Negli articoli
precedenti di questa rubrica abbiamo ripetutamente evidenziato come i bambini
binazionali con un genitore tedesco ed uno straniero, nel nostro caso italiano,
vengano sempre affidati al genitore tedesco, anche se con tutta evidenza
inidoneo. Se, pur risiedendo in Germania, entrambi i genitori non sono
tedeschi, l’affido andrà a colui che intende rimanere in Germania ed è più
legato a lingua, mentalità e cultura di quel paese. Se nessuno dei due ha i
requisiti necessari, il bambino viene dato, a breve o medio termine, ad una
delle famiglie affidatarie selezionate dallo Jugendamt, l’ormai nota Amministrazione (tedesca) per la gioventù.
Tutte le iniziative vengono rivestite con una buona dose di legalità, poiché
ogni decisione viene presa, come indicato dalla legge, sia tedesca che
internazionale, nel nome del “bene del bambino” (Kindeswohl). Ovviamente nessuna Autorità non tedesca – quelle
italiane purtroppo brillano per la solitudine nella quale lasciano spesso i
propri connazionali - si è mai preoccupata di indagare a fondo e sulla base di
prove ed evidenze, in che cosa consista questo Kindeswohl. Consiste nel permettere alla Germania di impossessarsi
di ogni bambino che abbia risieduto per almeno sei mesi sul suo territorio. Per
quanto incredibile questo possa sembrare, succede anche di peggio. Il
trasferimento che il datore di lavoro propone, o addirittura la missione
all’estero a cui vengono chiamati alcuni militari dello Stato italiano rischia
di trasformarsi, da riconoscimento e gratificazione, nel peggiore incubo della
propria vita. Può succedere - e succede! - che il militare che si trasferisce
con moglie e prole faccia rientro in Italia, dopo 3-4 anni, al termine della
missione, spogliato di ogni diritto sui propri figli e spogliato anche dei
propri averi che ha dovuto lasciare alla ormai ex-moglie che vuole rimanere in
Germania. Le accuse lanciate contro il genitore italiano, in questi casi di
solito il padre, non hanno bisogno di essere provate davanti al giudice tedesco
ed hanno per conseguenza il suo allontanamento dalla casa e dai figli.
L’avvocato in Germania - purtroppo la quasi totalità di quelli residenti in
quel paese con nazionalità italiana o conoscenza della nostra lingua - non solo
non difende efficacemente il proprio cliente, ma arriva a dirgli “Lei tornerà in Italia, sua moglie vuole
restare qui ed è libera di farlo, mentre il bambino ormai si è abituato e non
può essere sradicato, il bambino ormai è tedesco, rimarrà in Germania”.
Inutile precisare che stiamo parlando di bambini interamente italiani o
comunque senza una sola goccia di sangue tedesco. Per descrivere i sentimenti
che affollano l’animo di un genitore che si sente dare una simile spiegazione,
oltretutto dal proprio avvocato, non basterebbe lo spazio di questo articolo.
Se l’atteggiamento delle autorità tedesche è inaccettabile, la reazione
italiana lo è, se possibile, ancora di più: lo Stato Italiano, che il militare
è andato a rappresentare e servire in Germania, non solo non supporta il
proprio concittadino, non solo non previene mettendo in guarda del pericolo chi
ancora non è partito, ma non sostiene chi di questi genitori tenta, purtroppo da
solo, di non perdere quanto gli è più caro nella vita, i propri figli. Non solo
i tribunali tedeschi considerano tedeschi questi bambini italiani, anche i
tribunali italiani, che restano territorialmente competenti per molti aspetti
delle problematiche familiari, trovano però molto più “comodo” delegare quelli
tedeschi persino per quegli aspetti legali che, secondo i regolamenti europei, restano
inequivocabilmente di competenza italiana. Chi si rivolge a Consolati ed
Ambasciata, almeno per informare delle distorsioni e dei soprusi subiti, viene
liquidato con lettere di circostanza nelle quali un elemento ricorre sempre: ha
ragione la parte tedesca, noi qui siamo ospiti, il consolato non può
intervenire nelle vicende giuridiche, ecc…
Ovviamente nessuno
si aspetta né auspica ingerenze della politica nei tribunali. Ma ci si aspetta
che venga fatto quello anche per cui il personale italiano all’estero è
stipendiato: sostenere e restare al fianco del proprio concittadino, chiedere
ed esigere dalle autorità locali informazioni precise e dettagliate, essere
presente alle udienze, far valere il ruolo del Console quale giudice tutelare
del minore, ecc.. Certamente ciò che ci aspettiamo è anche la spiegazione
pubblica ed ufficiale del fatto che nell’ufficio del consolato che si occupa
del sociale e di famiglia vengano assunti come capufficio dei cittadini
tedeschi. Qualcuno potrebbe avere la sgradevole sensazione che non siano
l’aiuto più indicato.
Dott.ssa Marinella Colombo
Fonte: https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-missione-o-massacro/
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