mercoledì 7 settembre 2016

I bambini binazionali nuovamente sotto attacco

L’opera di germanizzazione dei bambini binazionali prosegue indisturbata proprio perché gli altri paesi, quelli di cui noi e i nostri figli siamo cittadini, glielo permettono, o per lo meno non si oppongono con sufficiente determinazione.

In Germania non solo vengono modificati gli atti di nascita dei bambini, cancellando il cognome del padre non tedesco (nonostante il riconoscimento del bambino), ormai la cancellazione amministrativa riguarda anche le madri non tedesche, usate come fattrici contro la loro volontà.

Qui di seguito una petizione presentata al Parlamento europeo, che abbiamo tradotto in italiano e che illustra come tutto ciò sia possibile.


Petizione contro il cambiamento del cognome dei bambini binazionali 
(sostituzione del cognome del loro genitore non tedesco con quello della moglie o del marito del loro genitore tedesco) giustificato dal Kindeswohl[1]

Il cambiamento del cognome di un bambino binazionale in nome del Kindeswohl porta necessariamente le autorità tedesche a riconoscere che il Kindeswohl non è il “benessere del bambino” ma il benessere dei tedeschi che si appropriano dei bambini degli stranieri, germanizzandoli.


La vicenda

·         Sono la mamma di una ragazzina di 12 anni, Aurélie Dubois, che porta da sempre il mio cognome, ma che presto, in nome del Kindeswohl, tradotto falsamente con benessere del bambino, porterà il cognome dell'attuale moglie di suo padre, Dieter Jaskowsky coniugato Huber, cittadino tedesco, con il quale non ero sposata, ma con cui ho volontariamente condiviso la responsabilità genitoriale, fatto che non è per nulla automatico in Germania[2];
·         Aurélie Dubois è nata a Monaco di Baviera il 9 giugno 2004;
·         Aurélie ha un fratello che si chiama Paul Dubois, nato dallo stesso padre il 13 giugno 2007 a Monaco. Anche Paul ha il mio cognome e vive con me in Francia;
·         Il 12 agosto 2008, Dieter Jaskowsky lascia il domicilio familiare per andare ad abitare con la signora Huber e la figlia comune Tina Huber, nata nel 1992. L’esistenza di questa figlia mi è stata tenuta nascosta per anni;
·         Il 22 maggio 2009 Dieter Jaskowsky sposa la signora Huber;
·         Dieter Jaskowsky rinuncia dunque al suo cognome per prendere quello della sua attuale moglie, signora Huber;
·         A partire da questa data, Dieter Jaskowsky non ha più il suo cognome di nascita, ma quello dell'attuale moglie, Huber;
·         Aurélie vive con suo padre a Monaco dal 19 ottobre 2009 cioè da quando, dopo un diritto di visita durato tutto il fine settimana, non me la ha più riportata (in altre parole, a seguito di una sottrazione, immediatamente legalizzata dal sistema di giustizia familiare tedesco);
·         Dopo aver quasi completamente interrotto ogni contatto tra Aurélie, suo fratello e me (circostanza sempre incoraggiata dal sistema di giustizia familiare tedesco), il padre di Aurélie cerca oggi di sopprimere definitivamente la madre e il fratello dalla sua vita, facendoli sparire anche amministrativamente (con il cambio di cognome);
·         Di fatto, dopo numerosi tentativi di ricatto affettivo e di minacce, il padre ha aperto un procedimento al tribunale tedesco in modo che nostra figlia, Aurélie Dubois, non abbia più il mio cognome, ma quello della sua attuale moglie signora Huber;
·         Il padre giustifica questo cambiamento di cognome con il fatto che Aurélie sarebbe in difficoltà a scuola per il fatto di avere un cognome francese. Ora sostiene in tribunale che questo permetterà ad Aurélie di sentirsi meglio nella sua nuova famiglia presso la quale vive ormai da 7 anni;
·         Come gli innumerevoli genitori che si sono già rivolti a questa commissione con una petizione, anch'io sono stata vittima di numerose violazioni dei miei diritti fondamentali (contatti diretti con minacce, tentativi di intimidazione e di pressione da parte dello Jugendamt[3], prima ancora di ricevere un qualsiasi atto introduttivo o comunque relativo alla richiesta del padre di mia figlia, tutto questo inoltre in tedesco e senza nessuna traduzione);
·         So pertanto già fin d'ora che il padre otterrà senza nessun problema il cambiamento del cognome di mia figlia, aiutato da una pseudo perizia psicologica che conclude scrivendo che per il Kindeswohl di mia figlia bisognerà cancellare le ultime tracce di sua madre che sussistono ancora nella sua vita per via del cognome francese. Questa perizia rivela che, se mia figlia è stata veramente esaminata, questo è stato fatto senza il mio consenso e senza che io ne sia informata benché io abbia ancora i diritti genitoriali su di lei.


Prima che la Commissione e il Parlamento mi rispondano che se il diritto tedesco prevede questa possibilità l'Europa non può fare niente per via del principio di sussidiarietà, desidero precisare che già conosco questo tipo di risposta (ci sono già state interrogazioni scritte alla Commissione su questo tema che però fino ad oggi aveva riguardato soltanto i padri non tedeschi).

Aggiungo anche che non accetterò tale risposta poiché da una parte i diritti fondamentali dei bambini binazionali rientrano nel campo di applicazione della Carta Europea e nelle questioni transfrontaliere all'interno dell'Unione Europea e dall'altra parte perché è ormai noto che soltanto la Germania si comporta in tal modo.

Se tutto ciò può sembrare legale secondo il diritto tedesco (esattamente come per le sottrazioni “deutsch legal”) questo invece è un ulteriore motivo per allontanare ancora un po' di più i cittadini europei non tedeschi da questa Europa incapace di proteggere i suoi giovani concittadini: se un bambino è per metà tedesco viene germanizzato e l’altra metà della sua identità viene sistematicamente cancellata.
Il fallimento dei regolamenti europei (quali il 2201/2003 e il 4/2009) è dovuto proprio al fatto che questi regolamenti non fanno altro che imporre la legge tedesca agli altri paesi dell’Unione. E’ dunque completamente inutile cercare una soluzione nel riconoscimento ancora più automatico delle decisioni giuridiche degli altri paesi, poiché il codice di procedura tedesca impedisce comunque di fare eseguire nella sua giurisdizione una decisione italiana, francese, spagnola, polacca, ecc.; le decisioni tedesche invece vengono imposte agli altri Paesi dell’Unione con lo stesso mezzo.

Nel mio caso ho già avuto conferma che questo cambiamento di cognome sarebbe impossibile in Francia, paese del quale mia figlia è cittadina. Allo stesso modo sappiamo che la Convenzione di New York, firmata da tutti i paesi dell'Unione, proteggere l’identità del bambino, della quale il cognome è uno degli elementi principali; lo stesso si può dire per la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea[4], ma il sistema tedesco sa come scavalcare anche tutto questo.

Se la Carta afferma che è “vietata ogni discriminazione basata sulla nazionalità”, il sistema tedesco scavalca quest'affermazione e permette comunque di cambiare il cognome di mia figlia (cognome francese): non si dice infatti che si richiede la modifica perché è un cognome francese e perché evidenzia che la bambina ha una madre francese (questo sarebbe discriminazione), lo si cambia in nome del Kindeswohl, perché mia figlia si sentirebbe meglio con un cognome tedesco.
In sostanza si realizza una discriminazione affermando che si sta proteggendo il bambino!
Questo non solo è accettato dal sistema tedesco, ma è fortemente favorito. La pressione sul genitore non tedesco affinché accetti “volontariamente” questa discriminazione è effettuata dallo Jugendamt (nel mio caso, come nella totalità degli altri) e sarà legalizzata dal giudice familiare.

Il tribunale familiare tedesco può attuare qualsiasi tipo di discriminazione e motivare tali decisioni con il Kindeswohl, per far sembrare, agli occhi di questa Europa, che la discriminazione è una protezione!

In casi come il mio, tutto è chiaramente scritto nella legge sul cambiamento di cognome, al § 1618 del codice civile tedesco: questo paragrafo permette a uno dei genitori separati di un bambino di sostituire il cognome del bambino con il nuovo cognome da sposato del genitore che detiene l'affido, a condizione che l'altro genitore sia d'accordo e che lo sia anche il bambino, se ha più di 5 anni. Nel caso in cui l'altro genitore non sia d'accordo, il giudice familiare può decidere al suo posto e accogliere la richiesta per il “bene del bambino” (Das Familiengericht kann die Einwilligung des anderen Elternteils ersetzen, wenn die Erteilung, Voranstellung, oder Anfügung des Namens zum Wohl des Kindes erforderlich ist).
Come si legge, nessuno è mai responsabile di queste discriminazioni: La legge dice che “il giudice può sostituirsi all'altro genitore (quello che non è d'accordo, il genitore non tedesco) se il Kindeswohl impone questo cambiamento”.
Ecco dunque a cosa serve la traduzione erronea del Kindeswohl. Politici e giuristi leggeranno una traduzione di questo tipo: “il giudice può sostituirsi all'altro genitore se il benessere del bambino impone questo cambiamento” e chi mai oserebbe agire contro il benessere del bambino?

Inoltre, per essere sicuri che la germanizzazione effettuata in nome del “mal tradotto benessere del bambino” sia irrevocabile, questo cambiamento di cognome è possibile una sola volta.

Nel caso di mia figlia Aurélie Dubois, è il cognome della madre biologica che verrà sostituito con quello dell'attuale moglie del signor Jaskowsky coniugato Huber. Pertanto Aurélie non avrà il cognome di suo padre e contemporaneamente perderà il cognome di sua madre biologica.

E ancora, il signor Jaskowsky coniugato Huber ha già lasciato una volta sua moglie, prima di incontrarmi e poi ha lasciato me, per ritornare con la sua ex moglie e madre della sua prima figlia. Poi l’ha sposata. Non è dunque azzardato pensare che potrebbe di nuovo lasciare sua attuale moglie per risposarsi e scegliere nuovamente di prendere il cognome di un'altra donna, ma Aurélie continuerebbe a portare il cognome di una donna con la quale non ha nessun legame.

Per concludere, vorrei far notare anche che nel mio caso personale e in quelli di tutte le madri non tedesche tutto ciò porta a fare di noi delle fattrici, degli uteri in affitto contro la nostra volontà e in totale contraddizione con la legislazione della maggioranza dei Paesi dell'Unione.

Sappiamo bene che il Parlamento e la Commissione non possono sostituirsi al tribunale familiare e tanto meno possono cambiare il diritto di famiglia di uno dei Paesi dell'Unione, ma sappiamo anche che possono prendere una posizione di chiara condanna relativamente a questi fatti e a questo sistema. Possono riflettere sulla necessità di ristabilire l'exequatur, fino a quando tutti i paesi non avranno lo stesso concetto di benessere del bambino. Possono anche condannare apertamente queste pratiche e ciò sarebbe di grande aiuto per i genitori che lottano, cercando di far rispettare i diritti dei loro bambini binazionali trattenuti in una giurisdizione che lavora per cancellare una parte della loro identità giustificandosi dietro al Kindeswohl.

Settembre 2016


[1] Non tradurre la parola “Kindeswohl”; NON significa “bene del bambino”!
[3] Non tradurre mai la parola “Jugendamt”, istituzione che esiste solo in Germania e che non è né un servizio sociale, né un’agenzia di protezione all’infanzia.
[4] Articolo 3. Diritto all’integrità della persona. Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.
Articolo 21. Non discriminazione. E’ vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
Nell’ambito d’applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato sull’Unione europea è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza, fatte salve le disposizioni particolari contenute nei trattati stessi.

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