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mercoledì 16 febbraio 2022

Bambini germanizzati, economia e conferenza sul futuro dell’Europa

 










Achtung, binational babies: bambini germanizzati, economia e conferenza sul futuro dell’Europa

Questa rubrica si occupa di bambini binazionali e del sistema tedesco che si appropria di tutti loro per germanizzarli. Purtroppo il problema viene spesso circoscritto a quello delle sottrazioni internazionali, mentre la maggior parte delle sottrazioni avviene in territorio tedesco. In quel Paese il genitore non tedesco, in particolare quando si separa, è sistematicamente privato del suo ruolo genitoriale, gli viene impedito di trasmettere lingua e cultura del suo paese e viene ridotto a mero pagatore. In Europa molte associazioni di diversi Paesi si sono avvicinate e lavorano insieme per sottolineare il fatto che non si tratta di un problema italo-tedesco, o franco-tedesco, o polacco-tedesco, bensì del problema che rappresenta il sistema tedesco stesso e la sua peculiarità di esportare tale prevaricazione ben oltre i suoi confini. La finalità di germanizzare i bambini non è solo culturale, come potrebbe in un primo momento apparire, bensì economica. L’Unione europea, che con le sue istituzioni si erge a modello di democrazia, di uguaglianza e di rispetto dei diritti fondamentali, è fino ad ora rimasta sorda a tutti gli appelli, incapace di riconoscere che le più gravi violazioni dei diritti umani avvengono al suo interno. Togliere ad un bambino parte (o interamente) la sua identità è un crimine gravissimo, togliere futuro e risorse economiche ad altri paesi dell’unione non è da meno.

Il 18 gennaio l’Associazione “Alienation free zone” di Marsiglia ha diffuso un contributo alla Conferenza sul futuro dell'Europa. Nel testo si legge: La nostra iniziativa è mossa da una constatazione: la disfunzione istituzionale per cui i meccanismi dell'Unione Europea non sono oggi in grado di preservare la continuità del legame familiare e dunque l'interesse superiore del bambino, che va di pari passo con quello dei genitori. Il legame genitore-figlio è sistematicamente sradicato in alcune giurisdizioni - il bambino è tenuto prigioniero e strumentalizzato per ottenere pagamenti da uno o entrambi i genitori, privati arbitrariamente della loro genitorialità. Un importante tema correlato è quello dell'equità davanti ai tribunali. Riteniamo – continua il comunicato - questo tema centrale e decisivo per la coesione dell'Unione europea, sia nella sua dimensione giuridica che nella sua trasposizione nei campi economico, sociale e/o del mercato del lavoro. Non dimentichiamo che il bambino di oggi sarà la risorsa di domani. Più avanti l’Associazione si chiede anche: La Garanzia europea per l'infanzia sarà, a lungo andare, un'incarnazione dei principi del diritto tedesco che danno alle amministrazioni tutti i poteri di ingerenza nella famiglia e nel rapporto genitori-figli? O sarà in grado di salvaguardare la continuità del legame familiare, così come i diritti dei genitori, quelli di cui godevamo originariamente nelle nostre società non germaniche? I deputati di tutti i partiti vengono poi sollecitati a presentare la seguente interrogazione scritta alla presidenza del Consiglio dell'Unione europea:

- Quale calendario e quali misure concrete intende adottare il Consiglio dell'UE per porre fine alle discriminazioni perpetrate in nome di una nozione che non può essere assimilata all’interesse superiore del fanciullo: il "Kindeswohl", in altre parole, "l'interesse superiore della comunità economica tedesca attraverso il bambino"?

- Come intendono le autorità europee garantire l'esercizio effettivo di una bigenitorialità non discriminatoria a livello dell'Unione europea, mentre oggi questo rimane ancorato al principio di sussidiarietà? Ciò implica la delega dei poteri decisionali a livello federale locale e lascia così libero sfogo all'arbitrio di una rete di organismi istituzionali, politico-amministrativi, ma anche privati e semi-privati che agiscono al di fuori di qualsiasi struttura di controllo; controllo che dovrebbe invece farsi garante anche degli interessi non tedeschi. Sinceramente nutriamo molti dubbi sul fatto che le istituzioni europee e nazionali vogliano davvero riflettere sulle conseguenze di queste germanizzazioni che da decenni non solo non cessano, ma si ampliano in modo sempre più veloce, grazie ad accordi e trattati. Riteniamo però che l’opinione pubblica debba essere informata, che ogni cittadino debba sapere del rischio che corre nel procreare un bambino italo-tedesco e che solo la conoscenza possa aiutarci nell’arginare questa vergognosa deriva.

Dott.ssa Marinella Colombo
Membro della European Press Federation
Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt, Associazione C.S.IN. Onlus - Roma
Membro dell’Associazione European Children Aid (ECA) - Svizzera
Membro dell’Associazione Enfants Otages - Francia

Fonte:https://www.ilpattosociale.it/rubriche/achtung-binational-babies-bambini-germanizzati-economia-e-conferenza-sul-futuro-delleuropa/

 


domenica 28 marzo 2021

Il giudice, la politica e la sottrazione internazionale di minore

 


Link alla registrazione del convegno: https://youtu.be/_bHflZBbS-A


Qui sotto un intervento in particolare.

La sottrazione minorile nello scenario internazionale

 Incontro di martedì 16 marzo 2021

 

Intervento e considerazioni di Marinella Colombo

IL GIUDICE, LA POLITICA E LA SOTTRAZIONE INTERNAZIONALE DI MINORE

 

Nel ringraziare gli organizzatori del Convegno, desidero esprimere loro la mia stima per l’impegno profuso nel rendere possibile questo evento. La sottrazione internazionale di minori è un problema diffuso e in continuo aumento. Non riguarda solo le poche centinaia di casi riportati dall’Autorità centrale che, anche a detta della stessa vice-ministro Marina Sereni, intervenuta prima di me, sono in effetti solo quelli che gli interessati hanno voluto segnalare all’Autorità centrale, a Roma. La problematica riguarda in realtà migliaia di bambini che perderanno la loro identità, lingua e cultura italiana, rendendo loro la famiglia italiana allargata nient’altro che un gruppo di estranei con i quali non sono più neanche in grado di comunicare.

 

Da un punto di vista istituzionale va innanzi tutto evidenziato come, quando si parla di sottrazioni internazionali di minori, l’azione della nostra Autorità centrale del Ministero di Giustizia (autorità preposta a questo genere di problematiche, come già ben spiegato dalla Presidente della Camera Minorile di Brindisi, l’avv. Simonetta de Carlo) si concentri purtroppo esclusivamente sulle sottrazioni relative a bambini portati in Italia dall’estero ad opera del genitore italiano del minore. Per i bambini italiani portati dall’Italia all’estero si demanda completamente all’autorità straniera omologa. E’ questo il motivo per il quale la problematica delle sottrazioni internazionali di minore non ha mai registrato iniziative che abbiano inciso positivamente e risolutivamente, nonostante i numerosi “vademecum” e le task force tra ministeri sempre continuamente rinnovate almeno negli ultimi tredici anni. L’uso dei pochi, eppure esistenti, strumenti di prevenzione e anche di sostegno al connazionale viene ignorato. Il genitore italiano che chiede aiuto viene troppo spesso percepito dalle nostre autorità consolari come un elemento fastidioso e di disturbo.

Questo modo di procedere del sistema italiano è ormai definito da molti come “auto-razzista” ed “autolesionista”. Tenterò di spiegare cosa porta a questa amara definizione dei fatti.

1. Una fattispecie di sottrazione è il caso del cittadino italiano (non importa se padre o madre) emigrato all’estero con la convinzione di trovare una sorta di “eldorado”, sia per cercare lavoro, sia per seguire il/la compagno/a che ama. Quando l’unione fallisce, scopre di essere completamente privo/a di diritti anche nei confronti dei figli.

2. L’altra fattispecie è quella del cittadino italiano (non importa se padre o madre) che ha avuto un figlio in Italia con un/a cittadino/a straniero/a. Quando si rende conto che lui/lei vuole andarsene cerca, senza successo, di tutelare il bambino e quando il bambino è ormai all’estero si ritrova completamente solo, perseguitato dai tribunali (tra l’altro diventa un bancomat) ad assistere impotente alla cancellazione del suo ruolo genitoriale.

 

Le Autorità italiane ignorano completamente il fatto che, nel caso 1, se un genitore italiano fa rientro in Italia con la prole, lo fa solo perché ha dovuto sperimentare a sue spese come nei tribunali esteri il fatto di essere italiano sia una pregiudiziale nella possibilità di ottenere e continuare ad esercitare i suoi diritti/doveri di genitore. Tornando in Italia, nel suo paese, crede di poter ritrovare una giustizia equa che sentenzi in base ai fatti e non ai pregiudizi e che tuteli il diritto alla bigenitorialità della prole. La risposta italiana (e solo italiana!) è invece sempre la stessa: decreto di rimpatrio immediatamente esecutivo con la forza dopo il primo grado di giudizio. Mentre cioè ogni cittadino è innocente fino all’eventuale condanna in terzo grado, i bambini, dopo un procedimento sommario che si conclude con una sola udienza, vengono prelevati a casa o a scuola con enorme dispendio di uomini e mezzi, dunque di preziose risorse, per essere letteralmente impacchettati e rispediti all’estero presso un genitore che, nel migliore dei casi si adopererà per cancellare la loro parte italiana di identità e dove il tribunale toglierà al genitore italiano la potestà (oggi responsabilità genitoriale) anche senza neppure averlo mai incontrato. Queste sono, secondo le autorità italiane, i casi di sottrazione nei quali esse intervengono, risolvono in modo rapido e delle quali riferiscono con orgoglio in relazioni e convegni. In effetti Convenzioni e regolamenti non lasciano molto spazio d’azione, ma anche quel poco che si può fare (per esempio invocare l’Art. 13b della Convenzione per negare il rimpatrio) non viene praticamente mai fatto. L’Associazione Centro Servizi interdisciplinare, con il suo Sportello Jugendamt (sportello del quale sono responsabile nazionale) e l’avvocata che collabora con noi, l’avv. Irene Margherita Gonnelli, ha lavorato con i governi precedenti, preparando proposte concrete e di relativamente semplice attuazione per modificare questa situazione, sia con provvedimenti legislativi che amministrativi. Pare sia mancata la volontà di risolvere tale problematica dovuta, a mio modesto parere, ad una profonda mancanza di dignità in quanto Popolo e Stato italiano. Relativamente alla ratifica italiana della Convenzione dell’Aja, inspiegabilmente articolata contro i cittadini e soprattutto i bambini italiani, rimando al mio libro La tutela oltre la frontiera. Bambini bilingue senza voce – Bambini binazionali senza diritti, edito da Bonfirraro.

Mentre per un altro esempio, l’assurdo obbligo – soltanto italiano – di chiedere l’autorizzazione al genitore straniero (spesso il sottrattore) per conseguire il proprio passaporto di cittadino adulto italiano, rimando alla Petizione presentata al Parlamento europeo; qui http://jugendamt0.blogspot.com/2019/01/la-petizione-che-riguarda-tutti-i.html e qui il link per accedere e firmare (è sufficiente iscriversi al sito del Parlamento e firmare digitalmente):

https://www.europarl.europa.eu/petitions/it/petition/content/0610%252F2018/html/Petition-No-0610%252F2018-by-Marinella-Colombo-%2528Italian%2529-on-the-discriminatory-practice-of-the-Italian-State-in-relation-to-the-issue-and-renewal-of-the-passport-of-the-Italian-parent

 

Nel caso 2, quello delle sottrazioni di bambini portati via dall’Italia ad opera del genitore straniero, le autorità italiane sottolineano come sarebbe doveroso prevenire e leggere una delle numerosissime ristampe del “vademecum” del Ministero sulla sottrazione. In effetti prevenire, in quasi tutti gli ambiti, è estremamente saggio. Ma nelle Procure e nei Tribunali italiani il genitore italiano che tenta di prevenire una sottrazione si sente rispondere “non è possibile fare processi alle intenzioni”. Dunque non viene messa in atto praticamente nessuna misura atta a prevenire e, se è la madre ad essere italiana, si apre la strada all’accusa di essere una madre “malevola” e di inventarsi accuse per tenere i bambini per sé.

In mancanza di misure preventive, troppo spesso un genitore si ritrova all’improvviso con una casa vuota. La prole è ormai all’estero. Il giudice italiano, quello del luogo di residenza abituale, non ha ora a che fare con un “processo alle intenzioni”, ma con una sottrazione che si è ormai realizzata.

Potrebbe ancora salvare la situazione, potrebbe emettere un decreto inaudita altera parte certificante che la residenza abituale del bambino è in Italia (Art. 15 Conv. Aja). Con tale decreto, il tribunale del paese nel quale è stato condotto il minore, sarà praticamente costretto a decretarne il rimpatrio. Il resto del procedimento su affido ed eventuale trasferimento autorizzato devono aver luogo in Italia.

In pratica succede invece questo: l’avvocato, non necessariamente specializzato in casi di famiglia internazionale (o comunque non a riportare in Italia i bambini – ci sono avvocati che si vantano di aver mandato all’estero bambini italiani in modo estremamente veloce!) invece di presentare al giudice tale richiesta, presenta istanza di separazione. Oppure inizia procedimenti penali contro il genitore non-italiano, finalizzati a condanna ed estradizione, ignorando che non pochi Paesi non estradano i loro concittadini. Dunque anche l’eventuale “vittoria” nei tribunali penali italiani non riporta a casa il figlio.  Passano mesi e anni, il bambino – indipendentemente dall’esito del procedimento di separazione – resta all’estero. Oppure l’avvocato è al corrente e presenta istanza ex art. 15 della convenzione. Qui la situazione è ancora più tragica (e purtroppo ben documentata) perché il giudice del Tribunale per i minorenni si dichiara non competente e rimanda al tribunale ordinario. Il giudice del tribunale ordinario rimanda invece a quello per i minorenni. Se poi uno dei due decide di dar seguito all’istanza, ignora comunque la richiesta di urgenza e di inaudita altera parte (cioè senza notifica alla controparte) e fissa il termine entro il quale il genitore italiano deve notificare all’estero al genitore che spesso non sa neppure dove si sia nascosto!!! Con il bambino ormai all’estero l’azione italiana si risolve con l’invio di qualche mail e qualche fax all’Autorità centrale omologa estera. Nel 99% dei casi questi bambini non tornano più. Vengono mantenuti all’estero con soldi italiani. Va riconosciuto che in questo ambito le Autorità italiane sono molto efficaci e velocissime: vengono sequestrati in Italia stipendi, case e risparmi a tempo record e gli importi vengono mandati all’estero.

L’esempio che rinchiude entrambi le fattispecie di comportamenti dell’Autorità centrale italiana è quella del papà italiano (colui che ha chiesto poi di intervenire nel presente dibatto e che darà così ulteriori dettagli) che permette alla moglie, stabilmente residente in Italia da anni, di andare a partorire nel suo paese. Dopo il parto, lei rimanda continuamente il rientro e costringe il marito a inoltrare richiesta di rimpatrio della piccola, ma il giudice italiano, territorialmente competente per quel nucleo famigliare, glielo nega. L’Italia dunque preferisce smembrare una famiglia lasciando una cittadina di domani crescere all’estero senza padre. Quando però dall’estero arriva la richiesta di integrazione del pagamento degli alimenti (che il padre ha sempre pagato, ma secondo la controparte non a sufficienza) allora l’Autorità centrale italiana diventa più che attiva nel perseguire il proprio concittadino, sia nella scelta delle parole che nei fatti. Tutto ciò è di davvero difficile comprensione e accettazione.

 

Se il Ministero di Giustizia si è dotato di un’Autorità centrale, il Ministero degli esteri, dunque lo Stato italiano, ha delle rappresentanze consolari negli altri Paesi. Il loro ruolo di sostegno al cittadino e genitore italiano è fondamentale. Non solo il Console ricopre tra l’altro funzioni di giudice tutelare del minore italiano, ma può evitare, con la sua presenza in udienza, che il genitore italiano venga denigrato insieme a tutto il suo Paese e che quindi al bambino venga negato in maniera completa il suo diritto a mantenere rapporti con entrambi i genitori. Purtroppo la situazione fattuale ci trasmette un’immagine ben diversa di questi alti funzionari. Spesso il Console si appella ad ogni genere di motivazioni per non presentarsi in udienza, non informarsi dei procedimenti relativi a minori suoi concittadini, insomma non sostenere il proprio concittadino.

 

Come invece evidenziato anche dalla vice-ministro, il ruolo dei Consoli è fondamentale, pertanto auspichiamo, anzi chiediamo formalmente che il Ministero degli Esteri prenda buona nota e dia precisa indicazione a Consolati ed Ambasciate di seguire e rispettare quanto previsto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 29 novembre 2018 ed in particolare quanto previsto al punto 30 che cito “[Il Parlamento europeo] ricorda agli Stati membri l'importanza di attuare sistematicamente le disposizioni della convenzione di Vienna del 1963 e di assicurarsi che le ambasciate e le rappresentanze consolari siano informate fin dalle prime fasi di tutti i procedimenti di presa in carico dei minori riguardanti i loro cittadini e abbiano pieno accesso ai relativi documenti; sottolinea l'importanza di una cooperazione consolare affidabile in questo settore e suggerisce che alle autorità consolari sia consentito di partecipare a tutte le fasi del procedimento

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2018-0476_IT.pdf?redirect

 

A conclusione di questo mio intervento desidero infine sottolineare che la risoluzione della problematica “sottrazioni internazionali” si risolverà quando, senza cercare complicate soluzioni anche di difficile attuazione, lo Stato italiano – le sue cariche, amministrazioni e tutti i suoi apparati – ritroverà la propria dignità. Solo in condizione di tale ritrovata dignità potrà efficacemente difendere i propri concittadini, soprattutto quelli di domani, i nostri bambini.

Dott.ssa Marinella Colombo

 

 

 



mercoledì 18 dicembre 2019

Bambini sottratti, in Germania l’incubo chiamato ‘Jugendamt’


Articolo di Marco Gregoretti, pubblicato da Imola Oggi il 17 dicembre 2019
‘Jugendamt’ è l‘ente tedesco con poteri assoluti e tristemente noto a tanti genitori italiani




 Della sua storia si sono occupati a lungo i giornali. Le hanno cucito addosso un racconto “criminale” di mamma che aveva rapito i figli. L’hanno perfino portata due volte nel carcere milanese di San Vittore. Una ingiustizia da togliere il fiato. Ma di quel che è capitato non ha più tanta voglia di parlare. Di certo c’è che non vede i figli da quasi dieci anni, di fatto rapiti dalla cattiveria burocratica di uno Stato straniero, quello tedesco, contro cui l’Italia, con una diplomazia tappetino, tribunali accondiscendenti, forze dell’ordine costrette a eseguire provvedimenti assurdi, non fa nulla. ”Signora!”si sentiva ripetere negli uffici “con tutto quello che c’è in ballo con la Germania, non possiamo certo metterci a fare questioni per restituire a una mamma la possibilità di riabbracciare i figli”. Quella donna, sembrano dire l’ex marito tedesco e le istituzioni, non è più vostra madre. Scordatevela, dimenticatevela. Piuttosto andate in un istituto.

Ecco perché Marinella Colombo milanese, con la sua associazione (sportello Jugendamt), che lavora in sinergia con altre due associazioni, una francese e una svizzera, è diventata la combattente perpetua contro lo Jugendamt, l’ente che, in maniera totalmente discrezionale, senza controllo, senza controparte “amministra la gioventù” in Germania. E la amministra proseguendo il modello organizzativo realizzato dal Terzo Reich per porre sotto controllo del commissario politico locale (che oggi non c’è più, naturalmente) tutte le amministrazioni e gli operatori a contatto con bambini e adolescenti.



Nella legge fondamentale tedesca si legge: “Lo Jugendamt lavora nell’ambito dell’autonomia dei comuni così come garantita dall’articolo 28”. E ancora, tanto per far capire come questa istituzione abbia potere di vita e di morte sulle famiglie: non esiste un supervisore e lo Jugendamt, che controlla la famiglia e la giustizia famigliare, si autocontrolla. Ergo: se dalla Germania arriva l’ordine di portare via un figlio a una madre e di arrestare la madre, le forze dell’ordine italiane devono eseguire nel giro al massimo di 48 ore. Se una madre o un padre italiani fanno un ricorso presso un tribunale tedesco per riavere o rivedere i figli, possono passare anche alcuni mesi prima che arrivi una risposta. Che sarà quasi sicuramente negativa.

Non basta lo Jugendamt cerca, a volte con successo, di andare a riprendere dei bambini in un altro Stato. A una coppia, lei francese e lui tedesco, è successo che un funzionario dello Jugendamt, dopo dieci anni, sia andato a suonare alla porta della loro casa francese. “Andatevene, siete in uno stato straniero” ha urlato la madre al telefono quando ha saputo dalla figlia maggiorenne (l’altra, minorenne, per fortuna era a scuola) che cosa fosse accaduto. Ancora qualche giorno dopo sotto casa sostava un’automobile nera con targa tedesca.

Sono decine, centinaia, forse migliaia, i bambini prelevati senza possibilità di opposizione, dallo Jugendamt, e messi in istituti ove possono restare anche anni senza che la famiglia sappia che fine abbiano fatto. Soprattutto quando uno dei due genitori non è tedesco. Per loro fortuna la coppia franco-tedesca era in contatto con Marinella Colombo.

“Quando mi hanno portato via i mie due figli “dice a Nuova Cronaca Colombo “mi sono detta: per ogni mio figlio che non vedo più, ne devo salvare dieci. Ci siamo: ne ho fatti rientrare a casa sottraendoli alle manipolazioni tedesche, almeno venti”. Recentemente è riuscita restituire il sorriso a un papà, un operaio italiano. È padre di un figlio avuto da una donna rumena. Lei è scappata in Germania nel 2017 inventando un castello di false accuse. “Ci sono voluti due anni, ma questa battaglia l’abbiamo vinta” conclude Colombo. “Ora quella donna è di nuovo in Italia, nella città dove vive il padre del bambino. Che può vedere quando vuole”.

domenica 13 gennaio 2019

Grazie per il vostro duro lavoro, che ha contribuito anche a questa vittoria

Pubblichiamo qui di seguito lo scritto della D.ssa Marinella Colombo.


Grazie per il vostro duro lavoro, che ha contribuito anche a questa vittoria

La vicenda: i genitori non sposati si accordano affinché la figlia comune, nata e da sempre residente in Francia, passi un anno scolastico in Germania, per imparare la lingua tedesca. Alla fine della scuola avrebbe dovuto ritornare in Francia, ma il padre la ha trattenuta in Germania e ha ottenuto dal tribunale tedesco (come da prassi di quel paese) il “diritto esclusivo di determinare il luogo di soggiorno” della bambina. In sostanza, come sempre, si inizia con una mediazione per poi effettuare una sottrazione e legalizzarla.
La madre va in Germania, prende la figlia e la riporta in Francia, il giudice penale tedesco la accusa di sottrazione internazionale. Siamo di fronte alla classica inversione dei ruoli operata dalla Germania e grazie alla quale tutte le statistiche sulle sottrazioni risultano falsate.
Ho collaborato alla risoluzione di questo caso nel quale è stata applicata la nota metodologia tedesca per trattenere i bambini sotto la propria giurisdizione, usando la mediazione per ben altri scopi e infine la vergognosa pressione sui giudici non-tedeschi.
L’avvocato con cui siamo in contatto in Francia e che abbiamo consigliato alla madre (tramite l’Associazione Enfants Otages, con cui collaboro) per difendersi in Francia, finalmente ci scrive:

“Abbiamo ottenuto il riconoscimento della giurisdizione francese davanti al Tribunale per i Minorenni di T., che ha quindi determinato la residenza abituale in Francia al momento del rinvio, anche se la bambina aveva trascorso 10 mesi in Germania e la Germania sostiene addirittura un anno e mezzo.

Nonostante le telefonate del giudice tedesco e le lettere del giudice tedesco al giudice francese (che ha svolto quindi un vero e proprio lavoro di lobbying!) affinché decretasse la sua incompetenza, abbiamo vinto questa prima battaglia che pone fine alla procedura di custodia tedesca. La Francia si pronuncerà sulla custodia e ostacolerà la procedura di ritorno avviata dal padre, perché la residenza abituale era in Francia: dunque nessun trasferimento illegale in Francia.

Volevo informare tutti voi che ho usato anche la risoluzione EU sullo Jugendamt che confermava i miei scritti e le mie memorie e che afferma che la Germania non soddisfa i criteri della Corte di giustizia europea di residenza abituale, in modo che il giudice francese non ha più tenuto conto delle dichiarazioni della sua controparte tedesca.

Quindi, grazie per il vostro duro lavoro, che ha anche contribuito a questa vittoria!”

Questa è anche un’ulteriore prova del fatto che il problema della sottrazioni si risolve innanzi tutto con il sostegno del proprio paese, quello da cui il minore è stato sottratto. E’ troppo facile e assolutamente improduttivo l’atteggiamento di chi aspetta che il problema venga risolto dall’estero e ancor meno dalla Germania.

Marinella Colombo


sabato 4 agosto 2018

Quei viaggi senza ritorno dei bambini italiani … ma c’è chi riesce a far invertire il senso di marcia.

Torna in Italia la piccola A-G. S., portata illecitamente in Germania un anno fa!!

















La posizione delle istituzioni Italiane nei casi di sottrazione internazionale ha fatto sorgere in non pochi genitori e addetti del settore il dubbio che ci fosse un accordo (ovviamente da non rendere noto, in nessun caso!) stipulato tra dette istituzioni e gli omologhi degli altri paesi. Da anni l’Italia primeggia infatti nella statistica dei paesi che eseguono i rimpatri, cioè mandano i bambini dall’Italia verso l’estero, immediatamente dopo il primo grado di giudizio, quello del Tribunale per i Minorenni, ma si pone come fanalino di coda nei casi in cui il bambino sia stato portato illecitamente all’estero e debba rientrare in Italia. In sostanza, i bambini vengono mandati velocissimamente all’estero, ma quando si tratta invece di farli rientrare nessuno si muove e i bambini non rientrano. Peggio, il genitore che tenta di ottenere il rimpatrio non solo non viene aiutato, ma viene ostacolato dal suo stesso Paese.
Il caso più difficile e complicato è quello in cui il bambino è stato portato in Germania. Se l’Italia primeggia nel “regalare” agli altri paesi i propri figli, la Germania lo fa in senso inverso: trattiene sempre e comunque i bambini che hanno messo piede sul suolo tedesco. Il concetto nazionalista di “bene del bambino”, lo stravolgimento dei regolamenti europei e soprattutto i codici di procedura teutonici fanno sì che nessun bambino possa lasciare la Germania, anche se vi è stato portato a seguito di una sottrazione.
Questo noi non lo accettiamo! I bambini sottratti dall'Italia, in Italia devono tornare, tutti!!

Questo non è uno slogan, questo è il nostro impegno che diventa concretezza e … rimpatrio!
E’ infatti con estrema soddisfazione e gioia che vi comunico che siamo riusciti (anzi riuscite) ad ottenere il decreto di rimpatrio del giudice di Colonia per la piccola A.G.S., di 9 anni, portata un anno fa in Germania dalla madre senza il consenso e all'insaputa del padre.
La famiglia del padre ci aveva contattato quando era ormai molto tardi e dunque ottenere il rimpatrio era una davvero un’ardua impresa. Ma questo papà, che continua a voler giustamente fare il padre, senza pensare né aver mai pensato di eliminare o di sostituirsi alla madre, meritava il nostro sostegno. In Germania la bambina aveva perso il padre, in Italia potrà avere, anche se separati, entrambi i genitori. Così dovrebbe intendersi e così intendiamo noi la “tutela del minore”.

Con questo “noi” intendo l’Avv. Irene Margherita Gonnelli e tutte le persone che hanno voluto unire la loro professionalità e le loro competenze alle mie. Le persone che con me hanno creato una rete davvero efficiente nel coordinare l’intervento di istituzioni e di professionisti altamente qualificati per realizzare la tutela del minore italiano (o comunque residente in Italia) sottratto. A noi non interessa il passaporto, né il genere, né il colore della pelle, ma solo il fatto che i bambini portati via illecitamente dall’Italia devono farvi ritorno!

Dott.ssa Marinella Colombo

Avv. Irene Margherita Gonnelli

martedì 27 marzo 2018

Lo Jugendamt, il convitato di pietra in Commissione Petizioni

Il 22-02-2018 si è discussa in Commissione Petizioni al Parlamento Europeo (Bruxelles) l’ennesima petizione contro lo Jugendamt e il sistema familiare tedesco che distorce Leggi e regolamenti per appropriarsi dei bambini stranieri o binazionali. Qui l’intervento di eurodeputati francesi, italiani, greci




On. Edouard Martin Eurodeputato Francese sul tema dello Jugendamt a Bruxelles


On. Eleonora Evi Eurodeputata Italiana sul tema dello Jugendamt a Bruxelles


On. Virginie Rozière Eurodeputata Francese sul tema dello Jugendamt a Bruxelles


On. Marìas Eurodeputato Greco sul tema dello Jugendamt a Bruxelles

martedì 20 marzo 2018

Le perizie familiari in Germania ...








In Germania le perizie familiari sono redatte solo raramente da psicologi.

I periti incaricati non hanno necessariamente questo titolo.


Certo è che il 75% delle perizie non rispondono ai necessari requisiti scientifici!


Non è un'affermazione nostra, ma di professionisti tedeschi. Questo video, che idealmente segue quello relativo alla dichiarazioni del giudice familiare in pensione che affermava, "anche mia nonna potrebbe essere nominata perito familiare, non serve nessuna preparazione specifica".


Di sicuro, nei casi binazionali - che la TV tedesca si guarda bene dal presentare - la perizia serve sempre ad allontanare il genitore non-tedesco, indipendentemente dai fatti e dalle prove!

sabato 17 febbraio 2018

L'ennesima traduzione errata, quando si parla di Jugendamt tedesco!

Evidentemente in terra teutonica (ma anche in trasferta a Bruxelles) il fine giustifica sempre il mezzo, qualsiasi mezzo.
Il fine politico e soprattutto economico dato dall’introito che genera ogni bambino trattenuto in Germania giustifica evidentemente ogni mezzo, anche quello davvero poco edificante della traduzione errata.

L’intervento di Eleonora EVI in Commissione JURI a proposito delle modifiche al Regolamento Bruxelles II bis è stato svuotato di significato dalla traduzione tedesca, dunque inutilizzabile per tutti coloro che lo hanno ascoltato in quella lingua, compresi gli altri deputati partecipanti al dibattito e alle decisioni in merito.

Per l’ennesima volta constatiamo che i testi di eurodeputati italiani vengono tradotti ERRONEAMENTE dai traduttori tedeschi nella loro lingua, soprattutto i testi che criticano con precisione il governo tedesco.
I casi possono essere solo 2:
o i traduttori e interpreti madrelingua tedeschi a Bruxelles sono impreparati e comunque ad un livello molto più basso dei loro colleghi di altri paesi
o i traduttori e interpreti madrelingua tedeschi sanno cosa stanno facendo, ma preferiscono stravolgere i testi degli oratori non tedeschi, in modo da invalidarne i contenuti e l’efficacia.

A voi l’ardua sentenza!


mercoledì 26 luglio 2017

Missiva al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

  

Al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale della Farnesina, 1
00135 Roma

e p.c.
Ai Consolati d’Italia in territorio tedesco
Ai Deputati e Senatori della Repubblica italiana


Milano/ Roma, 26 luglio 2017


Egr. sig. Ministro
Egr. sigg. Consoli
Egr. Deputati e Senatori della Repubblica italiana


Ogg.: bambini italiani sottratti in Germania


Con la presente desideriamo portare la Vostra attenzione sulla gravissima questione dei bambini italiani sottratti in Germania ai propri genitori dallo Jugendamt tedesco e sul ruolo dei Consolati Italiani presenti sul territorio. Il problema riguarda sempre più coppie di Italiani non separati che si sono trasferiti in Germania per motivi di lavoro (oltre agli Italiani che si separano in Germania e perdono sempre i diritti sui figli), cosicché non ci si può ormai più nascondere dietro alla presunta separazione litigiosa, addotta a giustificazione fino ad oggi.

Il numero dei bambini coinvolti ha raggiunto livelli inaccettabili. Purtroppo non esiste un elenco statistico e comunque non sarebbe probabilmente completo. I nostri connazionali presumono la possibilità di un intervento molto più deciso da parte dei nostri Consolati e restano quasi sempre delusi. Dall’altra parte, noi siamo consapevoli che i Consolati devono seguire le indicazioni che provengo dal Ministero degli Esteri e non possono spingersi oltre. Entrambi gli aspetti vanno senz’altro modificati ed è a questo fine che sottoponiamo le richieste che seguono, affinché i Consolati abbiano un nuovo strumento a disposizione per poter supportare i propri connazionali.

Ricordiamo che in Germania, dopo sei mesi di residenza nel paese, i bambini hanno 3 genitori dei quali il genitore di Stato, lo Jugendamt, è il più potente. Lo Jugendamt siede in Tribunale come parte in causa e indica al giudice la decisione da prendere, ma può sottrarre un bambino ai suoi genitori anche in mancanza di decisione giuridica che si fa emettere solo a posteriori, per giustificare la sottrazione già avvenuta.
  
I genitori, per esempio Italiani, si trovano a combattere contro un’autorità che rappresenta lo Stato stesso. A questa controparte si aggiungono in tribunale altre parti in causa, come il Verfahrensbeistand (che non è l’avvocato del bambino, ma un altro controllore di Stato) e sempre più spesso anche i genitori affidatari tedeschi.
A questa evidente mancanza di equilibrio nella rappresentazione dei diversi interessi va aggiunto il fatto che ogni decisione viene emessa sulla base di presunzioni e nel rispetto del principio del “Kindeswohl”. Il “Kindeswohl”, letteralmente “bene del bambino” è un concetto giuridico “non definito; non esiste una definizione legale astratta di questo concetto” (cit. da missiva del Ministero tedesco per la famiglia del 31 marzo 2017 al Parlamento Europeo: bei dem Begriff des Kindeswohl handelt es sich um einen unbestimmten Rechtsbegriff. Eine abstrakte Definition dieses Begriffes durch Gesetz gibt es nicht) che viene dunque interpretato in favore delle parti tedesche.

Per dare sostegno concreto a questi genitori abbiamo spesso contattato i servizi sociali italiani del luogo di residenza in Italia precedente al trasferimento, chiedendo e ottenendo la disponibilità a farsi carico dei bambini. Abbiamo coinvolto i Consolati, svolgendo un lavoro di coordinamento anche con gli avvocati. Ma poiché il sistema italiano e tedesco sono incompatibilmente differenti (ved. anche:
http://jugendamt0.blogspot.it/2017/07/incompatibilita-tra-diritti-di-famiglia.html ), ci ritroviamo con lo Jugendamt e il giudice tedesco che si ritengono superiori ai Servizi italiani e, nei casi in cui il Console si presenta all’udienza, spesso viene messo vergognosamente alla porta. Il decreto emesso è sempre la fotocopia di uno solo: per il Kindeswohl, il bene tedesco del bambino, i piccoli italiani devono rimanere in Germania, crescere con una famiglia tedesca, parlare solo tedesco, dimenticare e cancellare i genitori, insieme alla loro identità italiana.

L'attuale assetto dei procedimenti tedeschi in materia di famiglia che vedono la presenza - ingombrante - dello Stato tedesco e dall'altra parte non consentono un pari accesso allo Stato italiano è in piena violazione del principio di non discriminazione (art. 14 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e del diritto ad un equo processo, alla difesa ed al contraddittorio (art. 6 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e dunque è incompatibile con l'ordinamento europeo e non tollerabile.

Inoltre tutto ciò è profondamene lesivo della dignità degli Italiani e delle nostre Istituzioni ed Autorità.


Per questo chiediamo espressamente:


-        Che presso i Tribunali familiari tedeschi ci si appelli alla Convenzione di Vienna del 24.04.1963 secondo la quale il Console esercita poteri di Giudice tutelare sul minore italiano residente all’estero;


-        Che in virtù di tale Convenzione - e per riequilibrare la massiccia presenza dello Stato tedesco (Jugendamt) in tutti i procedimenti familiari (anche quelli portanti su bambini binazionali) il Console d’Italia richieda sistematicamente al giudice tedesco territorialmente competente per la causa familiare di essere ammesso al procedimento quale parte in causa

e

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia in territorio tedesco di utilizzare sistematicamente questa prassi;

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di richiedere sistematicamente la restituzione del minore italiano all’Italia, indipendentemente dall’idoneità dei genitori;

-        di voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di presentare sistematicamente istanza, appunto quale parte in causa, affinché il minore italiano venga preso in carico dai servizi sociali italiani del territorio da cui provengono e nel quale torneranno a vivere i genitori italiani

Considerando che una famiglia affidataria tedesca incassa in media più di 1000 € al mese per ogni bambino e che il pagamento di tali cifre viene anticipato dallo Stato tedesco ma poi richiesto ai genitori, stiamo parlando di miliardi di euro di provenienza italiana (da genitori residenti in Italia e da genitori italiani residenti in Germania) che, attraverso i minori, entrano nelle casse tedesche.

Con l’introduzione della prassi qui richiesta, la frase “la Farnesina segue il caso con attenzione” non verrà più percepita come una giustificazione di facciata, ma acquisirà un significato nuovo, condiviso e apprezzato unanimemente.

Sperando di esserci resi utili, restiamo a disposizione e in attesa di celere riscontro.
Ringraziando, porgiamo
Distinti saluti
Dott.ssa M. Colombo
Responsabile nazionale dello Sportello Jugendamt

----- Missiva inviata a:

ed anche a Deputati e Senatori della Repubblica Italiana

sabato 22 luglio 2017

Si appropriano dei nostri figli e ne pretendono anche i documenti
















Traduzione di una delle ultime comunicazioni dell’Associazione C.S.IN. Onlus (Sportello Jugendamt) allo Jugendamt tedesco che si è appropriato di un’altra bambina italiana, nata in Italia da genitori Italiani, scolarizzata in Italia e residente in Germania dall’anno scorso.
Non contento, lo Jugendamt ricatta la madre affinché consegni la carta d’identità della figlia.
Il mezzo del ricatto è sempre lo stesso, se non ubbidisci non vedi più tua figlia, neppure in visite sorvegliate.

La lettera:

Ogg.: Carta d’identità di Alice Vinciguerra [* nome di fantasia nel rispetto della privacy]

Egregi signori
in qualità di Associazione che supporta genitori e bambini italiani in Germania, siamo stati contattati dalla signora X relativamente al caso della minore Alice Vinciguerra*, nata il // a // Italia, figlia comune della signora x e del signor Y.

La signora X è stata esortata a consegnare la carta d’identità di Alice. Asseritamente la famiglia affidataria [tedesca] avrebbe bisogno di questo documento italiano per andare in vacanza. In sostanza Alice dovrebbe essere spostata da un luogo sconosciuto ad un altro luogo sconosciuto.

A seguito di consultazioni con nostri avvocati e giuristi, possiamo comunicare quanto segue:

La Carta d’identità è un documento italiano, rilasciato dalle Autorità della Repubblica Italiana. La Carta d’identità di un minorenne viene rilasciata solo con l’accordo e la firma di entrambi i genitori. Nessuno dei due genitori può fare ciò che vuole con questo documento. Non è una sua proprietà.

Pertanto la signora X non può consegnare la Carta d’identità di Alice. Potrebbe persino essere perseguibile per questo.

Poiché non si può pretendere dalla signora che si metta in posizione di illegalità, essa non potrà consegnarVi la Carta d’identità di Alice.

Distinti saluti

venerdì 16 giugno 2017

La testimonianza di ciò che i tribunali tedeschi nascondono

Questo video, realizzato dalla televisione RT, ripercorre una storia simile a mille altre che si verificano ogni giorno in Germania e sempre con maggior frequenza. 
Le vicende sono apparentemente diverse, ma l'esito è sempre lo stesso: il cosiddetto “bene del bambino” corrisponde a vivere con il genitore tedesco (in mancanza di esso, se entrambi sono stranieri, si predilige la famiglia affidataria) che prima o poi arriva a detenere ogni diritto.


Questa coraggiosa testimonianza ci svela con quali metodi abbietti lavori il sistema familiare tedesco, controllato dallo Jugendamt.
Moritz Meyer, il bambino, ormai ragazzo maggiorenne, protagonista di questa vicenda, aspetta da suo padre (=il suo genitore tedesco) delle pubbliche scuse per i soprusi subiti.
Probabilmente queste scuse non arriveranno mai, noi ci sentiamo invece in dovere di ringraziare pubblicamente Moritz perché le sue parole, non solo svelano una verità tenacemente nascosta dal sistema, ma ridanno speranza ad ogni genitore con figli prigionieri in Germania che un giorno anche i propri figli possano trovare questo stesso coraggio.

Grazie Moritz!


domenica 11 giugno 2017

Il ragazzo binazionale che ha sconfitto lo Jugendamt!

Un ragazzo binazionale a cui il sistema familiare tedesco controllato dallo Jugendamt ha negato per anni la madre, solo perché non-tedesca, adesso prende la parola e rivela tutto ciò che in Germania viene chiamato "bene del bambino"; rivela le pressioni a cui TUTTI i nostri figli vengono sottoposti affinché si sottomettano al volere di questo sistema che affida SEMPRE i bambini al genitore tedesco! Grazie Moritz! Ci auguriamo che la tua testimonianza dia la forza di parlare anche agli altri ragazzi, ancora in mano ai loro carcerieri e che subiscono tacendo per paura e manipolazione!!


domenica 30 aprile 2017

La democrazia in Europa è una FAKE NEWS!


Per la terza volta il parlamento europeo – questa volta i Popolari (PPE), con l’aiuto dei Liberali (ALDE) - censura in modo più che scorretto tutto il lavoro fatto dal Gruppo di lavoro sul benessere dei minori, finalizzato soprattutto a far luce sul ruolo dello Jugendamt e del sistema familiare tedesco che conosce solo la corrispondenza: “bene del bambino = residenza in Germania”, non importa come e con chi.

Ascoltate quanto succede (da tre legislature)
Ricordatevene quando andrete (forse un giorno) a votare!
Ricordatevene quando i popolari vi diranno di voler tutelare la famiglia!!
Ricordatevene quando i liberali vi diranno di difendere i principi fondamentali
E soprattutto ricordatevene quando vi diranno che “abbiamo bisogno di più Europa”.
Questo è veramente l’Europa, un gruppo di burocrati-politicanti al servizio delle lobby!!
E i pochi eurodeputati che cercano di lavorare seriamente (sono rarissimi e presenti trasversalmente in vari gruppi) in rappresentanza e a tutela dei propri concittadini vengono sistematicamente messi a tacere!

Dall'intervento dell'eurodeputata Eleonora Evi: 

LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE VUOLE CANCELLARE UN ANNO DI LAVORO SULLE PETIZIONI CHE RIGUARDANO I DIRITTI DEI BAMBINI.
Durante questo ultimo anno ho avuto l’onore e l’onere di presiedere un gruppo di lavoro creato in seno alla commissione Petizioni per approfondire le problematiche che riguardano la tutela del benessere dei minori e che sono state sollevate da un numero sempre maggiore di petizioni inviate al Parlamento Europeo.
In particolare abbiamo affrontato le pratiche discriminatorie nei confronti del genitore non tedesco messe in atto dallo Jugendamt in Germania
Dopo un anno di lavoro siamo giunti alla redazione del documento finale che comprende una parte fattuale descrittiva degli incontri avvenuti con degli esperti e delle raccomandazioni finali, che tentano di mettere in luce quegli ambiti in cui è necessario intervenire a livello europeo e a livello degli stati membri per evitare il ripetersi di tali cattive pratiche in futuro. 
Un solo gruppo politico è sempre stato ostile a questo lavoro di approfondimento: Il gruppo dei Popolari PPE, il gruppo politico più grande del Parlamento Europeo, dove peraltro la componente tedesca è maggioritaria. 
Hanno criticato aspramente molte delle decisioni prese all’interno del gruppo di lavoro, e hanno cercato di ostacolarne i lavori tentando di imporre la loro posizione, spesso anche in modo prepotente e arrogante, incapaci di accettare di essere in minoranza e, sul piano politico, sconfitti.


Giunti alla redazione del documento finale, nella fase di emendamento del testo, un gruppo, il gruppo ALDE, ha presentato 22 emendamenti per cancellare i 22 paragrafi che compongono il testo e questi 22 emendamenti sono stati firmati anche dalla presidente della commissione Petizioni Cecilia Wikstrom. 
Un’azione molto grave fatta proprio da chi dovrebbe avere un ruolo di garanzia a tutela della Commissione Petizioni e che invece ha voluto disconoscere e disprezzare il lavoro fatto durante un intero anno dal gruppo di deputati del working group creato ad hoc nella Commissione che lei stessa presiede.
Di fatto, la Presidente ha confermato di essere la stampella del gruppo del popolari, pronta a difendere l’indifendibile e addirittura a travisare la realtà dei fatti. 
Questo è il mio intervento in aula per ristabilire la verità.