto a quelli registrati dalla
Farnesina. Uso volutamente questa espressione commerciale, “esportare”, perché in
tutto questo i bambini sono soltanto oggetti.
La
“mercificazione” del bambino inizia in Germania con molto anticipo rispetto all’Italia
e con la sola differenza che quel paese i bambini li “importa” soltanto.
Il
libro, “La tutela oltre la frontiera. Bambini bilingue senza voce. Bambini
binazionali senza diritti” (http://www.bonfirraroeditore.it/saggistica/la-tutela-oltre-la-frontiera-detail.html) pubblicato da Ed. Bonfirraro sarà presentato a Perugia
il 27 ottobre, con il Movimento per Perugia e rappresentanti della Manif pour
tous Italia e del Forum delle Associazioni familiari.
Il
collegamento tra la “tutela oltre la frontiera” e i temi affrontati dalla Manif
pour tous potrà forse non emergere a prima vista, ma è strettissimo e verrà
analizzato nel dettaglio in occasione della presentazione a Perugia
E’
certo che la definizione di famiglia della società tedesca (“una relazione
dinamica e in continuo cambiamento tra almeno un adulto e un bambino, figlio
naturale o affidato”) è premessa e complemento alla mercificazione dei bambini,
elementi indispensabili in una società vecchia, molto preoccupata per il
pagamento delle future pensioni.
Ricordo
per inciso che già nel 2006 l’80% delle cattedre di psicologia delle Università
tedesche erano occupate da sostenitori del gender mainstreaming.
Ricordo la
campagna dei Verdi tedeschi per la legalizzazione della pedofilia (vedi articolo:
http://www.ilpattosociale.it/news/3468/I-verdi-e-la-pedofilia-una-storia-tedesca.html), campagna dimenticata, ma mai veramente disconosciuta.
Ricordo la diffusione a cura del ministero tedesco per la famiglia
dell’opuscolo “Corpo, amore e gioco del dottore”, ritirato per via delle
numerose proteste, ma poi nuovamente diffuso, mascherato da direttiva dell’OMS
e in questo modo imposto a tutta l’Unione Europea; in realtà si tratta di un prodotto
made in Germany (vedi articolo: http://www.ilpattosociale.it/news/2954/Masturbazione-e-gioco-del-dottore-per-bambini-dai-4-anni.html). La versione per i bambini residenti in Germania si
chiama ora “Naso, pancia e sedere”. Specifico “residenti in Germania” perché il
fatto di trovarsi sotto giurisdizione tedesca fa sì che i tribunali tedeschi
possano togliere l’affido (e lo fanno con estrema facilità) a tutti quei
genitori che hanno un’altra visione dell’educazione dei figli. E’ questo il
motivo per cui il genitore non-tedesco è per definizione un genitore
“sospetto”.
Queste
lezioni di sesso vengono imposte a scuola, dove è possibile farsi esonerare
dalla lezione di religione, ma non da quelle di sesso. La scuola ha infatti non
tanto la funzione di istruire, quanto quella di “educare” e controllare che i
bambini crescano convinti di determinate teorie. Chi si oppone, è ormai noto,
perde l’affido dei figli e può essere incarcerato (vedi il caso della coppia
tedesca che praticava con successo la scuola parentale e che ha richiesto asilo
politico agli Stati Uniti per non perdere i figli, o dei movimenti cattolici tedeschi
i cui rappresentanti sono stati incarcerati per via delle assenze dei figli a
scuola durante le lezioni di sesso).
Il concetto di famiglia che si vuole
imporre è quello propagandato dallo Jugendamt, elemento determinante nel
sistema familiare tedesco, insieme a tribunali e psicologi, lo stesso Jugendamt
che sottrae i figli ai genitori non-tedeschi. Per quale famiglia lavori lo
Jugendamt è evidente guardando l’opuscolo diffuso nel 2014 dallo Jugendamt
bavarese, sulla cui copertina campeggiano due famiglie omosessuali.
Lo Jugendamt è un ente (plenipotenziario), è un altro di quegli enti
la cui finalità sarebbe la tutela del minore.
Ma di quale tutela si tratta?
E
l’Italia, che per una malamente addotta tutela dei miei figli li ha resi
orfani, come si giustifica?
Tace e ancora cerca di impedirmi di parlare.
Marinella Colombo
Marinella Colombo
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