Achtung, binational babies: bambini
germanizzati, economia e conferenza sul futuro dell’Europa
Questa rubrica si occupa di bambini binazionali e del sistema tedesco che si appropria di tutti loro per germanizzarli. Purtroppo il problema viene spesso circoscritto a quello delle sottrazioni internazionali, mentre la maggior parte delle sottrazioni avviene in territorio tedesco. In quel Paese il genitore non tedesco, in particolare quando si separa, è sistematicamente privato del suo ruolo genitoriale, gli viene impedito di trasmettere lingua e cultura del suo paese e viene ridotto a mero pagatore. In Europa molte associazioni di diversi Paesi si sono avvicinate e lavorano insieme per sottolineare il fatto che non si tratta di un problema italo-tedesco, o franco-tedesco, o polacco-tedesco, bensì del problema che rappresenta il sistema tedesco stesso e la sua peculiarità di esportare tale prevaricazione ben oltre i suoi confini. La finalità di germanizzare i bambini non è solo culturale, come potrebbe in un primo momento apparire, bensì economica. L’Unione europea, che con le sue istituzioni si erge a modello di democrazia, di uguaglianza e di rispetto dei diritti fondamentali, è fino ad ora rimasta sorda a tutti gli appelli, incapace di riconoscere che le più gravi violazioni dei diritti umani avvengono al suo interno. Togliere ad un bambino parte (o interamente) la sua identità è un crimine gravissimo, togliere futuro e risorse economiche ad altri paesi dell’unione non è da meno.
Il 18 gennaio
l’Associazione “Alienation free zone” di Marsiglia ha diffuso un contributo
alla Conferenza sul futuro dell'Europa.
Nel testo si legge: La nostra iniziativa
è mossa da una constatazione: la disfunzione istituzionale per cui i meccanismi
dell'Unione Europea non sono oggi in grado di preservare la continuità del
legame familiare e dunque l'interesse superiore del bambino, che va di pari
passo con quello dei genitori. Il legame genitore-figlio è sistematicamente sradicato in alcune giurisdizioni - il
bambino è tenuto prigioniero e strumentalizzato per ottenere pagamenti da uno o
entrambi i genitori, privati arbitrariamente della loro genitorialità. Un
importante tema correlato è quello dell'equità
davanti ai tribunali. Riteniamo –
continua il comunicato - questo tema
centrale e decisivo per la coesione dell'Unione europea, sia nella sua
dimensione giuridica che nella sua trasposizione nei campi economico, sociale
e/o del mercato del lavoro. Non dimentichiamo che il bambino di oggi sarà la risorsa di domani. Più avanti
l’Associazione si chiede anche: La
Garanzia europea per l'infanzia sarà, a lungo andare, un'incarnazione dei
principi del diritto tedesco che danno alle amministrazioni tutti i poteri di
ingerenza nella famiglia e nel rapporto genitori-figli? O sarà in grado di
salvaguardare la continuità del legame familiare, così come i diritti dei
genitori, quelli di cui godevamo originariamente nelle nostre società non
germaniche? I deputati di tutti i partiti vengono poi sollecitati a
presentare la seguente interrogazione scritta alla presidenza del Consiglio
dell'Unione europea:
-
Quale calendario e quali misure concrete intende adottare il Consiglio dell'UE
per porre fine alle discriminazioni perpetrate in nome di una nozione che non
può essere assimilata all’interesse superiore del fanciullo: il
"Kindeswohl", in altre parole, "l'interesse superiore della comunità economica tedesca attraverso il
bambino"?
-
Come intendono le autorità europee garantire l'esercizio effettivo di una
bigenitorialità non discriminatoria a livello dell'Unione europea, mentre oggi
questo rimane ancorato al principio di sussidiarietà? Ciò implica la delega dei
poteri decisionali a livello federale locale e lascia così libero sfogo
all'arbitrio di una rete di organismi istituzionali, politico-amministrativi,
ma anche privati e semi-privati che agiscono al di fuori di qualsiasi struttura
di controllo; controllo che dovrebbe invece farsi garante anche degli interessi
non tedeschi. Sinceramente nutriamo molti dubbi sul
fatto che le istituzioni europee e nazionali vogliano davvero riflettere sulle
conseguenze di queste germanizzazioni che da decenni non solo non cessano, ma
si ampliano in modo sempre più veloce, grazie ad accordi e trattati. Riteniamo
però che l’opinione pubblica debba essere informata, che ogni cittadino debba
sapere del rischio che corre nel procreare un bambino italo-tedesco e che solo
la conoscenza possa aiutarci nell’arginare questa vergognosa deriva.
Dott.ssa Marinella Colombo
Membro della European Press Federation
Responsabile nazionale dello Sportello
Jugendamt, Associazione C.S.IN. Onlus - Roma
Membro dell’Associazione European Children Aid
(ECA) - Svizzera
Membro dell’Associazione Enfants Otages -
Francia
Grazie mille Marinella.
RispondiEliminaBisognerebbe aumentare la visibilta' di questi articoli
volentieri, qualcuno può darci una mano?
Elimina