Riceviamo e pubblichiamo le seguenti lettere aperte.
ALLA COMMISSIONE
PETIZIONI del PARLAMENTO EUROPEO
p.c. AGLI EURODEPUTATI
ITALIANI,
e p.c. ALLE AUTORITA’
ITALIANE COMPETENTI
Milano, 20 ottobre 2014
Egregi Membri della
Commissione Petizione
Dall’inizio della nuova legislatura, quella che vi ha visti eletti in
particolare per tutelare i diritti dei vostri concittadini e più in generale,
in qualità di membri della presente commissione, per tutelare i diritti
fondamentali dei cittadini, quelli sanciti dalla Carta Europea, mi rivolgo a
voi con la terza lettera (dopo quella del 28 agosto e del 29 settembre).
Anche cittadini e associazioni di altri paesi (vedi ad es. lettera tradotta
e allegata) vi hanno già scritto.
A tutti noi che denunziamo – ormai da 3 legislature - le violazioni
sistematiche e inammissibili del sistema della cosiddetta giustizia familiare
tedesca (Tribunale e Jugendamt) è stato riservato lo stesso trattamento: il silenzio.
Gli eurodeputati tedeschi chiedono la inammissibilità di tutte le petizioni
che osano criticare il loro paese. Per quelle poche che sfuggono e sono
giudicate ammissibili, i membri tedeschi sono passati dalla giustificazione “si
tratta di un doloroso caso singolo” (ma si tratta di migliaia e migliaia di
casi) a quella più articolata “esistono tanti dolorosi casi singoli perché
la Germania è un grande paese e quando si trattano molti casi, possono
verificarsi alcuni errori”, anche se, guarda caso, non sono mai quelli
portati all’attenzione della Commissione e non sono mai “errori” che
favoriscono il genitore straniero. Per non parlare poi dei bambini stranieri
sottratti ad entrambi i genitori e dati a istituti o famiglie affidatarie
tedesche.
Con il silenzio-assenso delle Istituzioni e in piena apparente legalità, la
totalità dei bambini figli di coppie italo-tedesche che si separano finisce per
vivere in Germania con il genitore tedesco (a meno che la madre
straniera non sia giovane e interessi tenere anche lei in territorio tedesco,
sperando che metta al mondo altri figli con un altro tedesco), senza nessun
contatto con il genitore non-tedesco, nel nostro caso italiano (i padri
italiani sono sempre tutti violenti e le madri tutte pazze e inaffidabili),
senza parlare più quella che era stata la loro lingua madre, privati della metà
della loro identità.
E’ ancora lecito parlare di Stato di Diritto, se il diritto tedesco prevede
che ogni decisione sia finalizzata al Kindeswohl, cioè al
bene tedesco del bambino, esattamente quello appena descritto?
Che le violazioni ci siano e siano gravi non è ormai più possibile metterlo
in dubbio.
Dunque come dobbiamo intendere questo silenzio?
I bambini binazionali sono davvero bambini senza diritti?
I bambini con un genitore tedesco sono davvero tutti destinati ad essere
germanizzati con il beneplacito della loro altra nazione?
I bambini binazionali vanno sacrificati sull’altare della diplomazia e
delle buone relazioni?
Una opposizione alla Germania non è né pensabile né auspicabile perché si
tratta di un paese con una posizione di forza all’interno dell’Unione,
posizione di forza che si è conquistata anche perché gli altri stati membri
appunto non hanno osato opporsi e glielo hanno permesso?
Ignorare le nostre denunzie, ignorare i drammi di migliaia e migliaia di
bambini, permettere che lo spostamento di bambini-capitali-eredità avvenga
sempre e solo in un senso, cioè verso la Germania, può dare forse
una sensazione di riuscita diplomazia, di pace e legalità, ma sta distruggendo,
oltre alle nostre economie, anche gli equilibri europei. Li ha già distrutti.
Ne sono testimoni i nostri figli e il loro essere spostati
come pacchi, come fonte di reddito, come prodotti della germanizzazione.
La loro e quella dell’Europa.
La Germania ha voluto continuare a diffondere sentimenti anti-tedeschi con
un atteggiamento prevaricatore, ma anche con tanti sorrisi di convenienza e
dichiarazioni di buone intenzioni mai messe in pratica. Non funziona più,
abbiamo radiografato il sistema dal punto di vista sociale, economico e
giuridico.
Sono pertanto a chiedervi, a nome mio e delle associazioni che già
conoscete, di voler trattare il problema che la Germania pone all’intera Europa
(e non solo), sia relativamente ai diritti umani che alla politica
delle relazioni all’interno dell’Unione, e precisamente:
-rispondendo ai nostri questi e alla necessità di restituire ai
nostri figli la loro identità
-convocandoci per un approfondimento anche giuridico del
problema (inutile rivolgersi a professori di diritto internazionale che non
conoscono quello tedesco e i suoi codici di procedura e ancora più inutile
chiedere spiegazioni ai giuristi tedeschi)
-informando ufficialmente le autorità nazionali dei rispettivi
paesi affinché informino i tribunali locali di quanto avviene in Europa e
trattino con estrema prudenza i casi italo-tedeschi
-rispondendo a quanto evidenziato dal presidente dell’associazione Enfants
Otages, la cui lettera allego in traduzione
Nel ribadire la mia completa disponibilità, resto in attesa di quanto sopra
e porgo
Cordiali saluti
Marinella Colombo
** Traduzione della
lettera del sig. Alain Joly, presidente dell’associazione Enfants Otages **
19 ottobre 2014,
lettera aperta
Presidente della
Commissione Petizioni
Sig.ra WIKSTRÖM
Cecilia
PARLEMENT EUROPÉEN
BAT.ALTIERO SPINELLI
08G220
60
RUE WIERTZ
B-1047
BRUXELLES
Oggetto
: Petizione 0984/2012
Copia
agli Eurodeputati
Signora Presidente,
in data 17.7.2012 ho
presentato una petizione, la numero 0984/2012.
Senza l’intervento di Philippe Boulland, membro della Commissione Petizioni
della precedente legislatura, questa petizione avrebbe subito la stessa sorte
delle centinaia di altre che denunciano regolarmente le esazioni tedesche e
austriache finalizzate a interrompere ogni contatto tra i bambini
binazionali residenti in Germania e Austria - o rapiti trasferendoli
in Germania e Austria – e il loro genitore non tedesco/non austriaco.
Ero tra i petenti invitati a prendere la parola in occasione della sessione
della Commissione del 1 aprile 2014. La discussione è stata dapprima annullata
a semplice richiesta dei due eurodeputati tedeschi, Rainer Wieland e Peter
Jahr, poi le petizioni (contro il sistema familiare tedesco/Jugendamt) sono
state rimesse all’ordine del giorno grazie appunto all’intervento di Philippe
Boulland. Purtroppo tutto ciò ha portato solo ad una farsa nella quali i
petenti non erano che i babbei e la Commissione europea non era neppure
presente.
A tal proposito vi informo che alla data odierna (cioè 7 mesi dopo)
i petenti non hanno ancora ricevuto la promessa lettera (presa di posizione)
della Commissione europea e non hanno neppure ricevuto risposta alla loro
richiesta di rimborso delle spese sostenute inutilmente.
Ovviamente i due succitati eurodeputati tedeschi e la deputata austriaca
Angelika Werthmann erano presenti per manifestare tutto il loro disprezzo nei
confronti dei petenti e negare ciò che questi ultimi denunciano prove alla
mano, appellandosi invece a gran voce e come sempre al “principio di
sussidiarietà” che rende la loro patria intoccabile.
Eppure, in seguito all’indagine svolta da una delegazione capeggiata da
Angelika Werthmann e Peter Jahr su fatti simili denunciati dai loro propri
concittadini (in riferimento a fatti accaduti in altri paesi), i due hanno
dichiarato, commuovendo la commissione, che un paese membro dell’Unione europea
non può violare impunemente i diritti fondamentali di adulti e bambini
nascondendosi dietro al principio di sussidiarietà.
Pertanto è ormai possibile alla Commissione - senza rendersi colpevole di
ingerenza - esigere dalla Germania e dall’Austria, come da ogni altro paese
membro che stravolge le convenzioni, i trattati e i testi europei e
internazionali dalla finalità originale, il rispetto e l’attuazione del
concetto europeo e mondiale di interesse superiore del minore e di benessere
del fanciullo.
In qualità di petente, ma anche a nome del centinaio di genitori membri
dell’Associazione “Enfants Otages”, a nome di tutti i genitori membri
dell’Associazione “Centro Servizi Interdisciplinare” di Roma e degli altri
genitori non-tedeschi e non-austriaci, ma comunque cittadini europei, vi chiedo
di aprire immediatamente dei procedimenti d’infrazione o di prendere
ogni altra misura volta a costringere i paesi dell’Unione al rispetto dei
nostri figli e dei loro diritti che sono universali e non necessitano di
nessuna interpretazione o adattamento.
Conformemente alla decisione del vice-presidente Carlos Iturgaiz Angulo vi
chiedo di programmare al più presto una nuova sessione che permetta ai petenti
di prendere la parola nel rispetto che loro è dovuto e permetta ai nuovi membri
della Commissione petizioni di rendersi conto appieno dell’urgenza e
della necessità di azioni concrete.
In attesa di vostra cortese risposta, porgo i miei più rispettosi saluti
Alain Joly
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