Forse non tutti sanno che
all’interno dell’Unione europea esiste un Intergroup on LGBT Rights working
for the rights of lesbian, gay, bisexual and trans people (http://www.lgbt-ep.eu/work/). Benissimo.
L’Europa è uno “spazio di libertà e sicurezza”, la “nuova” culla della civiltà,
del diritto e dell’uguaglianza. Così almeno ci hanno fatto credere, così come
ci hanno fatto credere che il bilinguismo e il biculturalismo fossero una
ricchezza, un plus, così come ci
hanno fatto credere – e ci abbiamo creduto- che la Germania, risorta dalle sue
ceneri, avesse smesso di pensarsi come nazione dominante, che la Carta
dell’Unione europea comunque glielo avrebbe impedito, che i Regolamenti europei
avrebbero armonizzato le diverse legislature, che l’Unione europea fosse
l’unione dei popoli.
Se l’Europa fosse quella che
avrebbe dovuto essere, avrebbe dovuto e potuto agire coerentemente contro ogni
forma di discriminazione.
Invece nell’Europa che di fatto
abbiamo oggi, scopriamo che i posti decisionali sono occupati da tedeschi. Che
il capo gabinetto del Commissario alla Giustizia e ai Diritti fondamentali è un
avvocato tedesco, che il paese con il maggior numero di parlamentari è la
Germania, che mentre le lingue ufficiali dell’Unione sono l’inglese e il
francese, le candidature ai bandi e agli impieghi posso essere inoltrate anche
in tedesco (non anche in italiano o spagnolo, in tedesco!) Giusto, pensano in
molti, si tratta del paese più popolato ed economicamente più forte.
Andiamo avanti ad indagare.
Scopriamo che la popolazione tedesca è inferiore di un milione e mezzo di
persone rispetto a quanto dichiarato, che la disoccupazione di quel paese pare
essere bassa, solo perché dopo alcuni anni da disoccupato si viene cancellati
dalle statistiche, che moltissimi lavoratori sono assunti con la formula dei
mini-job, quindi percepiscono solo € 400,- al mese (ma nelle statistiche
passano ovviamente alla voce “occupati”), che la disoccupazione giovanile è
effettivamente ridotta, semplicemente perché non ci sono giovani che si
immettono sul mercato del lavoro (In Francia, 850.000 giovani si immettono
annualmente sul mercato del lavoro; in Germania, dove la popolazione registra
15 milioni di abitanti in più, soltanto 285.000, vedasi https://www.youtube.com/watch?v=BjwpRcXz-zo
), che i beni primari (penso ad esempio a latte e carne) costano molto meno in
Germania semplicemente perché le loro quote di produzione sono tre volte
superiori a quelle dell’Italia (è noto, se l’offerta è maggiore, il prodotto
costa meno).
In sintesi, abbiamo “scoperto” e
continuato a scoprire (cioè a raccogliere prove) realtà inequivocabili, ma note
solo a chi padroneggia la lingua e conosce profondamente la cultura e la
mentalità dei Tedeschi, grandi specialisti della dissimulazione. Nello stesso
modo con cui dissimulano la loro realtà sociale, costruendo statistiche che rendono
la Germania il paese più forte della zona euro, dissimulano anche gli strumenti
usati all’interno della giurisdizione tedesca per colmare il vuoto demografico
che altrimenti vedrebbe implodere questo paese: l’appropriazione dei bambini
altrui e soprattutto dei bambini binazionali ricoprendo queste azioni ignobili
con il lodevole sforzo della massima tutela del bambino. Insomma tutto
“deutsch-legal”.
Centinaia e centinaia di
Petizioni al Parlamento e decine e decine di interrogazioni alla Commissione
europea[1]
hanno avuto come unica risposta “lo
Jugendamt applica il diritto di famiglia tedesco e non il diritto dell'UE”
e anche “La Commissione non può
esprimersi in merito alla compatibilità con i diritti fondamentali delle leggi
degli Stati membri”. Tutti sanno, ma nessuno può, o vuole cambiare la
situazione.
In altre parole, i bambini
binazionali, o stranieri, nella giurisdizione tedesca non hanno diritti se non
quello di essere germanizzati. Ricordiamoci che gli Italiani residenti in
Germania (quasi tutti con figli) hanno raggiunto le 700.000 unità.
Per lesbiche, gay, transessuali e
bisessuali si è pronti a cambiare le leggi e a farle cambiare ai diversi Stati
dell’Unione, si formano gruppi transnazionali e si investono milioni di euro,
ma per i bambini ostaggio della
giurisdizione tedesca non solo non si vuole far nulla, ma addirittura si
criminalizzano i genitori che hanno rivelato il perverso meccanismo che
permette tutto questo.
Presto voteremo i nostri
rappresentanti in Europa. I genitori,
nonni, familiari e amici di questi BAMBINI OSTAGGIO DEI TEDESCHI voteranno solo
quei candidati che scriveranno a chiare lettere nel loro programma elettorale
di impegnarsi:
1.
nell’abolizione dello Jugendamt tedesco (amministrazione
tedesca della gioventù, genitore di Stato),
2.
nella modifica o cancellazione dei regolamenti europei che
ci discriminano e
3.
nella lotta al dominio tedesco sull’Europa.
CHIEDIAMO A TUTTI
COLORO CHE HANNO A CUORE I BAMBINI, CIOE’ IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE E
DELL’INTERA EUROPA DI VOTARE SOLO I CANDIDATI CHE, INDIPENDENTEMENTE
DALL’ORIENTAMENTO POLITICO, SI IMPEGNANO ESPLICITAMENTE AL RAGGIUNGIMENTO DI
QUESTI OBBIETTIVI.
CHIEDIAMO AI CANDIDATI DI ESPRIMERSI IN MODO ESPLICITO IN RELAZIONE A
QUESTO TEMA!
Dott.ssa Marinella
Colombo
e per le Associazioni:
[1] Qui solo alcuni estratti: 16 aprile 2010: lo Jugendamt applica
il diritto di famiglia tedesco e non il diritto dell'UE.
20 maggio 2010: La Commissione non può esprimersi in
merito alla compatibilità con i diritti fondamentali delle leggi degli Stati
membri o in merito a questioni che non rientrano nella competenza dell'UE. La
legislazione antidiscriminazione dell'UE non copre il caso descritto
(Jugendamt) dall'onorevole parlamentare.
29 febbraio 2012: la Commissione non può formulare
osservazioni sul rispetto dei diritti fondamentali da parte delle autorità
tedesche.
7 maggio 2012: La Commissione ha trattato 40 petizioni
in relazione a questo tema formulate dal Parlamento europeo e 49 interrogazioni
dallo stesso presentate su temi connessi allo Jugendamt. La Commissione non
possiede dati statistici per quanto riguarda le altre istituzioni.
4 giugno 2010: L'Unione europea e le sue istituzioni
non dispongono delle competenze necessarie per istituire un Ente centrale
europeo per il diritto di famiglia. L'Unione europea non dispone, ovviamente,
di competenze di controllo in tal senso
18 gennaio 2013: La Commission européenne n'a pas de
compétences générales pour intervenir auprès des États membres.
29 marzo 2010: The Commission recalls that under the
Treaty on European Union and the Treaty on the Functioning of the European
Union, the Commission has no general powers to intervene in individual
cases. Matters related to the exercise
of parental responsibility, also in cases having cross-border implications,
fall under the responsibility of the judiciary in the Member States.
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