Prima che questo documento venga definitivamente rimosso da tutta la rete, così come richiesto dalle autorità tedesche, lo diffondiamo nuovamente qui.
1. INTRODUZIONE
La Commissione per le Petizioni del
Parlamento europeo ha ricevuto numerosissime petizioni e lettere di sostegno in
merito a misure discriminatorie e arbitrarie che avrebbero compiuto le autorità
preposte alla tutela dei giovani in alcuni Stati membri, in particolare dallo Jugendamt in Germania, di cui il
presente documento si occupa in via principale [1].
Tali petizioni sono particolarmente
difficili da valutare a causa dell’estrema delicatezza di ciascun singolo caso.
Anche quando sono presentate denunce molto circostanziate, non è possibile per
la Commissione per le Petizioni trarre conclusioni assolute a causa della
mancanza di informazioni provenienti da altre parti. Pertanto, è della massima
importanza che tutti i firmatari comprendano che la Commissione per le
Petizioni non può sostituirsi ai giudici competenti o agli organi di controllo
giurisdizionale. Né è possibile per la commissione valutare chiaramente la
portata del problema sollevato dai firmatari, motivo per cui non può parlarsi
di disfunzione sistematica. D’altro canto, va riconosciuto che l’operato dello Jugendamt sembra comunque essere una
questione di reale preoccupazione per molti cittadini europei e deve quindi
essere affrontata con urgenza dalle autorità responsabili a livello nazionale,
regionale e locale in Germania, tra cui le commissioni competenti del Bundestag.
La Commissione per le Petizioni,
conformemente al proprio regolamento, si occupa di questioni che rientrano nel
campo di attività dell’Unione europea. Di conseguenza, la sua competenza
riguarda le disposizioni del trattato relative ai diritti fondamentali dei
cittadini comunitari e a questioni che comportano una possibile discriminazione
sulla base della nazionalità, dell’origine o della lingua, e
all’interpretazione nell’attuazione degli atti legislativi dell’UE da parte
delle autorità nazionali, tenendo sempre presente che, per tali questioni, la
Corte di giustizia europea è l’unico organo competente a formulare un giudizio
vincolante sull’interpretazione del diritto comunitario.
La Commissione per le Petizioni deve
essere consapevole del fatto che, se i firmatari hanno scritto così numerosi
alla commissione, è in parte perché non hanno ricevuto spiegazioni
soddisfacenti dalle autorità tedesche competenti. Finora, solo in un caso
trattato dalla commissione un firmatario ha ricevuto scuse formali dalle
competenti autorità tedesche che si sono scusate per gli atti di
discriminazione compiuti nei confronti del minore.
Diverse categorie di petizioni.
Gli autori delle petizioni hanno
contattato la commissione sia individualmente sia quali firmatari nell’ambito
di campagne più organizzate che contestano, spesso con veemenza, il regime
dello Jugendamt.
Un vasto gruppo di firmatari formula denunce chiare e specifiche di discriminazione da parte delle autorità tedesche nei confronti del genitore di nazionalità non tedesca durante gli incontri con i figli, svolti alla presenza di funzionari di sorveglianza, dopo la separazione da un matrimonio misto. I firmatari dichiarano che il problema della discriminazione è insito nelle procedure usate regolarmente dallo Jugendamt, che rendono difficile o addirittura impossibile il contatto con i figli solo alla presenza di supervisori denunciano con forza il fatto che, durante tali incontri, i funzionari dello Jugendamt controllano sistematicamente se il genitore parla al figlio in tedesco. Nel caso in cui il genitore o il figlio parli in una lingua non comprensibile al supervisore, la conversazione viene interrotta e il genitore è invitato ad allontanarsi. Alla luce delle petizioni ricevute, le discriminazioni più comuni sarebbero perpetrate contro i genitori che parlano polacco, sebbene molti esempi riguardino anche il francese o altre lingue.
Un secondo
gruppo di petizioni denuncia casi in cui il figlio viene separato dal
genitore sulla base di una decisione dello Jugendamt
che asserisce che il genitore sarebbe fisicamente o mentalmente inidoneo ad
assumersi le responsabilità dell’educazione del figlio. Ovviamente, una
commissione parlamentare non può verificare tali asserzioni, né la
giustificazione psicologia o psico-sociale che può avere portato a tale
categorizzazione. Può solo osservare che, nei casi in cui tali motivi sono
stati contestati dai firmatari, essi a quanto pare non sono stati in grado di
risolvere la questione attraverso le normali procedure vigenti in Germania.
Il terzo
gruppo di petizioni, il più ampio, riguarda varie azioni intraprese dallo Jugendamt rispetto alle quali i
firmatari ritengono che lo Jugendamt
violi costantemente la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e i principi dell’UE che proclamano il rispetto dei diritti
fondamentali e dei diritti del fanciullo, e quindi chiedono al Parlamento
europeo di intervenire e di garantire che lo Jugendamt venga abolito.
La Commissione per le Petizioni ha
discusso queste petizioni in diverse occasioni con la partecipazione dei
firmatari, della Commissione e delle autorità tedesche. Il 22 marzo 2007 una
delegazione della commissione per le petizioni, accompagnata da alcuni
firmatari, ha incontrato i rappresentanti delle autorità tedesche a Berlino,
fra cui Reinhard Wiesner del ministero federale della Famiglia, degli anziani,
delle donne e dei giovani, e Andreas Hilliger del ministero dell’Istruzione,
della gioventù e degli sport del Land Brandenburgo, il quale ha ammesso che non
è possibile escludere talune mancanze in alcuni casi individuali complessi,
riferendo che i governi dei Laender stanno affrontando la situazione attraverso
una migliore preparazione dei funzionari.
Alla riunione della commissione per le
petizioni del 7 giugno 2007 le autorità tedesche hanno spiegato ulteriormente
la loro posizione sulla questione alla presenza dei firmatari. Gilla Schindler,
del ministero federale della Famiglia, degli anziani, delle donne e dei
giovani, ha sottolineato l’integrità del sistema del diritto di famiglia
tedesco per quanto riguarda i diritti dei bambini e dei genitori, senza
discriminazione basata sulla nazionalità, pur riconoscendo che, in alcuni casi
specifici riferiti dai firmatari, i funzionari dello Jugendamt erano venuti meno ai necessari requisiti di
professionalità.
Nell'ambito della stessa riunione, il
rappresentante della Commissione europea ha indicato che si trattava di una
questione complessa di diritto nazionale, che tuttavia aveva possibili risvolti
europei e ha convenuto che alcune pratiche dei funzionari dello pratiche dei funzionari dello Jugendamt, così come descritte dai
firmatari, potrebbero veramente essere considerate discriminatorie.
2. QUADRO
GIURIDICO
I diritti del fanciullo costituiscono
parte integrante del diritto comunitario, come stabilito dall’articolo 24 della
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Inoltre uno dei numerosi
obiettivi del nuovo regolamento Bruxelles II, entrato in vigore il 1° marzo
2005, è garantire il pieno rispetto del diritto del fanciullo a mantenere
contatti con entrambi i genitori anche dopo il divorzio ed anche quando questi
ultimi vivano in Stati membri diversi.
In cooperazione con il responsabile
dell'Unità tematica (Direzione C – Diritti dei cittadini e affari
costituzionali), è stato redatto un documento informativo interno sulle
disposizioni giuridiche relative all’esercizio della responsabilità genitoriale
in Germania per rispondere a questa situazione e chiarire l’esatto fondamento
giuridico a livello europeo e nazionale[2].
3. DISCRIMINAZIONE
SULLA BASE DELLA CITTADINANZA
Molti firmatari[3] affermano
che il problema della discriminazione sulla base della nazionalità deriva dalla
procedura adottata dallo Jugendamt
tedesco che discrimina il coniuge non tedesco a seguito della separazione
nell'ambito di matrimoni misti, rendendo impossibile per quel coniuge avere
contatti con il proprio figlio nei casi in cui sono stati concessi solo
incontri con il figlio alla presenza di un supervisore. Durante gli incontri il
supervisore controlla se il genitore parla al figlio in tedesco e nel caso in
cui il figlio o il genitore parli una lingua che egli non comprende, interrompe
brutalmente la conversazione.
I funzionari inoltre minacciano i
genitori non tedeschi che la mancata osservanza dei loro ordini comporta il
divieto del contatto tra genitore e figlio, e in alcuni casi queste minacce sono
state concretizzate. I firmatari dichiarano che, nel rendere nota la sua
decisione, lo Jugendamt sostiene che “dal
punto di vista della pedagogia professionale, non è nell'interesse del bambino
partecipare a incontri con un funzionario accompagnatore in una lingua
straniera. È vantaggioso per il bambino
sviluppare il tedesco come propria lingua poiché il bambino sta crescendo
in questo paese, dove frequenta la scuola”.
I firmatari hanno sottolineato (e
questo è provato scientificamente) che la lingua svolge un ruolo fondamentale,
nei rapporti tra genitore e figlio che hanno comunicato nella lingua madre sin
dalla nascita. Grazie alla lingua, si
sviluppa un legame emotivo fra il bambino e il genitore non tedesco e
attraverso questa lingua il legame si intensifica progressivamente. Il legame fra il bambino e i genitori è il
principale criterio da utilizzare per stabilire “l'interesse superiore del
minore”. Il desiderio di parlare al
proprio figlio nella lingua madre, anche durante visite alla presenza di
supervisori, equivale quindi al desiderio di mantenere un legame emotivo con il
bambino.
I firmatari sottolineano che questo
divieto di usare una lingua diversa dal tedesco scatena conseguenze di vasta
portata, mentre è definito “innocuo” dallo Jugendamt.
Esso comporta una perdita del legame fra il genitore non tedesco e il bambino e
può sfociare in un divieto giudiziario agli incontri, qualora il genitore si
dovesse dimostrare “disobbediente”.
I firmatari dichiarano che sono state
respinte anche le richieste di alcuni genitori di organizzare incontri presso
organizzazioni di servizio per le famiglie bilingui, al pari della possibilità
che un professionista che conosce la lingua straniera possa essere presente
all’incontro fra il genitore e il figlio. Lo Jugendamt si giustifica elencando numerose ragioni e circostanze,
che vanno dalle accuse ai genitori di non avvalersi della loro corretta
conoscenza del tedesco durante l’incontro con il figlio, fino alla mancanza di
potenziale tecnico che consentirebbe di fare svolgere l’incontro con il bambino
nella lingua in questione.
I firmatari hanno anche
evidenziato che, in casi estremi, la caparbietà da parte di un genitore porta
alla perdita per quel genitore non tedesco dei diritti genitoriali. Questo tipo
di procedura “inumana” colpisce la sostanza dei diritti dei genitori e dei
figli. I firmatari affermano che l’ostinazione con la quale lo Jugendamt obbliga a educare i figli in
lingua tedesca è così implacabile che tale autorità non esita a violare i
principi di non discriminazione sulla base dell’origine e della lingua. Sono
quindi le decisioni dello Jugendamt,
non quelle dei genitori, che vanno contro l’interesse superiore del bambino.
Altri firmatari[4]
lamentano, in modo molto diverso, il fatto che a famiglie straniere che
risiedono temporaneamente in Germania non è consentito ricorrere
all’insegnamento privato presso il proprio domicilio o all’istruzione a
distanza, che considerano una discriminazione sulla base della nazionalità.
Cresce l'esigenza di avere un numero maggiore di ricercatori con una migliore
preparazione nello Spazio europeo della ricerca; I ricercatori e altri
professionisti altamente qualificati che necessitano di frequenti spostamenti
per il loro lavoro desiderano naturalmente portare con sé le proprie famiglie.
I loro figli hanno esigenze educative che non sono soddisfatte dal sistema
scolastico tedesco e cercano quindi alternative, il che è considerato illegale
e porta a minacce, da parte dello Jugendamt,
di allontanamento dei figli dalle loro famiglie.
4. PRESUNTA
INIDONEITÀ FISICA O MENTALE DEL GENITORE A EDUCARE UN FIGLIO
Alcuni firmatari dichiarano che lo Jugendamt, senza avvertimento
preventivo, aveva sottratto i loro figli sostenendo che i genitori erano
fisicamente o mentalmente inidonei ad assumersi la responsabilità della loro
educazione. Anziché valutare i fatti, le
autorità spesso basano le loro decisioni su pareri soggettivi e su pregiudizi.
Questa pratica è particolarmente evidente nei casi in cui la diagnosi o la
terapia sono controverse fra gli esperti, come la malattia di Lyme
(borreliosi), la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) o la sindrome
di Münchausen per procura (MSbP), oggetto di vive discussioni scientifiche
(malattia immaginata o indotta). Al simposio internazionale sullo Jugendamt e la Convenzione europea sui
diritti umani” tenutosi a Bamberga il 20 21 ottobre 2007[5]
sono stati discussi alcuni di questi casi, oggetto anche di petizioni3.
Uno dei casi era stato deferito
alla Corte europea dei diritti dell'uomo[6]. La
Corte ha giudicato all’unanimità che vi era stata violazione dell’articolo 8
(diritto al rispetto della vita familiare) della Convenzione europea sui
diritti dell’Uomo e, ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione (equa
soddisfazione), ha concesso ai richiedenti la compensazione per i danni subiti,
i costi e le spese. La Corte ha ordinato alle autorità tedesche di restituire
immediatamente i figli alla famiglia, ma finora solo due dei sette bambini sono
ritornati a casa. A una bambina era stato detto dallo Jugendamt che i suoi genitori erano morti e un’altra bambina, in
seguito, si era suicidata[7].
Un altro esempio è rappresentato da una
famiglia cui erano stati sottratti due dei figli dallo Jugendamt e dati in affidamento. La madre era stata accusata di
avere la sindrome MSbP, sebbene le malattie dei suoi due figli (celiachia ed
epilessia) fossero reali e dimostrate dai medici.
Dopo due anni di dure lotte i figli
hanno potuto tornare dai genitori, ma uno di loro era stato vittima di abusi sessuali durante il
periodo di affidamento.
Nei suoi commenti al caso sollevato
nella petizione 151/2007 durante il simposio internazionale di Bamberga,
l'antropologa e medico australiana Helen Hayward-Brown ha dichiarato che era uno dei casi più gravi di accuse
infondate di sindrome di Münchausen per procura che avesse incontrato nei suoi
dieci anni di attività scientifica.
5. LA CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI
DELL’UOMO E I PRINCIPI DELL’UE SUI DIRITTI FONDAMENTALI
La maggior parte dei firmatari sostiene
che lo Jugendamt tedesco e le
autorità sociali abusano della loro autorità statale in modo incompatibile con
il rispetto dei diritti dei cittadini e dei diritti umani, non solo quando si
tratta di genitori non tedeschi di bambini con doppia nazionalità e di bambini
bi-nazionali che vivono in Germania, ma anche di genitori che risiedono al di
fuori della Germania in relazione a conflitti transfrontalieri sulla custodia e
i diritti di visita. Le denunce riguardano anche i rifiuti delle autorità
tedesche di riconoscere lo status della paternità straniera[8].
Numerosi firmatari[9]
sostengono che lo Jugendamt dispone
di poteri eccessivi, che ufficialmente ha il compito di proteggere i giovani,
ma in realtà mette sotto il controllo dello Stato i figli di madri sole, perché
siano educati secondo l’ordinamento amministrativo tedesco. Dichiarano che lo Jugendamt è un’amministrazione che non
trova corrispettivi negli altri Stati democratici, e che agisce come un ufficio
di sorveglianza e di protezione dei valori tedeschi.
Altri firmatari sostengono che i
dipendenti dello Jugendamt hanno la
posizione di “terzo genitore”. Sono
implicati in tutte le procedure giudiziarie in materia di diritto di famiglia e
possiedono poteri maggiori di quelli dei genitori biologici. Quei funzionari
sono incaricati di proporre misure protettive al giudice. Si considerano
difensori del benessere tedesco del bambino, dove il benessere del bambino deve
essere interpretato in termini di nazione tedesca e la protezione in termini di
sicurezza (per proteggere i valori tedeschi). I firmatari fanno presente che
resistere ai funzionari di quell’istituzione tedesca è impossibile e può essere
anche pericoloso. Asseriscono inoltre che gli stessi minacciano i genitori in
modo subliminale e permanente di revocare i diritti di visita o la
responsabilità genitoriale, e hanno il potere di concretizzare quelle minacce,
con o senza decisione dell’autorità giudiziaria.
Numerosi firmatari sottolineano
che in caso di coppie bi-nazionali, lo Jugendamt
persegue missioni ben specifiche:
• Si
deve compiere ogni sforzo per impedire
che i bambini lascino il territorio
tedesco.
• Al
genitore che è cittadino tedesco si
deve affidare immediatamente la custodia esclusiva dei figli e, nel medio
termine, la tutela genitoriale.
• Ai
bambini deve essere impedito qualsiasi
contatto con la seconda cultura e lingua.
I contatti con il
genitore non tedesco devono essere interrotti attraverso misure umilianti. L’epurazione nazionale deve essere
perseguita attraverso numerose procedure giudiziarie. Se il genitore straniero
rifiuta di accettare le norme tedesche, sono attuate misure per minacciare e criminalizzare quel genitore.
•
Si deve garantire che il mantenimento/gli alimenti siano pagati in Germania. Gli importi non
versati sono controllati ogni anno e imposti al genitore straniero anche quando
il genitore non tedesco non ha più pretese giuridiche sui bambini perché questi
sono diventati adulti.
•
L’accesso dei genitori stranieri a tutti i
documenti e ai dati che lo Jugendamt
raccoglie in segreto contro di loro
deve essere negato conformemente alla legge tedesca sulla protezione dei dati
personali.
I firmatari affermano che lo Jugendamt
è un’istituzione politica i cui poteri senza controllo e arbitrari, il cui
stretto collegamento e la collisione con l’autorità giudiziaria sono
inconciliabili con le norme fondamentali della giustizia universale e i
principi dei diritti umani. Le sue procedure, basate sull’arbitrio e sul
nazionalismo, sono incompatibili con
lo spirito dell’Unione Europea e con la
regola secondo cui “In tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti
da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del
minore deve essere considerato preminente”.
6. LE QUESTIONI DEL DIRITTO DI FAMIGLIA SONO UN PROBLEMA EUROPEO
Due genitori i cui figli sono scomparsi
a causa di rapimento da parte dell’altro genitore, insieme a numerosi genitori
e rappresentanti di associazioni internazionali, hanno iniziato il 25 aprile
2008 una marcia, sotto lo slogan di “Accesso negato”, dalla sede del Parlamento
europeo di Bruxelles a quella di Strasburgo, dove sono arrivati il 21 maggio. A
Strasburgo hanno incontrato i rappresentanti del Parlamento europeo e hanno
consegnato 11 206 firme all'on. Marcin Libicki, presidente della commissione per
le petizioni, a sostegno della “Petizione accesso negato”[10],
con cui i firmatari protestano contro le lacune nell’applicazione del diritto
di famiglia, non solo in Germania, ma anche in altri Stati membri dell’UE, fra
cui Belgio, Francia e Paesi Bassi. Erano presenti anche firmatari svizzeri.
CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI
Il presente documento richiama
l’attenzione su un importante problema che richiede in primo luogo una risposta
da parte delle autorità nazionali. Sono gli Stati membri a essere responsabili,
in definitiva, delle questioni relative al benessere dei minori e a esercitare
la loro competenza attraverso il sistema politico e i canali giuridici che sono
a disposizione di tutti i cittadini. Anche l’Unione europea ha le proprie
responsabilità, che sono chiaramente definite nei trattati, e che stabiliscono
i principi fondamentali sul rispetto dell’integrità della persona, comprese
ovviamente quella delle persone più vulnerabili. Agli Stati membri incombe il
chiaro obbligo di garantire che i cittadini europei possano condurre la propria
esistenza esente da discriminazioni, soprattutto da quelle provenienti dalle
amministrazioni pubbliche nazionali, regionali o locali.
Ciò impone una migliore vigilanza,
anche da parte dei rappresentanti eletti a tutti i livelli, e l'introduzione di
salvaguardie più rigorose di quelle attualmente a disposizione in materia di
tutela dei minori e di potenziale abuso dei diritti dei bambini o dei diritti e
delle responsabilità dei genitori.
Inoltre, questa non è una
raccomandazione rivolta a un solo Stato membro, ma a tutti.
Non vi è alcun dubbio che ciascuna
petizione ricevuta contro lo Jugendamt
tedesco costituisca un appello personale di un genitore leso alla giustizia e,
nello stesso tempo, un’espressione di profonda angoscia.
È anche vero che la commissione per le
petizioni ha ricevuto tali appelli da genitori ai quali sono stati negati, in
particolare dallo Jugendamt, quelli
che essi considerano loro diritti, fra cui un trattamento leale ed equo da parte
dei funzionari.
La commissione per le petizioni non ha
ricevuto alcuna lettera di persone che abbiano invalidato dette affermazioni.
La commissione per le petizioni non ha visitato gli uffici dello Jugendamt per verificare i fatti sul
posto. Questo rientra nelle responsabilità delle autorità tedesche.
Viste le circostanze, sarebbe fuori
luogo criticare o condannare un sistema di amministrazione di uno Stato membro.
Risulterebbe tuttavia del tutto inopportuno non riconoscere il fatto che, a
quanto pare, si sono verificati numerosi abusi dei diritti genitoriali a causa
di discriminazioni basate su criteri etnici, nazionali o linguistici, e che a
detti abusi non è stato posto rimedio; sembra che non siano stati neppure
verificati. Ciò ha nuociuto agli interessi del minore nella quasi totalità dei
casi esaminati dalla Commissione per le Petizioni. Inoltre, il fatto di negare
ai genitori il diritto di parlare ai figli nella loro lingua madre, sembra sia
pratica diffusa e, peggio ancora, stando alle testimonianze ricevute, le
autorità competenti minimizzerebbero l’impatto di questo divieto su un bambino
e sulla sua stabilità emotiva.
•
È necessario trasmettere linee guida e
istruzioni chiare a tutti gli uffici dello Jugendamt,
ricordando le loro responsabilità e i diritti fondamentali dei genitori e dei
figli a loro carico. Per la maggior parte di questi uffici tali istruzioni non
saranno necessarie in quanto gli stessi operano già su tale base, ma altri
uffici necessitano palesemente di chiarimenti sui loro doveri verso tutti i
genitori.
•
La autorità interessate devono accettare ed
ammettere senza discussione l’uso di tutte le lingue parlate dai genitori,
durante le visite sorvegliate.
•
Lo Jugendamt
deve informare tutti i genitori circa i loro diritti di ricorso contro le
decisioni da lui prese e riguardo le condizioni di presentazione dei ricorsi.
•
Tutti gli Stati membri sono tenuti a favorire
una maggiore vigilanza democratica o parlamentare a livello nazionale e
regionale sugli enti preposti alla tutela dei minori e offrire quindi ai
cittadini la possibilità di cercare soluzioni efficaci più vicine al loro luogo
di interesse.
•
Dove essere incoraggiata attivamente una più
stretta cooperazione bilaterale fra Stati membri, a livello degli enti di
tutela dei minori, per favorire un migliore coordinamento e una maggiore
comprensione fra i funzionari responsabili, allo scopo di facilitare il
processo decisionale delle autorità responsabili, a garanzia dell’interesse
superiore del minore.
22.12.2008
[1] Nel 2008 sono pervenute 34 nuove petizioni sullo Jugendamt; tuttavia dal 2006 sono state
presentate non solo petizioni individuali, ma anche centinaia di lettere segnalanti casi individuali e registrate, ma
alle quali la commissione non è stata tecnicamente in grado di rispondere nel
merito. Di qui, l’importanza del presente documento.
[2]
Nota informativa di gennaio 2008 (PE 393.276).
[4] Petizioni 477/2007 e
744/2007.
[5] Cfr.:
http://deutsche-jugendamt.blogspot.com/2007/11/bamberg-declaration.html 3
Sottopetizioni registrate con le petizioni 38/2006 e 151/2007.
[7]
NdR CEED : L’adolescente si è suicidata perché le speranze che aveva posto
nella decisone della Corte Europea di poter tornare alla sua famiglia sono
state annientate dallo Jugendamt che,
per vendicarsi, le ha impedito di tornare a casa. Alla sua morte lo Jugendamt ha inviato alla madre la
fattura per le esequie.
Approfittando inoltre di una trasmissione nella quale
si mostrava la Sig.ra Haase distrutta davanti alla tomba di sua figlia, lo Jugendamt ha dato inizio ad un altro
procedimento giudiziario, adducendo questo suo stato di prostrazione, per
sottrarle nuovamente i due figli tornati a casa. Il CEED è allora intervenuto
protestando presso la Corte d’Appello di Hamm.
[8] Petizione 450/2006 e
altre.
[9]
“Petizione dei 10 genitori”, utilizzata come modello per numerosissime
petizioni.
[10]
Petizioni 519/2008, 1346/2008 e altre.
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