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sabato 6 gennaio 2024

Il rifiuto di un genitore, anche se causato dalla manipolazione dell'altro genitore, giustifica la cancellazione di ogni contatto!

 




-Succede in Germania-

Traduciamo quanto deciso dalla Corte d'appello del Brandeburgo:


Se un figlio adolescente sviluppa un rifiuto deciso e profondo del padre, ciò giustifica la cancellazione di ogni contatto. Questo vale anche se la volontà del minore è stata manipolata dalla madre. Lo ha deciso il Tribunale regionale superiore [OLG – Corte d’appello] del Brandeburgo.

Nel caso in esame si tratta di genitori separatisi nel 2011, la cui bambina, aveva all'epoca circa otto anni. Da allora, i procedimenti per l'affidamento e il diritto di visita sono stati pressoché continui. A partire dal gennaio 2013 è emerso che la figlia mostrava chiari segni di rifiuto del padre, tra i quali anche sintomi psicosomatici come tremori e forti pianti. La bambina rifiutava ogni contatto con il padre. La bambina ha fatto suo l'atteggiamento negativo della madre nei confronti del padre. La madre dipingeva il padre come una minaccia, con accuse ripetute e non provate. Nel febbraio 2018, il tribunale locale di Cottbus ha colto il rifiuto della bambina, ormai adolescente, come un'opportunità per escludere i contatti del padre con la figlia. Pur rispettando l'atteggiamento di rifiuto della figlia, il padre temeva l’interruzione definitiva della loro relazione e pertanto ha presentato ricorso contro la decisione.

 

Legittima esclusione di ogni contatto onde evitare di recar danno al bene del bambino

Il Tribunale superiore del Brandeburgo ha confermato la decisione di prima istanza e ha quindi respinto il ricorso del padre della minore. La decisione di cancellare i contatti, anche in considerazione del principio di proporzionalità, era finalizzata a contrastare una minaccia allo sviluppo psicologico ed emotivo della minore, di ormai 15 anni e mezzo. Un contatto forzato con il padre avrebbe compromesso in modo significativo il bene della minore. Quest’ultima manifestava ormai un atteggiamento di radicale e profondo rifiuto nei confronti del padre.

 Se un figlio adolescente sviluppa un rifiuto deciso e profondo del padre, ciò giustifica la cancellazione di ogni contatto. Questo vale anche se la volontà del minore è stata manipolata dalla madre. Lo ha deciso il Tribunale regionale superiore [OLG – Corte d’appello] del Brandeburgo.

Nel caso in esame si tratta di genitori separatisi nel 2011, la cui bambina, aveva all'epoca circa otto anni. Da allora, i procedimenti per l'affidamento e il diritto di visita sono stati pressoché continui. A partire dal gennaio 2013 è emerso che la figlia mostrava chiari segni di rifiuto del padre, tra i quali anche sintomi psicosomatici come tremori e forti pianti. La bambina rifiutava ogni contatto con il padre. La bambina ha fatto suo l'atteggiamento negativo della madre nei confronti del padre. La madre dipingeva il padre come una minaccia, con accuse ripetute e non provate. Nel febbraio 2018, il tribunale locale di Cottbus ha colto il rifiuto della bambina, ormai adolescente, come un'opportunità per escludere i contatti del padre con la figlia. Pur rispettando l'atteggiamento di rifiuto della figlia, il padre temeva l’interruzione definitiva della loro relazione e pertanto ha presentato ricorso contro la decisione.

 

Legittima esclusione di ogni contatto onde evitare di recar danno al bene del bambino

Il Tribunale superiore del Brandeburgo ha confermato la decisione di prima istanza e ha quindi respinto il ricorso del padre della minore. La decisione di cancellare i contatti, anche in considerazione del principio di proporzionalità, era finalizzata a contrastare una minaccia allo sviluppo psicologico ed emotivo della minore, di ormai 15 anni e mezzo. Un contatto forzato con il padre avrebbe compromesso in modo significativo il bene della minore. Quest’ultima manifestava ormai un atteggiamento di radicale e profondo rifiuto nei confronti del padre.

 

Si deve tenere conto della volontà del minore seppur manipolata dalla madre.

Secondo il Tribunale regionale superiore [OLG – Corte d’appello] alcuni elementi suggeriscono che l'atteggiamento di rifiuto della minore sia stato causato dalla madre. Ma anche una volontà manipolata non può essere ignorata. La minore ha un'età in cui è in grado di elaborare una volontà propria e merita pertanto che il suo modo di vedere e i suoi desideri vengano tenuti in considerazione. La volontà manipolata del minore va ignorata solo nel caso in cui le sue dichiarazioni non corrispondano con le condizioni del legame stesso e ciò non era presente nel caso in esame.


Traduzione a cura di Dr. Marinella Colombo                                                                                            
Riproduzione della traduzione permessa solo previa autorizzazione da richiedersi a: sportellojugendamt@gmail.com

 

Fonte: https://mobil.kostenlose-urteile.de/OLG-Brandenburg_9-UF-8618_Umgangsausschluss-des-Vaters-mit-seinem-jugendlichen-Kind-wegen-grundlegender-Ablehnungshaltung-gegenueber-Vater.news28471.htm

 

Sentenza completa > https://openjur.de/u/2252949.html


venerdì 4 ottobre 2019

Tre associazioni per fermare il sistema familiare tedesco controllato dallo Jugendamt

Tre associazioni in 3 diversi paesi per fermare il sistema familiare tedesco controllato dallo Jugendamt





Queste tre associazioni, con sedi in tre diversi paesi europei, sono l’esempio di vera e concreta collaborazione tra cittadini europei, con rispetto e stima reciproca e con un solo fine: tutelare i bambini europei dalla mercificazione di cui sono vittime in applicazione di un modello, quello familiare tedesco, controllato e messo in opera dall’Amministrazione per la Gioventù tedesca, lo Jugendamt.
L’esito di tali pratiche è che ogni bambino che risieda per almeno sei messi in territorio tedesco non possa più lasciare quel paese al quale viene poi sacrificata la forza lavoro, i redditi, i risparmi e ogni avere del genitore non tedesco e della sua famiglia di origine.
Questo avviene sicuramente perché da un punto di vista giuridico lo Jugendamt è investito di un potere enorme, è giuridicamente inattaccabile e perché, da un punto di vista operativo, dispone di un budget annuale di oltre 34 miliardi di euro, importo che, con il suo “lavoro” deve mettere annualmente a frutto. Nel 2015 lo Jugendamt ha preso in carico 77.600 bambini, nel 2016 altri 84.200 (dei quali il 72% con almeno un genitore di origine straniera), nel 2017 altri 61.400 bambini e così di seguito. Circa 550.000 bambini negli ultimi dieci anni, con incremento esponenziale negli ultimi 3-4 anni.

Potrebbe sembrare che tutto ciò non riguardi noi Italiani, invece ci tocca da vicino. Innanzi tutto perché un’alta percentuale di quei bambini strappati ai loro genitori è italiana e perché a queste cifre vanno aggiunti i bambini affidati al genitore tedesco (o a quello che meglio assicura la permanenza sul suolo tedesco) anche se inidoneo, in caso di separazione (sarà così più facile sottrarre poi il bambino ad un genitore solo e inidoneo per affidarlo a una famiglia tedesca). Di conseguenza buona parte dell’importo citato è finanziato con la ricchezza privata dei cittadini italiani. Ma se possibile il tema ci tocca ancora più da vicino. Quello che viene definito dall’opinione pubblica “modello Bibbiano” o “le Bibbiano d’Italia” in realtà è il modello tedesco, o più precisamente il “modello Jugendamt”. In Italia non si è ancora arrivati alle situazioni estreme che si verificano quotidianamente in Germania (scambi scolastici utilizzati per trattenere per sempre i bambini in Germania, madri straniere usate come veri e propri uteri al servizio della comunità tedesca, bambini affidati al genitore riconosciuto come violento), ma stiamo percorrendo lo stesso cammino.

Tale modus operandi del sistema tedesco ha potuto perfezionarsi negli anni perché gli altri Paesi dell’Unione ritengono di dover mantenere i buoni rapporti diplomatici con la Germania, dando in cambio i propri figli, i nostri.
Questo il tema è legato a doppio filo al progetto di disgregazione delle famiglie realizzato dal Parlamento a Bruxelles nel quale tutti i posti decisionali (non solo gli eurodeputati eletti, ma anche i potenti funzionari) sono prerogativa dei tedeschi.

Disgregazione della famiglia per motivi spacciati per rispetto e uguaglianza, ma in realtà per un mero interesse economico, ma anche interesse a far crescere una generazione incapace di ribellarsi, perché fin da piccola ha imparato che contro le imposizioni istituzionali non c’è nulla da fare, come nulla hanno potuto fare per loro i propri genitori. Questi bambini dapprima si disperano, si ribellano e poi vengono sedati, o con i farmaci o con le sedute terapeutiche, di solito con entrambi i mezzi. In Germania, dove sono “più avanti”, i centri in cui “resettare” i minori, sono fatto noto e istituzionale, assolutamente legale.
La modalità preferita per questi furti è la separazione dei genitori che, se anche nasce pacifica, grazie allo Jugendamt (Amministrazione per la Gioventù tedesca e giuridicamente terzo genitore di ogni bambino residente in Germania) viene artatamente resa litigiosa, al fine di giustificare l’intervento statale (questo l’Italia lo ha già imparato e messo in atto). Se entrambi i genitori sono italiani, vengono dichiarati genitori inidonei e perdono i figli che vanno tutelati con l’allontanamento. Se uno dei due è invece tedesco, avrà affido e collocamento della prole, anche se assolutamente inidoneo. Dopo di che sarà più facile togliere i bambini a tale genitore per affidarli ad una famiglia tedesca.

La metodologia è relativamente semplice e, a differenza dell’Italia, in Germania è già legale. Poiché però il cammino intrapreso è lo stesso, è fondamentale avere ben chiaro dove porta tale cammino per poter evitare con la prevenzione e l’azione politica, tale disastro.
Ecco alcuni punti fondamentali:

Il servizio sociale non interviene d’ufficio in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore (per es. nelle separazioni consensuali).
Lo Jugendamt interviene d’ufficio (Codice Sociale tedesco, libro VIII, §50) in ogni procedimento in cui è coinvolto un minore.

Il servizio sociale in Italia gode di grande influenza perché con le sue relazioni può pilotare la decisione del giudice, ma non è parte in causa nel processo.
Lo Jugendamt tedesco deve scrivere al giudice la “raccomandazione” su come sentenziare ed è parte in causa. Se il giudice decide altrimenti, allo Jugendamt è legalmente riconosciuto il potere di fare appello della decisione del giudice (FamFG § 162).

Il servizio sociale deve rispettare il codice deontologico e dire/scrivere la verità. Se non lo fa è perseguibile, come successo a Bibbiano.
Lo Jugendamt non deve rispettare nessun ordine deontologico, non è tenuto a dire la verità, né può essere perseguito in giudizio per questo (documenti probanti di procura tedesca a disposizione).

Il servizio sociale deve eseguire quanto il giudice ha deciso. A volte non lo fa, contravvenendo a quanto previsto dalla Legge.
Lo Jugendamt è autorizzato dalla Legge ad opporsi all’esecuzione di quanto decretato dal giudice per i poteri di cui sopra.

Il Tribunale per i Minorenni italiano a volte rende difficoltoso l’accesso al fascicolo. Detto accesso è comunque un diritto del cittadino.
In Germania, per ogni procedimento portante su un minore, esistono due fascicoli, uno in tribunale, sezione famiglia, ed uno presso lo Jugendamt (del quale cercano sempre di negare l’esistenza, mentre esiste un articolo di legge sul punto, SGBX §25). A quest’ultimo i genitori non hanno accesso e contiene conversazioni scritte, simili a quanto si è scoperto a Bibbiano.

L’audizione del minore viene eseguita in Italia, anche se in modo diverso tra una regione e l’altra, con un minimo di garanzie (specchio unidirezionale, registrazioni, ecc…). Quando la registrazione avviene solo per audizioni tardive, realizzate dopo la manipolazione del bambino, questo è illegale (come a Bibbiano & Co.).
In Germania è vietato registrare le audizioni. Le parti che ovviamente non sono presenti, ricevono solo un breve riassunto (!) dell’audizione, permettendo così qualsiasi tipo di domande suggestive e di manipolazione.

In Italia esiste la possibilità, anche se solo per chi ha le disponibilità economiche, di nominare un CTP (consulente tecnico di parte) che si affianca a quello nominato dal tribunale. Chi non ha la possibilità di pagare, si ritrova in situazioni come Bibbiano & Co.
In Germania il CTP, lo psicologo della parte, non è previsto per legge. Esiste dunque solo lo psicologo nominato, con la conseguente creazione di una vera e propria mafia in questo ambito (ved. per esempio la società di “pseudo” psicologi forensi GWG di Monaco di Baviera).

Il meccanismo è, anche questa volta, in realtà piuttosto semplice: si utilizzano concetti psicologici esistenti e si traspongono in un contesto avulso. Per esempio: il conflitto di lealtà (i genitori litigano e il bambino si trova nella condizione odiosa per cui ognuno dei genitori desidera che si schieri dalla sua parte). Se anche nella perizia si dice che è il genitore tedesco a provocare il conflitto, lo psicologo del tribunale teutonico consiglierà comunque di cancellare ogni contatto del bambino con il genitore non-tedesco per risolvere il conflitto. Oppure, si sostiene che la famiglia affidataria non collabori con quella naturale per cui i bambini sono in conflitto e dunque i bambini non rientrano a casa (sono tutti esempi concreti, dei quali abbiamo i documenti probanti).

Anche l’induzione di falsi ricordi emersa nei casi di Bibbiano & Co. non è un’invenzione italica.
In Germania è organizzata e finanziata. Esiste per es. a Düsseldorf un centro per valutare se i bambini hanno subito abusi. Si lavora in questo modo: sospetto abuso (nessuna prova, solo illazioni, per esempio nuovo compagno di madre single), permanenza del bambino nel centro per 6/12 mesi al fine della valutazione. Ogni giorno i bambini vengono sottoposti per 1-2 ore a riunioni nelle quali si parla solo di sesso. Dopo tale periodo viene redatta la diagnosi: il bambino ha un linguaggio estremamente sessuato, ha molto probabilmente subito abusi, viene dunque allontanato da casa (padrigno abusante, madre non sufficientemente protettiva).

Per il principio dell’interesse superiore del minore, sulla sola base del sospetto, bisogna intervenire velocemente, anche senza prove, e allontanare il bambino da casa, in attesa di verifiche. Creata così una situazione di disperazione e di paura nei genitori, essi verranno sottoposti a perizia che rileverà paura, rabbia e disperazione. Questa perizia verrà dunque usata per giustificare e confermare l’allontanamento.
Ovviamente il bambino allontanato da casa presenterà delle patologie (spesso indotte con lo shock dell’allontanamento) che vanno curate e con ciò aumenta l’importo della retta.

In sostanza, quanto stanno facendo in Italia è l’applicazione pratica di quanto appreso dal modello tedesco che non solo i servizi sociali, ma anche i tribunali (per es. quello di Milano) non nascondono di voler emulare.
La legalizzazione di tali metodologie è il punto di arrivo di organizzazioni come quella di Bibbiano. L’esterofilia italica e la mancanza di dignità della politica e dei media mainstream li stanno accompagnando al successo.

Le politiche di austerità, prima ancora di far aprire i porti ai nuovi schiavi, hanno costretto migliaia di italiani ad emigrare. Degli italiani emigrati in Germania (quasi un milione) moltissimi hanno perso i figli, o perché avuti con un/a cittadino/a tedesco/a o perché ritenuti, quasi per default, inidonei (il genitore che alla fine del primo anno scolastico accompagna ancora suo figlio a scuola è un genitore inidoneo perché incapace di permettere lo sviluppo all’indipendenza del bambino, solo per fare un esempio).

Il Ministero degli esteri italiano (ma non solo) avvalla da decenni il furto dei bambini italiani in favore dello stato tedesco, arrivando ad accettare la falsificazione tedesca dei documenti, e favorendo così il trasferimento di ingenti capitali, nonché di forza lavoro e pensioni, a beneficio dello Stato tedesco, dimenticando che un paese senza bambini è un paese senza futuro.

venerdì 27 settembre 2019

Bambini sottratti ai genitori in Germania ad opera dello Jugendamt – Le cifre








































Poiché mi vengono ripetutamente chieste le statistiche relative ai bambini sottratti ai loro genitori in Germania, ripropongo le cifre ufficiali dell’Ente di statistica tedesco, Destatis, e mi permetto di evidenziare il totale: dal 2008 al 2018 sono stati sottratti ai genitori più di mezzo milione di bambini, dei quali una bassissima percentuale ha fatto ritorno a casa, la maggior parte è rimasta in strutture o affidata ad altre famiglie.
Per chi ritiene che questo non ci riguardi, ricordo pochi fatti:
  • Un’altissima percentuale di questi bambini ha almeno un genitore di origine straniera.
  • Gli italiani residenti in Germania, sia quelli registrati all’AIRE, sia quelli senza registrazione, si avvicinano al milione.
  • A queste cifre vanno aggiunti i genitori italiani residenti in Germania che si sono separati da un partner/coniuge tedesco e che sempre, solo perché italiani, vengono ritenuti genitori inidonei.

Questo è il modello di “tutela” del minore a cui si ispirano le varie Bibbiano d’Italia!

Le conclusioni possibili sono solo due:
  • la Germania è un paese di persone incapaci di occuparsi della prole ed è dunque un paese che andrebbe tenuto a debita distanza

oppure
  • siamo di fronte ad un sistema che ha mercificato il bambino a scopo soprattutto di lucro; si tratta dello stesso paese di fronte al quale l’Italia troppo spesso si inchina, anziché tutelare i propri connazionali; si tratta del paese che l’Italia prende volentieri a modello e che cerca di emulare.


Marinella Colombo 






sabato 27 luglio 2019

Minori binazionali e sistema tedesco di diritto di famiglia: un'anomalia tutta europea.




Minori binazionali e sistema tedesco di diritto di famiglia: un’anomalia tutta europea.
Note a margine dell’evento del 29 maggio 2018 al parlamento europeo di Strasburgo Jugendamt’s practices in cross-border cases of child custody


Irene Margherita Gonnelli, Avvocato del Foro di Siena; Dottore di ricerca in Diritto Privato Università di Pisa


Articolo pubblicato su
















































domenica 13 gennaio 2019

Grazie per il vostro duro lavoro, che ha contribuito anche a questa vittoria

Pubblichiamo qui di seguito lo scritto della D.ssa Marinella Colombo.


Grazie per il vostro duro lavoro, che ha contribuito anche a questa vittoria

La vicenda: i genitori non sposati si accordano affinché la figlia comune, nata e da sempre residente in Francia, passi un anno scolastico in Germania, per imparare la lingua tedesca. Alla fine della scuola avrebbe dovuto ritornare in Francia, ma il padre la ha trattenuta in Germania e ha ottenuto dal tribunale tedesco (come da prassi di quel paese) il “diritto esclusivo di determinare il luogo di soggiorno” della bambina. In sostanza, come sempre, si inizia con una mediazione per poi effettuare una sottrazione e legalizzarla.
La madre va in Germania, prende la figlia e la riporta in Francia, il giudice penale tedesco la accusa di sottrazione internazionale. Siamo di fronte alla classica inversione dei ruoli operata dalla Germania e grazie alla quale tutte le statistiche sulle sottrazioni risultano falsate.
Ho collaborato alla risoluzione di questo caso nel quale è stata applicata la nota metodologia tedesca per trattenere i bambini sotto la propria giurisdizione, usando la mediazione per ben altri scopi e infine la vergognosa pressione sui giudici non-tedeschi.
L’avvocato con cui siamo in contatto in Francia e che abbiamo consigliato alla madre (tramite l’Associazione Enfants Otages, con cui collaboro) per difendersi in Francia, finalmente ci scrive:

“Abbiamo ottenuto il riconoscimento della giurisdizione francese davanti al Tribunale per i Minorenni di T., che ha quindi determinato la residenza abituale in Francia al momento del rinvio, anche se la bambina aveva trascorso 10 mesi in Germania e la Germania sostiene addirittura un anno e mezzo.

Nonostante le telefonate del giudice tedesco e le lettere del giudice tedesco al giudice francese (che ha svolto quindi un vero e proprio lavoro di lobbying!) affinché decretasse la sua incompetenza, abbiamo vinto questa prima battaglia che pone fine alla procedura di custodia tedesca. La Francia si pronuncerà sulla custodia e ostacolerà la procedura di ritorno avviata dal padre, perché la residenza abituale era in Francia: dunque nessun trasferimento illegale in Francia.

Volevo informare tutti voi che ho usato anche la risoluzione EU sullo Jugendamt che confermava i miei scritti e le mie memorie e che afferma che la Germania non soddisfa i criteri della Corte di giustizia europea di residenza abituale, in modo che il giudice francese non ha più tenuto conto delle dichiarazioni della sua controparte tedesca.

Quindi, grazie per il vostro duro lavoro, che ha anche contribuito a questa vittoria!”

Questa è anche un’ulteriore prova del fatto che il problema della sottrazioni si risolve innanzi tutto con il sostegno del proprio paese, quello da cui il minore è stato sottratto. E’ troppo facile e assolutamente improduttivo l’atteggiamento di chi aspetta che il problema venga risolto dall’estero e ancor meno dalla Germania.

Marinella Colombo


giovedì 29 dicembre 2016

Le violazioni dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione europea

Eleonora Evi, della Commissione Petizioni del Parlamento europeo denuncia chiaramente come le istituzioni europee NON garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. Un esempio per tutti, le centinaia e centinaia di petizioni contro lo Jugendamt tedesco che la Commissione tenta continuamente di dichiarare irricevibili, svelando così la sua incapacità a risolvere il problema e soprattutto la sua mancanza di volontà nel riconoscere gli abusi sistematici del sistema tedesco nei confronti dei cittadini europei, adulti e bambini, tedeschi e non.



Qui sotto il testo del suo intervento.

Dall’analisi complessiva del report in questione si colgono in maniera esaustiva gli aspetti positivi, le criticità e le lacune, a volte anche gravi, riscontrate nel corso del 2015, relativamente alle attività svolte dalla Commissione Petizioni.
Di base si può sottolineare come nello sviluppo dei lavori effettuati il ruolo di ascolto dei problemi rilevanti che hanno afflitto i cittadini sia stato svolto in maniera soddisfacente. Tuttavia la mera trattazione delle istanze sottoposte nell'esercizio di petizione riconosciuto dai trattati non può rappresentare la sola risposta che le istituzioni europee siano in grado di fornire. La credibilità dello strumento della petizione e la convinzione da parte dei cittadini circa la sua efficacia risiede in misura preponderante nella capacità di porre fine concretamente alle gravissime violazioni denunciate, specie se, come abbiamo visto, le denunce investono una pluralità di delicatissimi ambiti e materie che di fatto si pongono in diretta correlazione con il novero complessivo dei diritti fondamentali sui quali vige il dovere in capo alle istituzioni europee di piena e indefettibile salvaguardia. Su tale questione è evidente la sussistenza di vistose carenze. La reazione delle istituzioni europee continua nei fatti a mostrarsi debole e tardiva se non inefficace nonostante il contenuto delle petizioni riveli un disagio sociale ed economico sempre più amplificato, con la permanenza o l'aggravarsi anche di situazioni fortemente critiche. Il diritto di petizione rimane quindi uno strumento cruciale per consentire ai cittadini di continuare nell'opera di denuncia e nell'opera di controllo democratico. E’ chiaro tuttavia che soltanto la volontà politica di garantire efficace protezione dei diritti fondamentali, di garantire piena trasparenza, di garantire il coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi decisionali recependone lealmente le istanze più avvertite può permettere di credere che l'Unione europea abbia ancora una vocazione sociale, dotandosi di una reale governance democratica.


Un sincero grazie ad Eleonora Evi da parte delle migliaia di genitori vittime del sistema tedesco, nonché petenti abbandonati dalle istituzioni.

giovedì 1 dicembre 2016

Pensieri di una madre surrogata della grande Germania del XXI secolo
































Per i bambini perdere un genitore è sempre un lutto, sia che la perdita sia fisica, dovuta alla morte del genitore, sia che la perdita sia la sparizione del genitore dalla propria vita. Per i genitori che sono stati cancellati dalla vita dei propri figli, tutto questo equivale al sentirsi morire.
Se i padri si sentono giustamente trasformati in un bancomat, per le madri, oltre alla sensazione di bancomat, se ne aggiunge una ancora più devastante: quella di madre surrogata.
Se poi uniamo la consapevolezza di essere divenuta madre surrogata perché portatrice di una colpa intrinseca - cioè l’essere non-tedesca in Germania o con un marito o partner tedesco - allora è necessaria una forza immensa per continuare a sopravvivere.

Perché è di questo che si tratta, la madre surrogata involontaria non vive, sopravvive soltanto.

La madre surrogata involontaria, nella fattispecie odierna, rimanda alle donne del Lebensborn che hanno contribuito allo sviluppo della razza ariana, ci ricorda le madri polacche alle quali sono stati tolti i figli per darli in adozione a famiglie tedesche.
L’illustrazione riporta i numeri dei bambini rubati (“geraubte Kinder”) e portati in Germania durante il III Reich.
Veniva cancellata la loro identità, cambiati i certificati di nascita, modificati i nomi, separati i fratelli ... esattamente come oggi, esattamente da quando la Germania è stata riunificata e le forze di occupazione hanno smesso di controllare questo paese. Soltanto nel passare in rassegna le violazioni denunciate da petizioni e interrogazioni al Parlamento e alla Commissione europea, ritroviamo gli stessi identici fatti: certificati di nascita modificati, cambiamento del nome, rimozione di ogni lingua che non sia il tedesco, separazione dei fratelli. E ritroviamo le stesse giustificazioni: “tutela” del minore con un’unica differenza relativamente alla razza; oggi infatti non si parla più di razza, ma di Leitkultur, la cultura trainante, quella superiore, quella tedesca ovviamente.

Impossibile affermare che non è vero, significherebbe solo riconoscere di voler tenere gli occhi chiusi o utilizzare le classiche fette di salame, dati gli innumerevoli studi, i dibattiti, le conferenze, le riunioni e i gruppi di lavoro, in Italia, al Parlamento europeo e in moltissime altre sedi in Europa e oltre oceano: in Germania, nelle coppie miste che si separano i bambini vanno sempre al genitore tedesco, padre o madre, buono o cattivo che sia e il genitore non tedesco viene cancellato in tempi più o meno veloci.

Per le coppie di italiani che vanno a lavorare in Germania, resta loro soltanto da sperare che le autorità tedesche non si accorgano mai di loro e soprattutto che non venga loro mai il dubbio che i genitori intendano trasmettere al figlio i propri valori, la propria lingua e la propria cultura.

Ai tedeschi che ci accusano di essere “germanofobi” ricordo una cosa: coloro che state ammazzando sono persone che hanno amato la Germania, si sono uniti ad un/a tedesco/a, hanno messo al mondo figli binazionali affinché fossero bilingui e avessero una mente aperta al mondo e alle culture. Questi figli, li avete fatti soffrire, li avete privati del bene più grande, ne avete fatto degli infelici, ma adesso fermatevi!
Noi che abbiamo dato loro la vita non possiamo rassegnarci e accettare e cercare in noi stessi la colpa, come vi piace ripeterci. La nostra colpa è non essere tedeschi e di questo ne andiamo ormai fieri. La nostra colpa è amare le nostre creature più di noi stessi. Ci avete privati del senso della vita, non ve lo potremo mai perdonare

Vi siete fatti odiare per tanti anni (neanche poi tanto tempo fa), poi è arrivata la pace, abbiamo voluto costruire l’Europa … non ricominciate ancora a comportarvi nella stessa maniera, perché noi tutti, cittadini del resto d’Europa, davvero non vorremmo essere costretti ad odiarvi di nuovo.

Una delle tante, troppe madri surrogate 
della Germania del XXI secolo