Non sei una buona madre se sei Italiana
La settimana scorsa
abbiamo illustrato come un trasferimento in Germania possa comportare la
perdita dei figli, portando ad esempio il caso concreto di un papà italiano.
Oggi vogliamo illustrare, sempre basandoci su storie vere e ben documentate,
ciò che succede se invece è la mamma del bambino ad essere italiana e il padre è
tedesco. L’inizio della vicenda non ha nulla di particolare, i due si conoscono
in Italia, si innamorano, si sposano, dal loro amore nasce un bambino. Poi lui
la convince a trasferirsi in Germania ed è così che tutta la famiglia si trova
sottoposta alla giurisdizione tedesca. Lei, come la maggior parte delle
persone, ovviamente non sa nulla del sistema familiare di quel paese, inoltre pensa
che tutto ciò non la riguardi, perché loro tre sono una famiglia unita. Quando
però il comportamento del marito cambia e lei scopre con orrore il passato, ed
ora anche il presente nascosto dell’uomo che ha sposato, dovrà scoprire anche
come funziona il sistema familiare tedesco. Il marito era tossicodipendente ed
è ora ricaduto nella dipendenza, ecco il motivo del suo cambiamento. La vita in
comune si fa insostenibile e per tutelare sia se stessa che il bambino, si
separa. Resta in Germania e continua a far frequentare al figlio il padre,
cercando di nascondere al piccolo la triste dipendenza. Si adopera in tutti i
modi affinché il piccolo continui a guardare il padre come il suo eroe,
affinché i legami con la famiglia paterna si mantengano forti, affinché loro
due genitori continuino a dialogare per il bene del bimbo. Lui si dimostra
riconoscente nei confronti della moglie, lodandola spesso per come educa il
bambino e per come ha imparato a gestire la sua vita in un paese straniero.
Sembrerebbe che i due adulti siano riusciti in modo lucido e responsabile a
gestire la nuova situazione e, tra un ricovero in clinica e l’altro, la
famigliola si incontra per far sì che papà e figlio si vedano, ma i due non restano
mai da soli, bensì sempre con almeno un membro della famiglia paterna presso
cui la mamma porta il bambino. Ma quest’uomo, questo padre, mentre da un lato
continua a dire e scrivere alla moglie quanto apprezza il suo operato,
dall’altra la trascina in tribunale, sostenuto da un’avvocatessa decisa a far
passare questa mamma per una, come oggi si dice, “madre malevola”.
Poiché non le si
può oggettivamente rimproverare nulla e per fare in modo che la sua
accondiscendenza vacilli, le si chiede di dar via a degli incontri in cui padre
e bambino restino da soli. Di fronte ai problemi del marito, la donna non se la
sente di avvallare tale modalità e chiede con forza la presenza di una terza
persona che si prenda la responsabilità di quanto potrebbe accadere o meglio,
che impedisca si concretizzino situazioni problematiche. Lei non vuole
assolutamente essere sempre presente, ma chiede che gli incontri si svolgano
con un parente (della famiglia paterna, visto che la sua è in Italia!) o con la
persona che il giudice vorrà designare ed alla quale conferirà la
responsabilità degli incontri. Il padre è unanimemente riconosciuto come
affetto da dipendenza da sostanze e, secondo quanto scrive la sua stessa
avvocata, in maniera irreversibile ed è forse per questo che nessuno vuole
assumersi tale responsabilità. Il giudice non è stato fino ad ora in grado di
nominare nessuno che svolga questo ruolo e le udienze in tribunale continuano.
In quelle aule si procede lentamente ma inesorabilmente al capovolgimento dei
fatti: il problema non è più il padre con dipendenze che entra ed esce dalle
cliniche, ma la madre italiana che impedirebbe il rapporto padre-figlio. La spiegazione
sintetica di quanto accade è una sola: la mamma è italiana e il padre è tedesco
e questa è la giustizia equa e giusta del 2021 in Germania, Europa.
Dott.ssa Marinella Colombo
Fonte: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-la-doppia-faccia-della-giustizia-familiare/
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