Al
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Piazzale
della Farnesina, 1
00135
Roma
e
p.c.
Ai
Consolati d’Italia in territorio tedesco
Ai
Deputati e Senatori della Repubblica italiana
Milano/ Roma, 26
luglio 2017
Egr.
sig. Ministro
Egr.
sigg. Consoli
Egr.
Deputati e Senatori della Repubblica italiana
Ogg.:
bambini italiani sottratti in Germania
Con
la presente desideriamo portare la Vostra attenzione sulla gravissima questione
dei bambini italiani sottratti in
Germania ai propri genitori dallo Jugendamt
tedesco e sul ruolo dei Consolati Italiani presenti sul territorio. Il
problema riguarda sempre più coppie di
Italiani non separati che si sono trasferiti in Germania per motivi di
lavoro (oltre agli Italiani che si separano in Germania e perdono sempre i
diritti sui figli), cosicché non ci si può ormai più nascondere dietro alla
presunta separazione litigiosa, addotta a giustificazione fino ad oggi.
Il
numero dei bambini coinvolti ha raggiunto livelli inaccettabili. Purtroppo non
esiste un elenco statistico e comunque non sarebbe probabilmente completo. I
nostri connazionali presumono la possibilità di un intervento molto più deciso
da parte dei nostri Consolati e restano quasi sempre delusi. Dall’altra parte,
noi siamo consapevoli che i Consolati devono seguire le indicazioni che
provengo dal Ministero degli Esteri e non possono spingersi oltre. Entrambi gli
aspetti vanno senz’altro modificati ed è a questo fine che sottoponiamo le
richieste che seguono, affinché i Consolati
abbiano un nuovo strumento a disposizione per poter supportare i propri
connazionali.
Ricordiamo
che in Germania, dopo sei mesi di residenza nel paese, i bambini hanno 3 genitori
dei quali il genitore di Stato, lo Jugendamt, è il più potente. Lo Jugendamt siede in Tribunale come parte in causa e indica al giudice la
decisione da prendere, ma può sottrarre un bambino ai suoi genitori anche in
mancanza di decisione giuridica che si fa emettere solo a posteriori, per
giustificare la sottrazione già avvenuta.
I
genitori, per esempio Italiani, si trovano a combattere contro un’autorità che
rappresenta lo Stato stesso. A questa controparte si aggiungono in tribunale altre parti in causa, come il Verfahrensbeistand (che non è l’avvocato
del bambino, ma un altro controllore
di Stato) e sempre più spesso anche i
genitori affidatari tedeschi.
A
questa evidente mancanza di equilibrio
nella rappresentazione dei diversi interessi va aggiunto il fatto che ogni
decisione viene emessa sulla base di
presunzioni e nel rispetto del principio del “Kindeswohl”. Il “Kindeswohl”, letteralmente “bene del
bambino” è un concetto giuridico “non definito; non esiste una definizione
legale astratta di questo concetto” (cit. da missiva del Ministero tedesco per
la famiglia del 31 marzo 2017 al Parlamento Europeo: bei dem Begriff des
Kindeswohl handelt es sich um einen unbestimmten Rechtsbegriff. Eine abstrakte
Definition dieses Begriffes durch Gesetz gibt es nicht) che viene dunque
interpretato in favore delle parti tedesche.
Per
dare sostegno concreto a questi genitori abbiamo spesso contattato i servizi
sociali italiani del luogo di residenza in Italia precedente al trasferimento,
chiedendo e ottenendo la disponibilità a farsi carico dei bambini. Abbiamo
coinvolto i Consolati, svolgendo un lavoro di coordinamento anche con gli
avvocati. Ma poiché il sistema italiano e tedesco sono incompatibilmente
differenti (ved. anche:
http://jugendamt0.blogspot.it/2017/07/incompatibilita-tra-diritti-di-famiglia.html ), ci ritroviamo
con lo Jugendamt e il giudice tedesco che si ritengono superiori ai
Servizi italiani e, nei casi in cui il Console si presenta all’udienza,
spesso viene messo vergognosamente alla porta. Il decreto emesso è sempre la
fotocopia di uno solo: per il Kindeswohl,
il bene tedesco del bambino, i piccoli italiani devono rimanere in Germania,
crescere con una famiglia tedesca, parlare solo tedesco, dimenticare e
cancellare i genitori, insieme alla loro identità italiana.
L'attuale assetto dei procedimenti tedeschi
in materia di famiglia che vedono la presenza - ingombrante - dello Stato
tedesco e dall'altra parte non consentono un pari accesso allo Stato italiano è
in piena violazione del principio di non
discriminazione (art. 14 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e del diritto ad un equo processo, alla
difesa ed al contraddittorio (art. 6 Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo)
e dunque è incompatibile con l'ordinamento europeo e non tollerabile.
Inoltre tutto ciò
è profondamene lesivo della dignità degli Italiani e delle nostre Istituzioni
ed Autorità.
Per questo chiediamo espressamente:
- Che
presso i Tribunali familiari tedeschi ci si appelli alla Convenzione di Vienna del 24.04.1963 secondo la quale il Console
esercita poteri di Giudice tutelare sul
minore italiano residente all’estero;
- Che
in virtù di tale Convenzione - e per riequilibrare la massiccia presenza dello
Stato tedesco (Jugendamt) in tutti i procedimenti familiari (anche
quelli portanti su bambini binazionali) il Console
d’Italia richieda sistematicamente
al giudice tedesco territorialmente competente per la causa familiare di essere
ammesso al procedimento quale parte in
causa
e
- di
voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia in territorio tedesco di
utilizzare sistematicamente questa prassi;
- di
voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di richiedere sistematicamente
la restituzione del minore italiano all’Italia, indipendentemente dall’idoneità
dei genitori;
- di
voler dare indicazione a tutti i Consolati d’Italia di presentare sistematicamente
istanza, appunto quale parte in causa, affinché il minore italiano venga preso
in carico dai servizi sociali italiani del territorio da cui provengono e nel
quale torneranno a vivere i genitori italiani
Considerando
che una famiglia affidataria tedesca incassa in media più di 1000 € al mese per
ogni bambino e che il pagamento di tali cifre viene anticipato dallo Stato
tedesco ma poi richiesto ai genitori, stiamo parlando di miliardi di euro di provenienza italiana (da genitori residenti in
Italia e da genitori italiani residenti in Germania) che, attraverso i minori, entrano nelle casse tedesche.
Con
l’introduzione della prassi qui richiesta, la frase “la Farnesina segue il caso con attenzione” non verrà più percepita
come una giustificazione di facciata, ma acquisirà un significato nuovo,
condiviso e apprezzato unanimemente.
Sperando
di esserci resi utili, restiamo a disposizione e in attesa di celere riscontro.
Ringraziando,
porgiamo
Distinti saluti
Dott.ssa
M. Colombo
Responsabile
nazionale dello Sportello Jugendamt
----- Missiva inviata a:
ed anche a Deputati e Senatori della Repubblica Italiana
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