sabato 23 novembre 2019

Decriptaggio - Puntata 02 - Le coppie non sposate

In Germania i bambini nati fuori dal matrimonio non sono equiparati a quelli con mamma e papà sposati. Il padre non sposato, anche se ha riconosciuto il bambino e gli ha dato il suo cognome, non ha nessun diritto, se non quello di pagare gli alimenti!


Lo Jugendamt tedesco e le Bibbiano d'Italia



Oggi è ospite del blog la dottoressa Marinella Colombo, giornalista, interprete, traduttrice ed esperta di tutela, diritti e protezione dei minori, ma soprattutto di Jugendamt.

Marinella non solo ha studiato e accumulato una decennale esperienza su questo tema, ma ha vissuto questa realtà sulla propria pelle. Si definisce un utero involontariamente al servizio della grande Germania. Con traduzioni falsificate di decreti e violazioni dei più basilari diritti l’hanno fatta passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice. E’ d’obbligo ricordare che il genitore tedesco che ha dichiarato in tutte le sedi di amare tanto i suoi figli e ha messo in moto tutto il meccanismo teutonico che tutela il genitore tedesco a prescindere (anche se è inidoneo), fa ora vivere suo figlio in istituto, perché la sua nuova compagna non lo sopporta (!).
Da anni Marinella si dedica, collaborando anche con associazioni italiane, francesi e svizzere, alla causa delle sottrazioni di minori in cui il genitore italiano è la vittima, e anche dei casi binazionali nei quali il genitore non tedesco perde sistematicamente i propri figli.

Ecco una sua testimonianza.

1) Buongiorno Marinella, potresti spiegarci brevemente cos'è lo Jugendamt tedesco – spesso definito come “terzo genitore”, ben diverso dai servizi sociali che operano in altri Paesi - e il concetto di Kindeswohl (bene del bambino) che ne è alla base? 

Per una ricostruzione storica di questa amministrazione, vi rimando al link “Lo Jugendamt tedesco, da dove viene e dove va”. Lo Jugendamt è l’amministrazione per la gioventù e non un servizio sociale in quanto dotato di poteri neppure lontanamente paragonabili a quelli di un servizio sociale. E’ definito terzo genitore perché è giuridicamente il terzo genitore. Tra l’altro è in tribunale come parte in causa, allo stesso titolo dei genitori e può fare appello della decisione del giudice nel caso in cui quest’ultimo “osi” non rispettare ciò che lo Jugendamt gli aveva chiesto di decretare già prima dell’inizio della causa. Lo Jugendamt afferma di perseguire il Kindeswohl (bene del bambino), come previsto da leggi, trattati e convenzioni anche internazionali. In realtà, poiché si tratta di un concetto non giuridicamente definito, constatiamo che, nel caso di coppie binazionali, esso corrisponde sempre alla scelta di affidare i bambini al genitore tedesco o a quello dei due che ne assicuri l’educazione teutonica e la permanenza nella giurisdizione tedesca. Pertanto, se entrambi i genitori sono italiani o comunque non tedeschi, il rischio di una collocazione del bambino presso una famiglia affidataria, o in un istituto, aumenta notevolmente. 
Le cifre dell’ente statistico tedesco, Destatis, relative ai soli bambini tolti ad entrambi i genitori, parlano da sole (http://jugendamt0.blogspot.com/2019/09/bambini-sottratti-ai-genitori-in.html). 
In dieci anni sono stati tolti ai genitori circa 550.000 bambini.


2) Le cifre parlano chiaro: il 72% dei bambini sottratti alle famiglie in Germania sono di origine straniera, molti dei quali italiani (fonte: il Ministero tedesco). Il tutto avviene con modalità arbitrarie (funzionari che piombano in casa dei genitori senza un motivo valido, prove inventate, manipolazioni del minore da parte di personale non qualificato, eccetera). E’ evidente che i minori binazionali siano nel mirino dello Jugendamt. Come dobbiamo interpretare questo dato? E perché i Paesi del genitore straniero non riescono a difendere i propri cittadini da tali abusi?

L’unica interpretazione che si può dare a questo dato è che siamo di fronte ad una realtà inaccettabile e che con gli anni è andata peggiorando perché, ieri come oggi, si è concesso allo Jugendamt tedesco tutto questo potere, rafforzato dalla disponibilità finanziaria (34 miliardi di euro all’anno) di cui gode. Tra le famiglie tedesche, le prime vittime sono le famiglie più fragili e le classi sociali più deboli, quelle che possono solo permettersi un avvocato con il gratuito patrocinio e soprattutto sono sotto continuo ricatto, del tipo “se non fai questo e quello, ti tagliamo i sussidi”. 
Quando invece le coppie sono binazionali, si crea volontariamente una situazione giuridicamente complicata per poter arrivare ad affidare la prole al genitore tedesco e trasferire nelle casse tedesche ogni avere dello straniero, quello che non sarebbe in grado, per mentalità e cultura, di crescere i figli da veri tedeschi.
Se i Paesi dei genitori stranieri non riescono a difendere i propri concittadini è perché non vogliono farlo. Bisogna essere sinceri e oggettivi, la politica e la diplomazia italiana sono state quelle dello “zerbino”. Non si osa rivendicare nulla, si accetta tutto, ci si sottomette, credendo così di mantenere i buoni rapporti diplomatici. Basterebbe invece più determinazione e personale preparato per far diminuire, se non fermare, questo scempio. Anche se può sembrare assurdo, questo migliorerebbe i rapporti con la Germania, perché si otterrebbe un livello di interazione alla pari, con rispetto e stima reciproci. Ma tale rispetto, bisogna esigerlo e meritarlo, non arriva in regalo.


3) Recentemente hai riportato in un articolo su Il Patto Sociale un caso di sconfinamento: una coppia franco-tedesca, trasferitasi 10 anni prima con le figlie in Francia e che aveva ottenuto una sentenza francese di idoneità genitoriale, ha ricevuto la visita a sorpresa di un funzionario dello Jugendamt. La sua giustificazione: voler controllare il “bene della bambina” (!) su incarico di un giudice tutelare tedesco. Un episodio isolato o uno scenario kafkiano che lascia trasparire delle “velleità espansionistiche”? 

L’episodio non è sicuramente isolato. E’ l’applicazione pratica di quanto spiegato più sopra, ma anche di quanto l’Unione europea sia in realtà l’espressione della grande Germania, non solo per la particolare Weltanschauung tedesca, ma anche perché i restanti paesi lasciano fare. Riuscite ad immaginare un giudice italiano che invia un suo funzionario in Germania a controllare il “bene” di un bambino italo-tedesco, residente in Germania da 10 anni? Potete anche immaginare che alla madre, che contesta l’illegalità di tale azione, il funzionario risponda che l’Italia non riconosce le decisioni straniere? No, non riuscite. Nell'altro senso invece è possibile, perché è già successo. Anche in questo si evidenzia il totale fallimento di un’unione europea in cui le regole, uguali per tutte, si applicano solo ad alcuni.

4) Nelle vicende relative alla sottrazione di minori in Germania due cose saltano agli occhi: le affinità con lo scandalo di Bibbiano e il bambino visto come merce in un contesto sociale in cui la “domanda” (di famiglie affidatarie) risulta nettamente superiore all'offerta (in Germania si pubblicano addirittura annunci sui quotidiani). E’ eccessivo parlare di business del bambino, visto anche il calo demografico cui si assiste negli ultimi anni?

Non si tratta solo di calo demografico e di business, fatti assolutamente veri e non trascurabili. Si tratta anche della trasformazione della società sulla scorta del modello trainante e troppo spesso preso ad esempio, quello tedesco. Ho scritto di questo nell'articolo “Il modello tedesco di Bibbiano”  . 
Vorrei solo aggiungere alcuni aspetti salienti che evidenziano come si tratti della stessa modalità di mercificazione del bambino, ma che in Germania è giuridicamente ad uno stadio molto più avanzato:

In Italia il servizio sociale non interviene d’ufficio in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore (per es. nelle separazioni consensuali).
Lo Jugendamt tedesco interviene d’ufficio (Codice Sociale tedesco, libro VIII, §50) in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore.

Il servizio sociale in Italia gode di grande influenza perché con le sue relazioni può pilotare la decisione del giudice, ma non è parte in causa nel processo.
Lo Jugendamt tedesco deve scrivere al giudice la “raccomandazione” su come sentenziare ed è parte in causa. Se il giudice decide altrimenti, allo Jugendamt è legalmente riconosciuto il potere di fare appello della decisione del giudice (FamFG § 162).

Il servizio sociale italiano è tenuto a rispettare il codice deontologico e a dire/scrivere la verità. Se non lo fa è perseguibile, come successo a Bibbiano.
Lo Jugendamt non deve rispettare nessun ordine deontologico, non è tenuto a dire la verità, né può essere perseguito in giudizio per questo.

Il servizio sociale italiano deve eseguire quanto il giudice ha deciso. A volte non lo fa, contravvenendo a quanto previsto dalla Legge.
Lo Jugendamt è autorizzato dalla Legge ad opporsi all'esecuzione di quanto decretato dal giudice per i poteri di cui sopra.

Il Tribunale per i Minorenni italiano a volte rende difficoltoso l’accesso al fascicolo. Detto accesso è comunque un diritto del cittadino.
In Germania, per ogni procedimento portante su un minore, esistono due fascicoli, uno in tribunale, sezione famiglia, ed uno presso lo Jugendamt (del quale cercano sempre di negare l’esistenza, mentre esiste un articolo di legge sul punto, SGBX §25). A quest’ultimo i genitori non hanno accesso e contiene conversazioni scritte, simili a quanto si è scoperto a Bibbiano.

L’audizione del minore viene eseguita in Italia, anche se in modo diverso tra una regione e l’altra, con un minimo di garanzie (specchio unidirezionale, registrazioni, ecc…). Quando la registrazione avviene solo per audizioni tardive, realizzate dopo la manipolazione del bambino, questo è illegale (come a Bibbiano & Co.).
In Germania è vietato registrare le audizioni. Le parti che ovviamente non sono presenti, ricevono solo un breve riassunto (!) dell’audizione, permettendo così qualsiasi tipo di domande suggestive e di manipolazione.

In Italia esiste la possibilità, anche se solo per chi ha le disponibilità economiche, di nominare un CTP (consulente tecnico di parte) che si affianca a quello nominato dal tribunale. Chi non ha la possibilità di pagare, si ritrova in situazioni come Bibbiano & Co.
In Germania il CTP, lo psicologo di parte, non è previsto per legge. Esiste dunque solo lo psicologo nominato, con la conseguente creazione di una vera e propria mafia in questo ambito (ved. per esempio la società di “pseudo” psicologi forensi GWG di Monaco di Baviera).

Il meccanismo è relativamente semplice: si utilizzano concetti psicologici esistenti e si traspongono in un contesto avulso. Per esempio: il conflitto di lealtà (i genitori litigano e il bambino si trova nella condizione odiosa per cui ognuno dei genitori desidera che si schieri dalla sua parte). Se anche nella perizia si dice che è il genitore tedesco a provocare il conflitto, lo psicologo del tribunale teutonico consiglierà di cancellare ogni contatto del bambino con il genitore non-tedesco per risolvere il conflitto. Oppure, si sostiene che la famiglia affidataria non collabori con quella naturale per cui i bambini sono in conflitto e dunque i bambini non rientrano a casa (sono tutti esempi concreti, dei quali possiedo i documenti).

Anche l’induzione di falsi ricordi emersa nei casi di Bibbiano & Co. non è un’invenzione italica. In Germania è organizzata e finanziata. Esiste per es. a Düsseldorf un centro per valutare se i bambini hanno subito abusi. Si lavora in questo modo: sospetto abuso (nessuna prova, solo illazioni, per esempio nuovo compagno di madre single), permanenza del bambino nel centro per 6/12 mesi al fine della valutazione. Ogni giorno i bambini vengono sottoposti per 1-2 ore a riunioni nelle quali si parla solo di sesso. Dopo tale periodo viene redatta la diagnosi: il bambino ha un linguaggio estremamente sessuato, ha molto probabilmente subito abusi, viene dunque allontanato da casa (padrigno abusante, madre non sufficientemente protettiva).

5) In ultimo, una domanda d’obbligo: cosa possiamo fare concretamente per favorire una maggiore tutela dei minori nati in Germania?

Diffondere il più possibile l’informazione. Chi ha interessi da difendere in questo vergognoso sistema, sa bene che l’informazione e la conoscenza possono evitare di cadere in questa trappola ed è per questo che esiste una forte censura su questo tema presso i media. Dobbiamo dunque cercare di essere noi il megafono informativo.

Grazie Marinella per il prezioso contributo.

Condividete quest’intervista e abbonatevi al canale YouTube: Jugendamt0 

Ecco alcuni link di approfondimento:

I libri pubblicati da Marinella Colombo:
La mail dell’associazione italiana: sportellojugendamt@gmail.com 



Decriptaggio - Puntata 01 - Chi siamo e cosa facciamo

Decriptaggio
Puntata n. 1 - Chi siamo e cosa facciamo

Prima puntata di una importante serie sul diritto di famiglia tedesco, che proseguirà (si spera presto) anche in italiano



martedì 19 novembre 2019