martedì 2 dicembre 2014

... e poi il silenzio

Riceviamo e pubblichiamo le seguenti lettere aperte.


ALLA COMMISSIONE PETIZIONI del PARLAMENTO EUROPEO
p.c. AGLI EURODEPUTATI ITALIANI,
e p.c. ALLE AUTORITA’ ITALIANE COMPETENTI

Milano, 20 ottobre 2014




Egregi Membri della Commissione Petizione

Dall’inizio della nuova legislatura, quella che vi ha visti eletti in particolare per tutelare i diritti dei vostri concittadini e più in generale, in qualità di membri della presente commissione, per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, quelli sanciti dalla Carta Europea, mi rivolgo a voi con la terza lettera (dopo quella del 28 agosto e del 29 settembre).

Anche cittadini e associazioni di altri paesi (vedi ad es. lettera tradotta e allegata) vi hanno già scritto.
A tutti noi che denunziamo – ormai da 3 legislature - le violazioni sistematiche e inammissibili del sistema della cosiddetta giustizia familiare tedesca (Tribunale e Jugendamt) è stato riservato lo stesso trattamento: il silenzio.

Gli eurodeputati tedeschi chiedono la inammissibilità di tutte le petizioni che osano criticare il loro paese. Per quelle poche che sfuggono e sono giudicate ammissibili, i membri tedeschi sono passati dalla giustificazione “si tratta di un doloroso caso singolo” (ma si tratta di migliaia e migliaia di casi) a quella più articolata “esistono tanti dolorosi casi singoli perché la Germania è un grande paese e quando si trattano molti casi, possono verificarsi alcuni errori”, anche se, guarda caso, non sono mai quelli portati all’attenzione della Commissione e non sono mai “errori” che favoriscono il genitore straniero. Per non parlare poi dei bambini stranieri sottratti ad entrambi i genitori e dati a istituti o famiglie affidatarie tedesche.

Con il silenzio-assenso delle Istituzioni e in piena apparente legalitàla totalità dei bambini figli di coppie italo-tedesche che si separano finisce per vivere in Germania con il genitore tedesco (a meno che la madre straniera non sia giovane e interessi tenere anche lei in territorio tedesco, sperando che metta al mondo altri figli con un altro tedesco), senza nessun contatto con il genitore non-tedesco, nel nostro caso italiano (i padri italiani sono sempre tutti violenti e le madri tutte pazze e inaffidabili), senza parlare più quella che era stata la loro lingua madre, privati della metà della loro identità.

E’ ancora lecito parlare di Stato di Diritto, se il diritto tedesco prevede che ogni decisione sia finalizzata al Kindeswohl, cioè al bene tedesco del bambino, esattamente quello appena descritto?

Che le violazioni ci siano e siano gravi non è ormai più possibile metterlo in dubbio.

Dunque come dobbiamo intendere questo silenzio?
I bambini binazionali sono davvero bambini senza diritti?
I bambini con un genitore tedesco sono davvero tutti destinati ad essere germanizzati con il beneplacito della loro altra nazione?
I bambini binazionali vanno sacrificati sull’altare della diplomazia e delle buone relazioni?
Una opposizione alla Germania non è né pensabile né auspicabile perché si tratta di un paese con una posizione di forza all’interno dell’Unione, posizione di forza che si è conquistata anche perché gli altri stati membri appunto non hanno osato opporsi e glielo hanno permesso?

Ignorare le nostre denunzie, ignorare i drammi di migliaia e migliaia di bambini, permettere che lo spostamento di bambini-capitali-eredità avvenga sempre e solo in un senso, cioè verso la Germania, può dare forse una sensazione di riuscita diplomazia, di pace e legalità, ma sta distruggendo, oltre alle nostre economie, anche gli equilibri europei. Li ha già distrutti. Ne sono testimoni i nostri figli e il loro essere spostati come pacchi, come fonte di reddito, come prodotti della germanizzazione. La loro e quella dell’Europa.

La Germania ha voluto continuare a diffondere sentimenti anti-tedeschi con un atteggiamento prevaricatore, ma anche con tanti sorrisi di convenienza e dichiarazioni di buone intenzioni mai messe in pratica. Non funziona più, abbiamo radiografato il sistema dal punto di vista sociale, economico e giuridico.

Sono pertanto a chiedervi, a nome mio e delle associazioni che già conoscete, di voler trattare il problema che la Germania pone all’intera Europa (e non solo), sia relativamente ai diritti umani che alla politica delle relazioni all’interno dell’Unione, e precisamente:

-rispondendo ai nostri questi e alla necessità di restituire ai nostri figli la loro identità
-convocandoci per un approfondimento anche giuridico del problema (inutile rivolgersi a professori di diritto internazionale che non conoscono quello tedesco e i suoi codici di procedura e ancora più inutile chiedere spiegazioni ai giuristi tedeschi)
-informando ufficialmente le autorità nazionali dei rispettivi paesi affinché informino i tribunali locali di quanto avviene in Europa e trattino con estrema prudenza i casi italo-tedeschi
-rispondendo a quanto evidenziato dal presidente dell’associazione Enfants Otages, la cui lettera allego in traduzione

Nel ribadire la mia completa disponibilità, resto in attesa di quanto sopra e porgo
Cordiali saluti
Marinella Colombo


** Traduzione della lettera del sig. Alain Joly, presidente dell’associazione Enfants Otages **



19 ottobre 2014, lettera aperta

Presidente della Commissione Petizioni

Sig.ra WIKSTRÖM Cecilia
PARLEMENT EUROPÉEN
BAT.ALTIERO SPINELLI
08G220
60 RUE WIERTZ
B-1047 BRUXELLES

Oggetto : Petizione 0984/2012

Copia agli Eurodeputati

Signora Presidente,
in data 17.7.2012 ho presentato una petizione, la numero 0984/2012.
Senza l’intervento di Philippe Boulland, membro della Commissione Petizioni della precedente legislatura, questa petizione avrebbe subito la stessa sorte delle centinaia di altre che denunciano regolarmente le esazioni tedesche e austriache finalizzate a interrompere ogni contatto tra i bambini binazionali residenti in Germania e Austria - o rapiti trasferendoli in Germania e Austria – e il loro genitore non tedesco/non austriaco.

Ero tra i petenti invitati a prendere la parola in occasione della sessione della Commissione del 1 aprile 2014. La discussione è stata dapprima annullata a semplice richiesta dei due eurodeputati tedeschi, Rainer Wieland e Peter Jahr, poi le petizioni (contro il sistema familiare tedesco/Jugendamt) sono state rimesse all’ordine del giorno grazie appunto all’intervento di Philippe Boulland. Purtroppo tutto ciò ha portato solo ad una farsa nella quali i petenti non erano che i babbei e la Commissione europea non era neppure presente.

A tal proposito vi informo che alla data odierna (cioè 7 mesi dopo) i petenti non hanno ancora ricevuto la promessa lettera (presa di posizione) della Commissione europea e non hanno neppure ricevuto risposta alla loro richiesta di rimborso delle spese sostenute inutilmente.

Ovviamente i due succitati eurodeputati tedeschi e la deputata austriaca Angelika Werthmann erano presenti per manifestare tutto il loro disprezzo nei confronti dei petenti e negare ciò che questi ultimi denunciano prove alla mano, appellandosi invece a gran voce e come sempre al “principio di sussidiarietà” che rende la loro patria intoccabile.

Eppure, in seguito all’indagine svolta da una delegazione capeggiata da Angelika Werthmann e Peter Jahr su fatti simili denunciati dai loro propri concittadini (in riferimento a fatti accaduti in altri paesi), i due hanno dichiarato, commuovendo la commissione, che un paese membro dell’Unione europea non può violare impunemente i diritti fondamentali di adulti e bambini nascondendosi dietro al principio di sussidiarietà.

Pertanto è ormai possibile alla Commissione - senza rendersi colpevole di ingerenza - esigere dalla Germania e dall’Austria, come da ogni altro paese membro che stravolge le convenzioni, i trattati e i testi europei e internazionali dalla finalità originale, il rispetto e l’attuazione del concetto europeo e mondiale di interesse superiore del minore e di benessere del fanciullo.

In qualità di petente, ma anche a nome del centinaio di genitori membri dell’Associazione “Enfants Otages”, a nome di tutti i genitori membri dell’Associazione “Centro Servizi Interdisciplinare” di Roma e degli altri genitori non-tedeschi e non-austriaci, ma comunque cittadini europei, vi chiedo di aprire immediatamente dei procedimenti d’infrazione o di prendere ogni altra misura volta a costringere i paesi dell’Unione al rispetto dei nostri figli e dei loro diritti che sono universali e non necessitano di nessuna interpretazione o adattamento.

Conformemente alla decisione del vice-presidente Carlos Iturgaiz Angulo vi chiedo di programmare al più presto una nuova sessione che permetta ai petenti di prendere la parola nel rispetto che loro è dovuto e permetta ai nuovi membri della Commissione petizioni di rendersi conto appieno dell’urgenza e della necessità di azioni concrete.

In attesa di vostra cortese risposta, porgo i miei più rispettosi saluti
Alain Joly

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