Riceviamo e pubblichiamo ...
Nei secoli l’uomo, unico tra gli esseri
viventi, ha compiuto crimini tremendi e atti atroci, privi di qualsiasi
umanità. Gli oppositori politici sono stati spesso torturati, uccisi o
rinchiusi nei campi di lavoro. I loro bambini sono stati presi, affidati a
famiglie fedeli ai diversi regimi o addirittura fatti scomparire. Ma uccidere
milioni di persone perché si è convinti che esista una razza superiore e che
gli altri siano “Untermenschen” e vite indegne di essere vissute, di questo è
stato capace solo il nazionalsocialismo tedesco. Questo è un atteggiamento
mentale che non si cancella con la fine della guerra, neppure eleggendo un
socialista tedesco a capo del Parlamento Europeo e tanto meno con qualche
commemorazione affinché “questo non accada mai più”.
Io, noi tutti genitori di bambini rubati
dalla ODIERNA Germania, noi tutti abbiamo toccato con mano la presunzione e
l’alterigia di giudici e funzionari tedeschi che stabiliscono che un bambino
possa crescere bene solo in Germania e solo con il genitore tedesco, noi tutti
abbiamo sentito calare pesante su di noi il disprezzo di chi continua a sentirsi
superiore, noi tutti ci siamo sentiti trattati come “Untermenschen”,
impossibilitati a difenderci, a replicare, a mostrare la falsità delle loro
verità, noi tutti siamo stati messi a tacere, mentre abbiamo impresso nella
mente come una ferita che non smette di sanguinare l’ultimo sguardo di nostro
figlio, quel figlio che ormai non esiste più, vittima della Germania di oggi,
ucciso nel suo essere binazionale, condannato per crimini mai commessi,
condannato ad essere orfano di un genitore che ha la sola colpa di non essere
tedesco. Noi tutti, nel giorno della memoria, guardando i film e i documentari,
ci rendiamo conto di come solo l’apparenza e le armi di morte siano cambiate,
ma tutto è rimasto identico nel paese che continua a sentirsi superiore e dunque
in diritto di comandarci e di uccidere i nostri figli. Noi tutti soffriamo in
questo giorno ancora di più perché siamo le voci nel deserto che inutilmente
gridano che di memoria non si tratta ma di una indicibile attualità.
Marinella Colombo
27 gennaio 2016