Ovvero il “volontariato obbligatorio” praticato nei tribunali familiari tedeschi
Articolo pubblicato qui: http://www.ilpattosociale.it/news/4693/Achtung-Binational-Babies-come-perdere-un-figlio-andando-a-lavorare-in-Germania.html
In
questi bellissimi occhi scuri c’è un mondo, un mondo tutto da scoprire con l’aiuto
di mamma e papà. Ma per lui non sarà così. Ancora un altro, l’ennesimo bambino
italiano i cui genitori si sono trasferiti in Germania, crescerà in una
famiglia tedesca. Come gli altri, non parlerà mai la sua lingua madre, quella
degli affetti, dei baci, delle carezze, quella che trasmette serenità ancor
prima di iniziare a comprenderla, quella la cui melodia lui sentiva già quando
era nella pancia della mamma. Non conoscerà mai neppure i nonni, gli zii, i
cugini.
I
suoi genitori, che lo avevano tanto desiderato, si sono trasferiti in Germania
per trovare lavoro e dargli un futuro migliore. Perché purtroppo questo è
quello a cui i politici ci stanno obbligando, emigrare per avere prospettive di
un lavoro e di una vita decorosa. E i media rafforzano l’idea dell’eldorado
germanico, idea diffusa soprattutto dalla generazione degli emigranti degli
anni ’60. Ma la Germania riunificata non è la Germania di quel tempo. Allora
era un paese occupato e controllato, anche se non era facile vederlo al primo
approccio, oggi è il paese che controlla il resto dell’Unione, le economie e i
tribunali degli altri paesi. Oggi è soprattutto il paese nel quale lo Jugendamt[1] (pronuncia: ui-ghend-amt) è di nuovo
libero di agire e di impossessarsi dei bambini che sono il futuro del paese e
che permettono di far entrare in Germania capitali ingenti e che, con
l’applicazione del regolamento 650/2012, permetteranno di trasferire in mani
tedesche anche i beni immobili situati all’estero.
Vediamo dunque cosa è
accaduto: l’eldorado tedesco si concretizza in un lavoro con turni massacranti
anche di notte e un affitto esagerato per un monolocale di 14 mq. Ma i due
sposi sono giovani e non si fanno spaventare dalle difficoltà, soprattutto da
quando questo figlio amato e desiderato ha riempito le loro vite. Dormire in
tre in un spazio così ristretto significa stringersi tutti in un solo letto,
decisamente inadeguato, soprattutto per un neonato. Lo tengono nel mezzo, per
paura che possa cadere dal letto durante la notte, ma non riflettono sul
pericolo di schiacciarlo mentre dormono. E infatti succede proprio così. Il
giorno che lo portano in ospedale perché non smette di piangere, i medici
constatano la rottura di alcune costole e così, alla fine della degenza,
anziché andarsene con mamma e papà, il piccolo viene portato via con l’inganno,
mentre i genitori rispondono ad una sorta di interrogatorio in un'altra stanza
dell’ospedale. Tutto questo potrebbe rientrare nelle regole fondamentali per la
protezione dei minori, per allontanare per tempo un bambino da genitori violenti.
Ma questi due genitori sono solo giovani e inesperti. Dapprima lo Jugendamt e le associazioni connesse,
cercano di separare i coniugi e fare in modo che si accusino l’un l’altro. Poi
viene proposto loro di entrare in una struttura con il bambino dove verranno
controllati e impareranno a fare i genitori. Entrambi accettano immediatamente.
Il papà presenta tempestivamente anche il permesso ottenuto dal datore di
lavoro per poter partecipare a questo che è stato loro presentato come una
sorta di “corso”. Intanto il bambino di pochi mesi vive con estranei e non
viene più allattato dalla mamma.
In tribunale avviene il classico colpo di
scena, ciò che avviene praticamente sempre e che possiamo chiamare “volontariato obbligatorio”; ai genitori
viene comunicato che non possono entrare nella struttura perché non parlano
bene il tedesco (potrebbe sorgere il legittimo dubbio che non la lingua, ma la
nazionalità sia il problema), pertanto, se accettano di dare il bambino ad una
famiglia affidataria a lungo termine (Dauerpflegefamilie,
in pratica una adozione, ma ben più redditizia) ridanno loro l’affido
(esattamente il “diritto di decidere del luogo di soggiorno”), se invece
dovessero opporsi a che loro figlio cresca in un’altra famiglia non riotterrebbero
i diritti sul proprio bambino. I genitori, consigliati dall’avvocato tedesco -
che deve difendere gli interessi del suo paese e non quelli dei genitori -,
accettano, senza capire troppo bene cosa stia succedendo. E’ successo ciò che
si ripete quotidianamente nei tribunali familiari tedeschi controllati dallo Jugendamt: i genitori sono di nuovo in
possesso di un diritto che non possono esercitare in quanto, per riottenere
questo diritto sul proprio figlio, hanno dovuto rinunciare al figlio.
Marinella Colombo
Membro
della European Press Federation
Responsabile
dello «Sportello Jugendamt» dell’associazione C.S.IN. Onlus
Membro
dell’associazione Enfants otages
Vorrei chiarire un punto abbastanza sottovalutato nei ambiti giuridici italiani;
RispondiEliminaLa finalità dell'ente politico JUGENDAMT (You-Ghèn-Tamt) tedesco è di sfruttare l'apparato di giustizia (tedesco ed europeo) per assicurarsi il mantenimento della forza lavoro straniera e del suo patrimonio (eredità) in Germania.
A questo scopo ogni pretesto per accapararsi i loro figli è benvenuto. In questo contesto, meglio un argumento "medicale" che non si lascia facilmente rovesciare dai genitori.
D'allora i figli servono di mezzo di ricatto. Gli avvocati tedeschi lavorano tutti (sono tenuti a farlo) a difendere questo "ben essere della società tedesca PER il minore", il cosidetto "Kindeswohl".
La giustizia tedesca non è nient'altro che un fornitore di servizi (giuridici) nel senso economico del termine, al servizio del dipartimento risorse umane (Jugendamt) dentro una società a responsabilità limitatà, che conta 80 millioni di DIPENDENTI (Deutschland GmbH).
Noi, non-tedeschi, politici e giuristi, non l'abbiamo ben capito ...
Olivier Karrer
Paris